Ken Vandermark, Klaus Kugel, Christian Ramond, AMR, Ginevra, 2 aprile 2022

Fra i tanti modi in cui i conflitti bellici possono attraversare la musica, non è facile immaginare cosa significhi per un gruppo l’esperienza di un concerto in cui uno dei musicisti lascia a casa lo strumento, imbraccia le armi e si reca al fronte. È quanto accaduto al sassofonista e clarinettista Ken Vandermark e al batterista Klaus Kugel che avevano in agenda concerti in Svizzera e Germania nella prima settimana di aprile insieme al contrabbassista Mark Tokar. Quest’ultimo, ucraino, ha raggiunto l'esercito ucraino ed è stato inviato con una truppa a Lviv. “È impossibile per me esprimere quanto mi manca Mark e l'orrore che provo per quello che sta succedendo a lui e al suo paese – ha spiegato Vandermark – Klaus, Christian ed io metteremo in comune una parte dei nostri compensi provenienti dai concerti in modo da destinarla a Mark, alla sua famiglia e alle organizzazioni umanitarie ucraine che lui suggerirà”. Il trio Vandermark, Kugel e Tokar ha una sua specifica alchimia e un’esperienza consolidata che distingue questo gruppo dagli altri capitoli della prolifica attività concertistica e discografica del sassofonista – come mostrano gli album registrati in Polonia “Escalator” e “No-Exit Corner”. 
L'assenza di Tokar è stata l'occasione per Vandermark per suonare per la prima volta con Christian Ramond, partner ideale per il free, volentieri muscolare, che distingue il trio. Ramond e Kugel si conoscono bene e hanno già collaborato a progetti anche discografici, per esempio “The Universe” (insieme a Robert Kusiołek e Perry Robinson). A Ginevra, l’AMR ha da poco ripreso in modo regolare l’intensa attività concertistica, compreso il ricco programma del festival annuale, dal 23 al 27 marzo. Forse l’ampia offerta precedente ha un po’ penalizzato la partecipazione il sabato sera che si è limitata ad una ventina di spettatori, tutti a poca distanza dall’energetico trio che non usa alcun microfono, tranne che per il contrabbasso, che rimane, però, paradossalmente, amplificato poco rispetto al volume dei due colleghi. Punto focale rimane la potenza del tenore ed i registri alti del clarinetto di Ken Vandermark, concentrato sulle infinite variazioni ritmico-melodiche che è possibile esplorare a partire da un approccio iterativo che evita pulsazioni e ritmi regolari. Un travolgente contributo chicagoano che la sera del 2 aprile veicolava anche l’ansia e il dolore per un mondo che va letteralmente in pezzi. 
A far da contraltare si è prestato con sensibilità e intelligenza Klaus Kugel, letteralmente seduto non sopra, ma in mezzo all’altro “piatto” della bilancia, anzi, in mezzo ad una ventina di strumenti metallici: piatti, gong, campane, campanelli, sonagli di taglie diverse, azionati con mani, bacchette, spazzole, mazze in feltro. Quest’ampio ventaglio sonoro ha permesso al batterista di creare cornici diverse e affascinanti transizioni, anche meditative, fra un flusso sonoro e l’altro e di mettere in luce sia la sua versatilità percussiva sia il talento e il gusto armonico-melodico di Christian Ramond. Dietro alla potenza del sax il suo contrabbasso diveniva soprattutto una fonte di pulsazioni magistralmente complementare a pelli e metalli della batteria. Nei soli e nel dialogo con Kugel il volume risultava finalmente adeguato a cogliere le scelte timbriche e narrative, volentieri inquiete e poetiche, un registro che è espresso pienamente dall’intero trio solo nel bis finale, quasi un’oasi riflessiva dopo la furiosa cavalcata condotta al galoppo dai fiati.
  
 

Alessio Surian

Foto e video di Alessio Surian

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