Nilza Costa, Arcella Bella, Padova, 17 giugno 2022

È un bell’album “Le Notti Di San Patrizio. Distorçao Do Tempo”, pubblicato nel 2021 da Nilza Costa e di cui abbiamo scritto lo scorso ottobre. Ad ascoltare i ben curati, arrangiamenti, sorge la domanda riguardo agli eventuali cambiamenti che questi brani potrebbero richiedere nel proporli in concerto, sia per la complessità ritmica di alcune parti, sia riguardo all’equilibrio fra parti arrangiate e margini di improvvisazione e immediatezza dei singoli strumentisti. Il calendario dei concerti estivi del gruppo di Nilza Costa è ben nutrito e ha mostrato di essere davvero in forma a Padova sul palco all’aperto all’interno della rassegna Arcella Bella, nella serata che ha visto anche il live di Soul Train (Tribalista e Matteo Highmuzik) duo di DJ padovani a proprio agio con la musica afroamericana. In Italia, in particolare a Bologna, da oltre quindici anni, la cantante e compositrice è cresciuta a Salvador (Bahia), nutrita dalla cultura Yoruba e dai ritmi e dai canti dei terreiros Candomblé, ma anche dal rapporto con cori come Olodum e quello della chiesa di San Lazzaro e nel coro scenico. 
Ma, soprattutto, ha sviluppato una spiccata capacità per mettere in relazione ritmi afrobrasiliani con le tradizioni della Capoeira, del Samba Duro, del Maculelê e delle Cantigas de Roda. In Italia suona volentieri con musicisti capaci di improvvisare. In particolare, ha funzionato molto bene il sodalizio con Roberto “Red” Rossi che nell’ultimo album si è preso cura degli arrangiamenti ed ha suonato batteria e percussioni, vibrafono, flauto, basso e piano Fender Rhodes. Il quartetto comprendeva anche Daniele Santimone alle chitarre e Massimo Zaniboni ai sax e al flauto. Dal vivo il gruppo mantiene la formazione del disco con Zaniboni sostituito da Maurizio Piancastelli, tromba e tastiere. Quest’ultimo ha mostrato piena sintonia con gli altri membri del gruppo, sia inserendosi con la tromba, sia con sample e tastiere, in particolare per efficaci giri di basso. Rossi si “limita” alla batteria e alle percussioni e a fornire la seconda voce, svolgendo il lavoro di un’intera sezione ritmica, grazie ad un sapiente ed infaticabile uso dei pedali che gli consentono di rendere sempre presente sia il charleston, sia la “clave”, la figura ritmica che fa da ancora per gli altri strumenti. 
Diversi shaker e il pandeiro sono parte integrante della sua strumentazione e gli consentono momenti di grande intensità percussiva (“Awà”) e di imprimere ad ogni brano un carattere diverso, stendendo groove su cui le chitarre di Daniele Santimone vanno a nozze e si concedono ampi spazi improvvisativi, sia in chiave elettrica (giocando anche con il feedback dell’amplificatore), sia acustica. Su questa musica, sacra e giocosa al tempo stesso, Nilza Costa si muove magistralmente: danza, canta, scandisce il ritmo e coinvolge chi ascolta in strofe che omaggiano diversi orixa (divinità) della tradizione yoruba e che incrociano nei loro sincretismi anche il santo locale, Sant’Antonio, oltre ad evocare gli elementi naturali cui rivolgere rispetto e trarre ispirazione come il mare in “Maresia”. Altrove l’invito ad unirsi al quartetto scandendo il ritmo e cantando riguarda anche la capacità di resistere (“Resistance”). Un concerto che il pubblico ha cominciato ad ascoltare seduto e poco a poco ha fatto muovere, percuotere, cantare la maggior parte dei presenti. 


Alessio Surian

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