Lello Petrarca Trio – Napoli Jazzology (DodiciLune/I.R.D., 2021)

Polistrumentista, compositore e arrangiatore dalla natura eclettica e poliedrica, Lello Petrarca vanta un lungo percorso artistico che lo ha condotto, negli anni, a muoversi con abilità attraverso ambiti artistici e musicali differenti e a mettere in fila una lunga serie di collaborazione (tra cui vale la pena citare quelle con Nino Buonocore, Daniele Sepe, Stefano Di Battista, Markus Stockhausen, Isabella Ferrari, Gianluigi Trovesi, Pietro Condorelli, Maurizio Giammarco, Fabrizio Bosso, Gabriele Mirabassi e Vittorio De Scalzi), nonché due pregevoli album “Musical Stories” del 2016 e “Reflections” del 2018, realizzati con Vincenzo Faraldo al contrabbasso e Aldo Fucile alla batteria, entrambi pubblicati da Dodicilune. La collaborazione tra il pianista casertano e l’etichetta salentina si rinnova con il gustoso “Napoli Jazzology”, terzo album in trio che mette in fila le riletture in chiave jazz di otto brani, tra i più celebri e amati della tradizione musicale partenopea, tratti dal repertorio classico e moderno. “Volevo rendere omaggio a Napoli, città che ho avuto la fortuna di frequentare molto quando ero artisticamente ancora in fasce”, ci racconta Lello Petrarca, “L’ho vissuta da un punto di vista umano ed artistico e realizzare un disco dedicato ai classici della canzone partenopea era un’idea che avevo da tempo. Ho voluto rielaborare soprattutto i grandi classici che ho scelto tra quelli maggiormente declinabili in chiave jazz sia da un punto di vista armonico che ritmico”. A livello di approccio metodologico, la rilettura dei classici della tradizione napoletana non si discosta molto dalle modalità di rielaborazione degli standard jazz: 
“Ritengo che non ci sia tutta questa differenza perché penso che la musica sia una sola. I classici della canzone napoletana come gli standard hanno un linguaggio tutto loro. Per me è stato affascinante lavorare su questi temi famosissimi che rappresentano la nostra musica e le nostre origini musicali nel mondo”
. Registrato nell’arco di due giorni di session al Logic Studio di Santa Maria Capua Vetere (Ce), tra il 5 e il 6 maggio 2017, il disco è il frutto di un accurato lavoro sugli arrangiamenti, come sottolinea il musicista casertano: “Sono stato molto attento a non ledere la dignità dei classici e, soprattutto, a non allontanarmi dalla riconoscibilità delle linee melodiche, mantenendone viva la loro natura. In fase di arrangiamento ho lavorato sulla sostituzione degli accordi, cambiando quelli originali con delle soluzioni più jazzistiche. Ho modificato alcune ritmiche, suonando le melodie con un timing diverso, facendo in modo che fossero cantabili, anche se le figure musicali erano leggermente diverse dalle parti cantate originali”. Non di meno, un ruolo determinante è stato giocato dalla sezione ritmica: “Il contributo di Vincenzo Faraldo e Aldo Fucile è stato, sin da subito, determinante. Da quando, nel 2014, ho ideato questo progetto, ho cercato sempre di lavorare sull’interplay, questa sorta di feeling, di magia che non sempre si riesce ad ottenere con tutti i musicisti. 
Questa per me è una peculiarità di questo album, un aspetto sul quale ho sempre investito con questo progetto”
. L’ascolto svela un lavoro raffinato e pieno di fascino nel quale, la ricerca timbrica e ritmica, si accompagna ad un elegante gusto nell’esaltare le tessiture melodiche del pianoforte di Petrarca, magistralmente supportato dalla sezione ritmica. Un’intesa perfetta che si sostanzia in un dialogo serrato, aperto tanto agli spaccati in solo, quanto all’improvvisazione sul palco: “Questo progetto si basa sull’improvvisazione e ogni concerto è diverso dall’altro, le uniche cose che restano intatte sono i temi, ma poi succede di tutto grazie all’interplay. Riusciamo ad arrangiare i brani seduta stante, passando da uno stile all'altro, da una ritmica all'altra”. Ad aprire il disco è “'O Sole Mio” (musica di Eduardo Di Capua e Alfredo Mazzucchi e testo di Giovanni Capurro), grande classico della canzone napoletana, pubblicato nel 1898 e diventato famoso in tutto il mondo. Petrarca ne propone una versione che mette al bando ogni retorica, facendo risaltare la struttura melodica originaria e nel contempo proiettandola attraverso la rielaborazione del tema. Si prosegue con la brillante resa di “Funiculì funiculà”, scritta dal giornalista Giuseppe Turco, in occasione dell’inaugurazione della prima funicolare del Vesuvio, e musicata da Luigi Denza. 
L’omaggio a Pino Daniele con la riflessiva ballad “Gente Distratta” in cui al centro della scena è il piano di Petrarca, sostenuto da una architettura ritmica soffusa ed impreziosita da un solo di contrabbasso di Faraldo nella parte centrale del brano. Se “Reginella” di Libero Bovio è proposta in un brioso climax guidato dal pianoforte di Petrarca, la successiva “Era De Maggio”, basata sui versi di una poesia del 1885 di Salvatore Di Giacomo musicati da Mario Pasquale Costa, è uno dei vertici di tutto il disco per lirismo e potenza evocativa. La versione di “Tammurriata nera” di Edoardo Nicolardi e E.A. Mario supera il tipico canone con cui è interpretato il brano, per riportare alla luce il dramma che racchiude, quello delle donne napoletane, abusate dai soldati americani nei giorni dell’occupazione di Napoli, durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal repertorio di Libero Bovio, arriva anche quel gioiellino che è la riscrittura di “Passione”, mentre la chiusura del disco è affidata a “Resta Cu 'Mme” di Roberto Murolo, aperta da uno splendido intro di contrabbasso di Faraldo. “Napoli Jazzology” è, dunque, disco da ascoltare con attenzione, magari in cuffia, ma soprattutto da vedere sul palco dove promette di regalare una ulteriore e potente carica di bellezza e buone vibrazioni. 


Salvatore Esposito

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