Aurelio Casadei (1906-1971) - più noto con il soprannome di Secondo - ha lasciato un segno profondo nella tradizione strumentale romagnola. Aveva il senso dell’identità e conosceva bene la sua gente. Con la sua musica, era capace di unire e rallegrare, in modo semplice e bonario, senza cercare il supporto di falsi intellettualismi. Ascoltando le sue interviste, a distanza di oltre mezzo secolo, colpiscono i punti fermi del suo pensiero e l’onestà con la quale seppe affrontare l’attività professionale, contrastando il dilagare della musica di oltre oceano, che godeva di impareggiabili propulsori finanziari e di una diffusione capillare ottenuta principalmente attraverso radio, televisioni, cinema e dischi.
Con il suo agire, ci ha ricordato che, oltre a uno sconfinato amore verso la propria terra, per valorizzare le culture locali, servono volontà, energia, impegno, capacità di fare gruppo e di sentirsi comunità unita. Pur tra numerose difficoltà, Secondo Casadei seppe trasferire i valori umani nella musica, operando per tenere unite le persone attraverso i balli di coppia. Balli non autoctoni, principalmente originari di Austria e Polonia, come Valzer, polche e mazurche, divenuti poi tipici del suo repertorio. Il “corpus” delle sue composizioni (circa un migliaio) è, ancora oggi, diffuso e promosso, in vario modo, dalla figlia Riccarda.
A Secondo Casadei e a tutti coloro che sono impegnati a valorizzare le tradizioni popolari per mezzo della musica e del ballo, dedichiamo la “Vision” artistica, rimandando il lettore agli spunti tematici del precedente contributo riferito alla danza.
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Vision & Music