La passione tra Jacques Brel e Suzanne Gabriello dura cinque anni. Quando si incontrano lei ha ventitré anni, i capelli neri e corti, il suo nome vero è Suzanne Yvonne Henriette Marie Galopet ma tutti la chiamano Zizou. All’occasione è presentatrice, narratrice e cantante in un trio al femminile “Le Figlie di Papà”. Nome che ironizza sui loro tre celebri padri: uno chansonnier, un commissario televisivo e un attore comico. Jacques ne ha tre di più, è sposato, padre di due bambine e reduce dalla storia d’amore con la cantante Catherine Sauvage che lo amò ma non lo interpretò mai, la annoiavano le sue canzoni e l’aveva invitato pure ad abbandonare la chitarra. Nel 1955 a Saint-Valéry-en-Caux, porticciolo sulla costa normanna, lui le specifica che non intende instaurare una relazione durevole. Anche Suzanne trova noiose le sue canzoni “lascia perdere i preti-operai e canta l’amore”, lo consiglia. Jacques ha in repertorio qualche canzone sentimentale ma lei le giudica troppo dolciastre e piagnucolose, lo sollecita a riferirsi di più alla realtà, a parlare meno di caramelle e più di lacrime. Lui si sente in colpa verso moglie e figlie, non riesce a separarsi dalla famiglia, anche Suzanne gli dice che non ha intenzione di impegnarsi sentimentalmente ma fa scenate, minaccia di privarlo della carta di lavoro da cantante. Lui è sempre più lacerato e disperato, in preda alla confusione, mette incinta la moglie Thérèse per la terza volta. Una decina di false separazioni uniscono Jacques e Zizou con tanto di patetici tradimenti da parte di lei e frequentazioni di bordelli da parte di lui. Uno degli amanti di Suzanne sarà il famoso attore e umorista Guy Bedos che diventerà grande ammiratore di Brel, dividerà il palco con lui, senza rivelargli mai questo spiacevole segreto. Separazioni spettacolari di qualche settimana condite da lettere di sofferenza di Brel che la donna puntualmente brucia nel fuoco.
Separazioni laceranti in mezzo alla strada o nei terminal degli aeroporti, il che non può non far venire immediatamente alla mente una delle sue ultime interpretazioni “Orly” (1977) capolavoro fra i più strazianti che si siano mai uditi nel campo della canzone. Poi si rivedono e ogni volta tutto ricomincia perché si amano alla follia. Per lui Suzanne tenta anche il suicidio. Un giorno a casa di lei, Jacques le dice: “Ho scritto una canzone per te” e le fa ascoltare "Ne Me Quitte Pas". Una cantante francese coetanea di Suzanne e sua compagna d’etichetta discografica, Simone Langlois, che aveva già registrato canzoni di Brel in 45 giri, la inserirà nel suo nuovo singolo previsto per dicembre 1959, accompagnata dall’Orchestra di François Rauber. Poco dopo la inciderà anche Brel. Nel frattempo è nata la terza figlia di Jacques, Isabelle e Suzanne quando viene a saperlo per caso e da altri, furibonda lo accusa di vigliaccheria. Poi però si mette in testa di fargli fare un recital all’Olympia di Parigi nel quale si esibivano le più grandi star francesi, il suo celebre direttore Bruno Coquatrix si oppone “No, Brel mi rompe le scatole!” ma alla fine il concerto si fa la sera del 19 Novembre 1958 ed è un trionfo. Dei due presentatori sul palco uno è lei, lo annuncia in questo modo: “Entro due anni le canzoni di Jacques Brel diventeranno dei successi”. Lui si presenta davanti al pubblico parigino che conosce a malapena il suo nome, con basso, batteria, accordéon e due pianoforti, François Rauber e Gérard Jouannest, uno melodico, l’altro ritmico. Trascorreranno altri tre anni prima che nel 1961 i due trovino la forza di separarsi definitivamente. Non prima che Suzanne rimanga a sua volta incinta, che Jacques rifiuti la paternità e che lei perda il bambino in gravidanza. In tutto questo la visione della donna che emerge dalle canzoni del grande chansonnier muta radicalmente:
Basta ascoltare “Les Biches” o “Les Filles Et Les Chiens” (“sono le nostre peggiori nemiche perché conoscono il loro potere” - “per le ragazze rinneghiamo i cani”). Il che non gli impedirà di scrivere contemporaneamente memorabili ritratti femminili pieni di rispetto e feroci ritratti maschili dove gli eroi virili appaiono niente più che disperati “poveri cristi”. Con le parole Jacques Brel era fondamentalmente un provocatore in una epoca in cui intorno a lui era tutto un fiorire di affettuose canzonette zeppe di banalità e luoghi comuni. Lascerà la famiglia solamente quando abbandonerà contemporaneamente tutta la sua vita precedente, musica compresa, dopo aver scoperto d’essere malato, viaggiando per aria e per mare e trasferendosi infine a Hiva Oa nelle Isole Marchesi, dove rimarrà per l’eternità. Un giorno alla domanda sull’origine di “Ne Me Quitte Pas”, Brel aveva risposto: “Si tratta della storia di uno stupido fallito, non c’entra niente con una donna”. Il destino sarà crudele con entrambi: Jacques e Suzanne moriranno di tumore, lui nell’ottobre 1978 a quarantanove anni, lei a sessanta nel 1992. “Ne Me Quitte Pas” invece farà mille volte il giro del mondo entrando nelle orecchie e negli occhi di tutte le persone che amano. Uomini e donne.
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Storie di Cantautori