Antonio Smiriglia – Amanti, santi e naviganti (Aventino Music/Opensound Music, 2022)

Ricercatore e cantore raffinato dell’anima della Sicilia, Antonio Smiriglia giunge al suo debutto discografico con “Amanti, santi e naviganti”, dopo le esperienze come voce e front-man di Discanto Siculo e dei Cantori Popolari dei Nebrodi. Ad aprire l’album è “Naviganti” con il contrabasso a guidare la ritmica, scortato dagli arpeggi della chitarra acustica, su cui si infrangono i ventosi vocalizzi di Smiriglia, mentre i pizzicati degli archi regalano al brano un respiro fresco e dinamico. A scandire “”Controvento” ci pensa lo strumming serrato della chitarra acustica, coadiuvato dal tempestoso pattern ritmico disegnato dai tamburi a cornice, mentre i fraseggi del bouzouki ed i volteggi dei fiati completano lo splendido panorama mediterraneo qui dipinto. “Terra” ci accoglie con gli ariosi squarci del flauto traverso, su cui gli arpeggi della chitarra acustica si muovono come motore ritmico, dilatati dalle aperture della fisarmonica e colorati dagli interventi della sezione archi e dai fraseggi del bouzouki. “Amanti”, uno dei passaggi più interessanti dell’intero album, gioca su un raffinato gioco di commistioni, con un marranzano ostinato a sottolineare la ritmica, già sostenuta dagli arpeggi della chitarra classica e di un sabbioso pattern ritmico. Le tensioni soliste di un sax e, successivamente, di un flauto frinente, e le incursioni vagabonde dell’elettronica completano un pezzo dall’atmosfera notturna e marinara. “Donna gintili” vede la partecipazione, alla voce, di Oriana Civile, che intesse, insieme ad Antonio, un incastro vocale splendido, dal sapore antico e fiabesco, ben poggiato su un elegante arpeggio di chitarra, contrappuntato, a sua volta, dalle incursioni di un violino e dai fraseggi della fisarmonica. Altro passaggio molto interessante è “Rosi e spini”, delirante e sghembo valzer accompagnato da una ondeggiante chitarra acustica, su cui guizzano briosi archi, flauti, bouzouki e fisarmonica, con un tuonante pattern ritmico a squarciare la canzone. “Si li me paroli” ha il sapore languido di una spiaggia in un tramonto settembrino, con la prima brezza più fresca ad alzarsi. A raccontarla, ci sono un raffinato arpeggio di chitarra classica, sventrato dalle incursioni tangheggianti di una fisarmonica (perfettamente in linea con la citazione a Mercedes Sosa e “Todo cambia”), dagli ariosi contrappunti dei fiati e da una sezione ritmica collosa, scandita da un contrabbasso sornione. Penultimo episodio dell’album è la vorticosa “Ballata di li santi”, con la sua metrica forsennata splendidamente sostenuta da un violino turbinante ed ostinato e dai deliri nevrotici dei fiati. A chiudere il lavoro ci pensa “Tempu”, ennesimo intreccio- elegante e ben riuscito- fra archi e fiati, chiamati ancora una volta a regalare al brano nuances in bilico fra jazz e world music, complici anche una figurazione ritmica dal sapore arabo ed una linea di contrabbasso viscosa. In chiusura, ci troviamo di fronte ad un album ricercato, cartografia preziosa del Mediterraneo e dei suoi venti. Un lavoro in cui la voce di Smiriglia è magnetica, impossibile da non ascoltare: se ogni isola che si rispetti ha i suoi tesori, “Amanti, santi e naviganti” si candida a buon diritto ad essere uno di quelli della Trinacria.




Giuseppe Provenzano

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