Alaw – Denwyd i’r goleuni/Drawn to The Light (Taith Records, 2022)

Nella mappa odierna del nuovo folk gallese gli Alaw occupano una posizione di punta. Il loro nome si traduce con “melodia” ed era pure il titolo del debutto di lunga durata (2013), cui è seguito “Dawns y Gŵr Marw/Dead Man’s Dance” (2017). Nel 2018 gli Alaw sono stati acclamati ai BBC Proms per il concerto in collaborazione con la BBC Concert Orchestra e artisti del calibro di Julie Fowlis, Jarlath Henderson, Sam Lee e The Unthanks. L’anno successivo il trio ha conseguito il “Wales Folk Award”. Passato un anno ancora, in piena crisi pandemica, c’è stato un avvicendamento nella line-up con l’ingresso di Nia Lynn (voce, harmonium e tamburo a cornice), che si è aggregata a Oliver Wilson-Dickson (violino, viola e cori) e Dylan Fowler (chitarra, lap steel, tamburo a cornice e cori), mentre è uscito Jamie Smith, organettista con Wilsonm-Dickson già membro del duo Mabon. Il cambio di organico è stato portatore di novità, non solo per la notevole vocalità dalle sfumature un po’ roche di Lynn, ma anche perché che non c’è più il melodeon (di Smith) mentre l’harmonium contribuisce in misura diversa all’intreccio timbrico. La voce della vocalist si impone subito nel brano di apertura, uno dei cinque tradizionali dell’album: è “Hiraeth”, che fa riferimento a un concetto intimamente parte della cultura gallese (un intenso desiderio misto a nostalgia e a malinconia). Il set successivo “Wês Wês/Gorymdaith y Gwyfod”, porta la firma di Wilson-Dickson e Fowler; il violino guida i temi melodici, sostenuto con destrezza ed efficacia da chitarra e harmonium. “Betawn in Fachgen Ieuanc Llawen &c I.M./Leo’s Slängpolska” è una delizia strumentale composta da un tradizionale cimrico e da una polska scritta dalla fisarmonicista estone-svedese Tuulikki Bartosik. Le liriche di Nia si combinano con la musica di “Wilson-Dickson” nell’incantevole “Fill The House”. Non si cambia registro ascoltando la delicatezza strumentale di “Dal i Gredu”. Invece dura ben otto minuti uno dei brani più incisivi e suggestivi del lavoro, “Baled Y Morfar Rhuddlan” (musica di Wilson-Dickson e Lynn). Qui, Nia Lynn ha riadattato il canto narrativo “Ballad of Rhuddlan Marsh”, proveniente dagli scritti ottocenteschi del reverendo Evan Evans (il cui nome bardico era di Ieuan Glan Geirionydd) che fa riferimento a vicende dell’antica storia gallese, centrata sull’incendio del palazzo dell’ultimo sovrano gallese e sulla battaglia di Rhuddlan Marsh nel 795, che vide la vittoria sassone sui gallesi. Il canto a cappella di Nia introduce “Bwthyn Fy Nain (My Nanna's Cottage)”, l’ingresso di droni e di percussioni e del violino fa crescere lentamente il tema che finisce per intrecciarsi con una vivace polca (“Nia’s Polka”) di Oliver. Seguono due strumentali tradizionali, “Y Dôn Goll/Triban Fonmon”, dove traspare un umore bretone. Gli Alaw presentano ironicamente “Having Doubts/The Memory of Llanedi”, lo spumeggiante set successivo per archetto e tabwrdd, l’antico tamburo a cornice gallese simile al tabor), scrivendo: “Se tutto il resto fallisce, potremmo creare un trio di viola e percussioni. È un mercato di nicchia”. Continuano con un altro strumentale, “Digan y Pibydd Coch/Tŷ fy Llystad”, di ambientazione cameristica. In chiusura ci regalano una canzone di squisita ed elegante fattura, “Dai'r Cantwr”, omaggio all'attore e cantante Dafydd Dafis. “Denwyd i’r goleuni” è un validissimo lavoro, in equilibrio tra delicatezza, espressività e fluidità. 


Ciro De Rosa

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