Park Jiha – The Gleam (Glitterbeat, 2022)

A tre anni di distanza da “Philos”, la compositrice coreana Park Jiha ritorna con un nuovo lavoro solista che esplora le relazioni tra suono e luce. Il titolo stesso “The Gleam” è piuttosto esplicativo in tal senso ma può l’emozione suscitata da un bagliore trasformarsi in musica? La luce del tramonto, o il luccichio del nuovo giorno che spunta dall’orizzonte hanno un suono? Le risposte a queste domande sono custodite nelle otto tracce del disco che effettivamente tentano di interpretare questi concetti. L’idea di un album interamente dedicato alla luce è nata grazie al brano “Temporary Inertia”, creato appositamente per una performance presso il Museum SAN di Wonju in Corea del Sud. L’osservazione diretta dei suggestivi passaggi della luce all’interno del bunker progettato dall’architetto Ando Tadao e l’atmosfera unica di quello spazio, sono stati aspetti ancor più decisivi. La performance quindi ha segnato il vero punto di partenza, mentre altri brani come “At Dawn”, “Sunrise: A Song Of Two Humans”, o “Light Way” per esempio, sono nati in seguito durante il lockdown. Il Covid infatti, ha impedito la realizzazione ufficiale dell’esibizione, rimandata a ottobre del 2020, consentendo però a Jiha di concentrare tutte le sue energie nell’elaborazione e nella rifinitura di “The Gleam”, un progetto solista, anzi solitario, caratterizzato da un approccio istintivo ed essenziale influenzato anche dalle filosofie orientali. Come per il precedente “Philos”, anche qui, ogni vibrazione è meditata, nulla è superfluo, suono e silenzio si alternano comunicando costantemente. Le composizioni rigorosamente acustiche, sono eseguite quasi esclusivamente con strumenti tradizionali come il Piri, un flauto di bambù, oppure il Saenghwang, lo strumento formato da molteplici canne che vediamo in copertina, lo Yanggeum, un tipo di dulcimer e infine il più noto Glockenspiel che qui possiamo ascoltare nella loro forma più pura e inalterata. “The Gleam” è insomma un disco nel quale Minimalismo, musica tradizionale coreana, spiritualità orientale e improvvisazione si incontrano originando un linguaggio estremamente affascinante che coniuga con magia presente e passato. 


Marco Calloni

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