Ano Nobo Quartet – The Strings of São Domingos (Ostinato, 2022)

Può capitare. Di comporre opere di teatro, poesie, centinaia di brani musicali. E di non registrarne in studio nemmeno uno, né di pubblicare alcun disco. Un compositore con poco talento? All’opposto. Si tratta di brani come “July” e “Ta Pinga Tchapo-Tchapo” che fin dagli anni Cinquanta hanno avuto il loro successo, così come lo avranno altre morna, koladera, merengue, samba, mazurche, funaná, valzer dello stesso autore. Stiamo anche parlando dell’epoca della colonizzazione portoghese delle undici isole che formano Capo Verde. Qui nacque, il giorno di Capodanno del 1933, Fulgêncio Circuncisão Lopes Tavares, soprannominato “Ano Nobo”. Venne al mondo a São Domingos, vicino alla capitale del Paese, nell’isola di Santiago, con un destino segnato: dalla spiccata musicalità della famiglia - Vicência Correia Tavares, la madre, era clarinettista, a suo agio con ogni tipo di strumento, Henrique Lopes Tavares, il padre, e, Valentim (“Pipí”) Lopes Tavares, il nonno, erano direttori dell’orchestra municipale di Praia – e dal processo demografico post-indipendenza: dal 1975 confluì a Santiago la metà della popolazione di Capo Verde, (un quarto nella sola Praia) un incontro, anche culturale e musicale, fra tutte le isole dell’arcipelago. In questo crogiolo creativo Abo Novo ebbe un ruolo di primo piano che gli valse anche un enorme murales con il suo volto e riconoscimenti ufficiali (“Medalha do Vulcão”), compreso il passaporto diplomatico. Oltre all’intensa attività di compositore e direttore musicale, Ano Novo seppe essere maestro di chitarra per una generazione di musicisti e tre dei suoi diciotto figli, Afrikanu (che suona anche il cavaquinho), Fany e Nonó suonano oggi nel quartetto di corde cui ha dato vita uno degli artisti di spicco della generazione, nata negli anni Sessanta: Domingos Ressurreição Andrade da Silva Fernandes, detto “Pascoal”, originario di São Domingos, militante a suo tempo nelle FARP di Amilcar Cabral. “Quando avevo sedici anni, mia madre mi permise di suonare a patto che imparassi da Ano Nobo e suonassi per la chiesa. Durante la mia formazione militare a Cuba, ero con altri ventisette soldati arrivati da Capo Verde e São Tomé e avevamo a disposizione strumenti elettrici. Al mio ritorno, entrai nel Gruppo di Ano Nobo, N’Toni Denti d’Oro e presi parte agli incontri musicali Batuku. Da militare feci altri quattro anni in Crimea, occasione per suonare in vari festival”. Chitarra e cavaquinho sono i suoi due strumenti d’elezione, cui dal 2006 si è aggiunto il cimboa, simile al berimbau, che rischiava di sparire dai repertori capoverdiani. Ora, con “The Strings of São Domingos” rende omaggio all’eredità artistica di Ano Nobo, allo stile koladeira e alle sue diverse declinazioni rispetto alla matrice originaria, aperta alle influenze del son cubano, del flamenco, del samba canção brasiliano, del reggae giamaicano, del tango, del marrabenta mozambicano. Le quindici tracce offrono un piacevolissimo tour attraverso il mondo lusofono, afrolatinoamericano e iberico, con l’iniziale “Sociedad di Mocindadi” che dispiega subito il potenziale a servizio del ballo di questo quartetto acustico, anche quando i temi di cui si canta sono i sentimenti di perdita e di lontananza. A “Tio Bernar” vengono dedicate due versioni, entrambe acustiche, a evidenziare nella prima parte della scaletta e in chiusura dell’album i diversi registri di corde a disposizione del quartetto. 


Alessio Surian

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