Andy Sheppard Trio, Candiani Groove 2022, Centro Candiani, Mestre (Ve), 8 marzo 2022

Sei anni fa Andy Sheppard, sax tenore e soprano, aveva lasciato il segno al Teatro Candiani di Mestre (Ve) in compagnia del batterista Michele Rabbia, del chitarrista Eivind Aarset e del contrabbassista Michel Benita. Era il periodo legato alla pubblicazione dell’album “Surrounded by the sea” che si è rivelato profetico: da allora Sheppard ha lasciato Londra e si è trasferito a Lisbona, molto più prossimo e ispirato dalla natura, mare, fiumi, colline. Questa scelta si è dimostrata indovinata anche in chiave compositiva: abbinata al confinamento imposto dalle misure legate al Covid, Sheppard ha saputo dar forma alla sua creatività pennellando nuovi brani dallo spiccato senso melodico. All’orizzonte c’è un appuntamento con gli studi ECM per la registrazione di un disco che sappia operare una selezione dalla prolifica attività di scrittura dei mesi scorsi e la sappia mettere a disposizione di un trio senza percussioni, dedicato al dialogo fra improvvisatori. 
Ha deciso di condividere questo percorso con due musicisti che si muovono con precisione e creatività nel registro melodico: Rita Marcotulli al pianoforte acustico e Anders Jormin al contrabbasso (già nello straordinario trio del pianista Bobo Stenson). Ben ha fatto Caligola ad intercettarne il percorso di cresciuta comune e a portarli non appena possibile in un Candiani che ha risposto col tutto esaurito e con grande attenzione ed apprezzamento per l’impostazione orizzontale espressa dal trio che, grazie alla perizia tecnica dei tre, sa giocare ad inventare continuamente nuove geometrie, scambiando idee e ruoli, facendo spesso della sottrazione una convincente cifra di poetica acustica. Jormin e Marcotulli vantano una collaborazione ventennale che già nel 2002 vantava il l’ottimo album “Koinè” a nome della pianista, a sua volta partner di Sheppard nel 2007 in “On the Edge of a Perfect Moment” e in numerosi concerti. Rita Marcotulli si è mostrata fin da subito l’anello di congiunzione del trio, aprendo in solo al pianoforte, facendo subito intuire la volontà di esplorarne i diversi timbri e dinamiche, alzando il livello del volume per poi creare gli spazi adatti all’ascolto dei registri, spesso volutamente sussurrati, di Jormin e Sheppard. 
L’intero set è dedicato alle composizioni recenti di quest’ultimo, con gli spartiti a disposizione di ognuno dei tre, ma relativamente poco utilizzati, indicazione di uno studio preliminare che ha già prodotto una notevole intesa anche rispetto ad una scrittura che amalgama magnificamente metriche e accenti che mutano volentieri anche nell’arco di brevi spazi temporali, mettendo senz’altro alla prova le doti di memoria di chi li deve interpretare; ma non di questo trio. Quando a Jormin capita di commentare in corsa il proprio lavoro sul contrabbasso, dicendo in inglese “difficile da suonare”, si riferisce a un’idea ardua da trasferire nel suo solo, non a una parte di arrangiamento. Nel complesso i tempi scelti sono di media velocità, distesi, aperti a commenti e temporanei giochi di canone o di interventi a turno fra i tre musicisti, sempre molto attenti ad ascoltare i reciproci accenti ed inviti a espandere o lasciare atterrare le idee musicali. 
In evidenza è il lirismo collettivo e di ciascun musicista, ampiamente sollecitato dai brani che anche quando non rispettano la canonica forma-canzone rimangono comunque molto cantabili, con melodie immediatamente riconoscibili che ogni membro del trio sa trattare a modo suo, con rispetto ed inventiva, memore di quanto appena offerto dagli altri due compagni e, al tempo stesso, senza remore nel proporre innovazioni e possibili esiti inediti. Sheppard è rimasto prevalentemente al tenore, con un suono rilassato e intenso al tempo stesso, memore del miglior Ben Webster e di un utilizzo magistrale della respirazione circolare. Veicola un senso di incantamento che sintetizza in due frasi: in apertura del concerto quando si rivolge con riconoscenza al pubblico per dire “Abbiamo bisogno di voi”, è qui, dal vivo, il nostro posto; e introducendo “Three hills”: “Prima dalla finestra di casa mia vedevo un parcheggio e la spazzatura; ora, a Lisbona, posso osservare tre colline”.

 

Alessio Surian
Foto e video di Alessio Surian

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