Steven Brown – El Hombre Invisible (Crammed Disc/Materiali Sonori, 2022)

Polistrumentista e cantante, ma soprattutto fondatore e frontman dei seminali Tuxedomoon, Steven Brown insieme a Blaine L. Reininger ne è stato l’anima creativa avendone segnato l’evoluzione artistica dagli esordi, nel 1977, nella scena post-punk/new wave di San Francisco al trasferimento in Europa nel 1980, passando per l’approdo nei territori dell’avant-garde e il successo di “Holy Wars” del 1985. Dal 1993 vive stabilmente ad Oaxaca in Messico dove, nel corso degli anni, ha dato vita a diversi progetti paralleli come i gruppi Nine Rain con Nikolas Klau, Ensamble Kafka e Cinema Domingo Orchestra, specializzata nella sonorizzazione di vecchi film, oltre a sostenere e collaborare con alcune bande di ottoni locali. Dopo la reunion del 2004 con “Cabin in the Sky”, Brown e soci hanno proseguito il loro cammino con lo sperimentale “Bardo Hotel” del 2006, “Vapour Trails” del 2008 e la raccolta di live e rarità “Unearthed” del 2011, ma dopo l’improvvisa e prematura scomparsa del videomaker Bruce Geduldig e del bassista Peter Principle, il gruppo ha avuto una battuta di arresto. Fallito il tentativo di proseguire l’esperienza con i Tuxedomoon, Steven Brown ha ripreso il suo percorso come solista, iniziato nei primi anni Novanta, dando alle stampe “El Hombre Invisible”, album che raccoglie undici brani inediti, già provati anche in alcune session con Blaine L. Reininger e Luc Van Lieshout, e che nel loro insieme compongono una sorta di concept-album dal taglio autobiografico, profondamente legato al Messico, terra che da quasi trent’anni lo ha adottato. L’uomo invisibile evocato dal titolo rimanda al protagonista del romanzo di Ralph Ellison “The Invisible Man” che vive la sua intera esistenza da “invisibile” perché di colore e i bianchi si rifiutano di vederlo davvero e di accettarlo. Questa storia è, così, la metafora per raccontare le storie di chi, come lo stesso Brown, ha scelto di vivere uno stile di vita diverso e coltivi idee differenti dalla maggioranza. Tutto ciò si riflette in testi, dal taglio cinematografico, liricamente profondi ed emblematici, da cui traspaiono le esperienze vissute in quasi trent’anni di vita in Messico in cui all’intenso lavoro come musicista e agitatore culturale, si sono accompagnati momenti non semplici come il rapimento e i terremoti, si sono susseguiti incontri con artisti locali ma anche con gli zapatisti nel Chapas. Il musicista americano non manca di fare i conti con anche la storia e le tracce lasciate dai conquistadores spagnoli cinque secoli fa e rimasti come segni indelebili. Sotto il profilo prettamente musicale, i brani presentano arrangiamenti essenziali che ruotano intorno al pianoforte, ai fiati e alla voce di Brown, a cui si aggiungono di tanto in tanto pochi altri strumenti. Durante l’ascolto a spiccare sono l’iniziale “Warning”, la title-track e lo splendido duetto con Lila Downs in “Familias Ricas”, ma il vertice del disco va rintracciato nella sequenza con “Fireworks”, “Resist” e “Kill” che fa da preludio al finale con “It Occured To Me” e “Vice And Virtue” che completano un disco maturo ed intenso nel quale ritrovare le atmosfere dei Tuxedomoon più lirici e perdersi tra le sue sonorità desertiche. Il disco è disponibile sul sito di Materiali Sonori e su Bandcamp


Salvatore Esposito

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