Aquaserge – The Possibility of a New Work for Aquaserge (Crammed Discs/Materiali Sonori, 2021)

Nata nel 1984 in seno all’etichetta belga Crammed Discs con l’obiettivo di valorizzare le opere dei grandi compositori contemporanei come Daniel Schell, Benjamin Lew, John Lurie e Hector Zazou la collana Made To Measure si è riaffacciata alle pubblicazioni nel 2021, dopo una lunga fase di stasi, con il volume 46 ci regala “The possibility of a new work for Aquaserge” dell’ensemble francese Aquaserge, formazione composta da Audrey Ginestet (voce, basso), Benjamin Glibert (chitarra, tastiere), Julien Gasc (voce, synth), Manon Glibert (clarinetti), Julien Chamla (batteria, percussioni), e i nuovi arrivi Camille Emaille (percussioni), Marina Tantanozi (flauto), Robin Fincker e Olivier Kelchtermans (sax), eccellenti strumentisti in grado di muoversi con abilità attraverso mondi sonori differenti, dal jazz al rock, dalla avantgarde alla musica contemporanea, passando per le sperimentazioni più ardite. Dopo aver esordito nel 2017 con “Laisse ça être”, nel 2017 hanno dato alle stampe il pregevole live "Déjà-Vous?" che raccoglieva otto brani selezionati da alcuni concerti tenuti tra il 2016 e il 2017 e nel quale emergeva la tensione continua verso l’esplorazione di nuovi mondi sonori dando vita ad una cifra stilistica inconfondibile. A distanza di quattro anni dal precedente, ci troviamo tra le mani questo nuovo album nel quale il gruppo francese sperimenta l’incontro tra la musica classica contemporanea e l’avant-rock, esperimento in cui pochi si sono lanciati ma foriero di sorprendenti attraversamenti sonori. Nell’arco di trentotto minuti gli Aquaserge ci conducono attraverso otto composizioni originali, ispirate a quattro compositori classici: Edgar Varèse, Giacinto Scelsi, Morton Feldman e György Ligeti. Tra dissonanze, variazioni di timbri, spaccati ipnotici e momenti di pura poesia si stagliano i tratti caratterizzanti lo stile dei loro numi tutelari. Ritroviamo, così, le melodie astratte di Varèse, la ricerca microtonale di Scelsi, la poetica visionaria di Feldman e le atmosfere onoriche di Ligeti a comporre un disco solo in apparenza di difficile ascolto, ma di puro godimento allorquando si entra nella sua fascinosa trama. Ad aprire il disco è “Un grand sommeil noir” in cui la poesia omonima di Paul Verlain (“Un grand sommeil noir/Tombe sur ma vie:/Dormez, tout espoir,/Dormez, toute envie…”) viene messa in musica sulle strutture ritmiche di una composizione di Varèse su cui clarinetto e flauto disegnano un intensa linea melodica ad avvolgere il dialogo tra due voci. Se il ritmo ossessivo che permea “1768°C (à Edgar Varèse)” ci conduce verso i territori del prog-rock, nella successiva “Hommage à Giacinto Scelsi” si tocca il vertice del disco con la ricontestualizzazione e riattualizzazione in chiave avant-rock del concetto di “sfericità” del suono teorizzato dal compositore ligure. La poesia torna protagonista nel breve frammento “Only” con le liriche di Rainer Maria Rilke qui musicate per sola voce e che ci introducono a “Comme des carrés de Feldman” che declina in chiave post-rock la visione grafica delle partiture del compositore americano e non è un caso che non manchino incursioni nell’improvvisazione, distorsioni ed urla. La seconda versione di “Only” per sola voce femminile e dal tratto più raffinato ci conduce verso il finale con le notturne “Nuit Terrestre (à György Ligeti)” sofferta ed oscura nel suo incedere, e “Nuit Altérée (à György Ligeti)”dalla dinamica più movimentata strettamente connesse alle strutture compositive del compositore ungherese. Insomma, “The possibility of a new work for Aquaserge” è un album di grande pregio, qualcosa di più che un semplice omaggio alla musica classica contemporanea, ma piuttosto un concentrato di sperimentazioni a tutto tondo che speriamo di ascoltare dal vivo in Italia nello spettacolo “Lost in a Guitar Case”. Confidiamo nella benemerita Materiali Sonori che ne ha curato la distribuzione aquaserge.bandcamp.com


Salvatore Esposito 

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