Silvia Pasello, Ares Tavolazzi – Amor Morto - Concerto mistico dedicato a Carmelo Bene (Kurumuny/AMA Accademia Mediterranea dell’Attore, 2021)

Nel 2019 il Palazzo delle Esposizioni di Roma ha ospitato la mostra “Il corpo della voce”, un viaggio alla scoperta di Cathy Berberian (1925-1983), Carmelo Bene (1937–2002) e Demetrio Stratos (1945-1979) tre figure straordinarie che, sulla scia delle avanguardie artistiche del Novecento, hanno spezzato il legame indissolubile tra la parola e la sua dimensione sonora. Nel visitarla, si aveva la sensazione di entrare in un universo sconosciuto, nel quale era possibile perdersi tra le oltre cento opere, tra foto, video, partiture e materiali di archivio, ma soprattutto era possibile entrare in contatto con l’unicità di questi tre giganti. In particolare, la figura di Carmelo Bene emergeva in tutta la sua complessità con la tensione costante ad andare oltre i limiti dell’impossibile, sperimentando l’utilizzo della campionatura, dell’amplificazione e della restituzione del suono e, nel contempo, puntando a scarnificare la scena teatrale lasciando che la voce fosse l’unica protagonista. Nello straordinario bagaglio culturale, artistico e teatrale di Carmelo Bene uno degli aspetti meno noti ed esplorati delle sue ricerche per la costruzione della macchina attoriale, è quello riguardante la filosofia medioevale, la mistica e la teologia, studiate da ragazzo durante i primi anni di liceo all’Istituto Calasanzio dei Padri Scolopi di Campi Salentina (Le). Ad affascinarlo era l’abbandono dei mistici, quel loro lasciarsi andare al non essere che è in sé, da cui nasceva la parola che diventava poesia. Quella passione lo portò ad ideare e a lavorare a lungo alla messa in scena di un concerto dedicato a San Francesco che avrebbe dovuto tenersi ad Assisi per la fine del Millennio. Per questo “Concerto mistico”, come lui stesso l’aveva intitolato, tradusse la “Salita al Monte Carmelo” di San Giovanni della Croce che considerava un “immenso poeta”, purtroppo prima la malattia e poi la prematura scomparsa non gli permisero di portare a termine il progetto. A distanza di quasi vent’anni dalla sua morte, l’attrice Silvia Pasello e il contrabbassista Arese Tavolazzi, ben noto per la lunga militanza negli Area, hanno dato alle stampe “Amor Morto. Concerto mistico dedicato a Carmelo Bene”, cd-book edito da Kurumuny, prodotto da Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce in collaborazione con il Ministero Beni e Attività Culturali, Calasanzio Cultura e Formazione e il Centro Studi Carmelo Bene. Frutto di un lungo lavoro di ricerca tra musica e teatro, il disco raccoglie nove brani, basati su materiali e testi della letteratura mistica con particolare riferimento alle opere di San Giovanni della Croce e Maria Maddalena de’ Pazzi su cui si erano soffermate le ricerche di Carmelo Bene. Ad introdurci all’ascolto sono gli scritti di Franco Ungaro, Tonino Cantoro e Stefano Cristante a cui seguono i testi critici di Bruna Filippi e Piergiorgio Giacché che con dovizia di particolari analizzano le suggestive connessioni tra la letteratura mistica e l’arte di Carmelo Bene. Franco Ungaro, direttore dell’Accademia Mediterranea dell’Attore scrive: “Con “Amor morto - Concerto mistico” Silvia Pasello ha dato respiro, corpo e immagini alle ultime “sante devozioni” di Carmelo, quelle verso i mistici”. Tonio Cantoro, direttore del Calasanzio, evidenzia come quest’opera sia un viaggio poetico nel Salento del Sacro e del Depensamento: "Mi piace sottolineare come la visione artistica di Carmelo Bene sia ispirata anche da teorie di filosofia medievale, dalla mistica e dalla teologia, dalle quali nasce il suo Depensamento, che parte da questi studi per diventare per diventare indipendente e trasformarsi in tecnica attoriale. Il Depensamento è l’annullamento della propria coscienza, della percezione del sé, e questo lo troviamo nell’opera su San Giuseppe da Copertino, dove l’artista sviluppa gli studi sul Sacro e sul Depensamento”. Stefano Cristante, presidente del centro sudi Carmelo Bene sottolinea come “L’occasione contenuta in questa preziosa registrazione è il frutto di un immaginario che parte da Bene e che rimanda a un estro parallelo al nostro recuperare istanze, e di rimetterle in gioco nella contemporaneità, con il proposito di vivere la circolazione artistica come uno degli antidoti alla secchezza delle fauci dell’industria culturale”. Di particolare interesse è, poi, quanto sottolinea Bruna Filippi sulla passione di Carmelo Bene per gli scritti di San Giovanni della Croce: “Carmelo si rivolge a Giovanni della Croce, all’“immenso poeta” proprio perché la sua arte muove dalla sua interiorità e non per portare “al di fuori” l’intimo, ma per sprofondarsi ancora di più nel suo mondo interiore. Un’ interiorità che sgorga in tutte le scritture dei mistici e che racchiude la capacità di muovere ulteriormente verso l’interno, perché descrive per nascondere senza mai svelare la propria dimora”. A completare il booklet sono tutti i testi scelti per lo spettacolo e sonorizzati magistralmente da Ares Tavolazzi. L’ascolto è un’esperienza intensa, da affrontare con la giusta calma per dedicare questo lavoro tutta l’attenzione che merita. Il dialogo di Jakob Böehme con il discepolo che interroga il maestro su come poter accedere alla vita soprasensibile per poter vedere Dio e udirlo parlare ci schiude le porte al viaggio con il turbine dell’aria che man mano prende il sopravvento sulla voce di Silvia Pasello. Si ascende al Monte Carmelo nei versi di San Giovanni della Croce con il contrabasso di Tavolazzi che appare e scompare, detta pause e increspa i tempi della recitazione. Se concitata è “L’amore morto” di Maria Maddalena de’ Pazzi, intensa e sofferta è “La notte scura” di San Giovanni della Croce in cui il contrabbasso suonato con l’archetto da Tavolazzi evoca la notte oscura che svela i segreti di una luce che arde nel cuore e costruisce una perfetta ambientazione sonora per il recitato riflessivo della Pasello. La riflessione sulla vita e il rapporto con Dio de “Dell’anima che soffre” di San Giovanni della Croce e “Strofa. Cantico Spirituale” ci guidano verso il finale con l’emblematica “Amen” di Maria Maddalena de’ Pazzi vertice interpretativo dell’album in cui spicca la straordinaria architettura sonora costruita da Tavolazzi. Chiudono il disco le liriche di San Giovanni della Croce di "Conclusione” e lo strumentale “Antica ninna nanna greca”. Silvia Pasello e Ares Tavolazzi toccano così le corde dell’anima, afferrano il nostro cuore e lo conducono in un viaggio spirituale che si dipana dal lascito sapienziale della mistica medioevale, al misticismo irreligioso di Carmelo Bene. 


Salvatore Esposito

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