Ci eravamo lasciati esattamente un anno fa con “Drauf und Dran”, ora torniamo a parlarvi di Roedelius e della sua nuova collaborazione con Tim Story, appena pubblicata dall’etichetta londinese Erased Tapes.
Quello tra i due musicisti è un sodalizio artistico che continua da tempo e ha prodotto alcuni importanti lavori condivisi tra i quali segnaliamo “Lunz” nel 2002, “Inlandish” nel 2008 e l’ottimo “Lunz 3” nel 2019, che vanta la partecipazione di talenti come Christopher Chaplin e il giovane violoncellista Lukas Lauermann.
A differenza dei progetti appena elencati, questa volta l’approccio musicale e compositivo è più essenziale e il pianoforte torna a essere protagonista assoluto dell’album ma come suggerisce il titolo, le mani ad avvicendarsi sulla tastiera non sono due, bensì quattro, quelle di Hans-Joachim e quelle dell’amico Tim Story, appunto.
Come avrete capito chiaramente, “4 Hands” è una raccolta di undici brani per pianoforte a quattro mani, qualcosa di atipico per il compositore tedesco.
Ripercorrendo la sua corposa discografia infatti, abbiamo ascoltato l’amato strumento moltissime volte, in solitaria, insieme a ensemble di varia natura, strumenti a fiato e sintetizzatori ma raramente in esecuzioni a quattro mani, ad accezione forse di alcuni pezzi realizzati con Arnold Kasar.
A fronte di tali considerazioni, “4 Hands” rappresenta quindi un ulteriore passo nel lungo e articolato percorso dell’artista, o meglio, degli artisti direi, pensando anche ai progetti di Story.
Oltre alle musiche in se naturalmente, ciò che rende particolarmente accattivante questo disco è il metodo di realizzazione delle tracce, elaborate partendo da alcuni studi improvvisati da Roedelius durante una visita a Story nel maggio del 2019.
Il nucleo principale del nuovo lavoro proviene proprio da queste idee nate in Ohio, come ha ricordato personalmente Tim:
"Insieme abbiamo dato forma alle composizioni di base, a volte preparando accuratamente il pianoforte con vari materiali (incluse le mie mani) e le esibizioni di Achim sono state registrate su nastro”.
Nei mesi successivi, dopo un graduale percorso di perfezionamento e rifinitura, anche le parti di Story, eseguite sul medesimo pianoforte a coda, sono state aggiunte alle registrazioni di Roedelius.
“4 Hands” è quindi il frutto di un elaborato processo di sintesi tra i contributi dei due musicisti.
All’ascolto nulla è fuori posto, ne risulta al contrario un effetto complessivo di coesione e naturalezza.
“Spirit Clock”, l’ottima “Haru”, o la circolarità della conclusiva “Ba”, esemplificano perfettamente questo curioso metodo compositivo.
Si percepisce effettivamente una voce unica pur riuscendo a discernere (con la dovuta attenzione) i rispettivi interventi dei due compositori, grazie a un discorso lineare e mai eccessivamente saturo.
Come da consuetudine per Roedelius e Story, permane una cura certosina nella costruzione di melodie riflessive ma “4 Hands”offre anche vivaci esperimenti ritmici come “Seeweed”, “Crisscrossing”, “Bent Rhyme”, o “Skitter”, che sembrano quasi guardare tanto a Cage, quanto al minimalismo ma con piglio personale e molto rilassato.
Talvolta, in queste tracce, il pianoforte opportunamente preparato sembra quasi trasformarsi magicamente in un dulcimer e i martelletti in strane percussioni che aggiungono inedite sfumature esotiche al tutto.
Effettivamente concluso l’album, si ha l’impressione di aver ascoltato un vero e proprio dialogo sonoro tra amici che creano insieme per il piacere di farlo.
Forse proprio questa colloquiale spontaneità è il segreto che rende “4 Hands” un ascolto davvero speciale e particolarmente indicato per evadere dal trambusto della nostra quotidianità.
Marco Calloni
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Contemporanea