È nota la storica fioritura di estri dell’archetto dalle parti di Cape Breton, isola sulla costa orientale del Canada: Natalie MacMaster, Brenda Stubbert, Ashley MacIsaac e J.P. Cormier (che è anche un valente cantautore), solo per parlare della punta dell’iceberg di una tradizione regionale violinistica dalla forte ascendenza scozzese-gaelica settecentesca e ottocentesca, senza dimenticare tanto l’influenza irlandese nei repertori quanto gli altri apporti musicali più recenti (qui trovate un elenco di storiche registrazioni di filddlers).
Appartiene, invece, alla generazione Post Millennials e merita tutta la nostra attenzione il ventiduenne Mi’kmaq Morgan Toney, dotato violinista e cantautore dal timbro canoro caldo che, nel 2020, ha suonato proprio con il virtuoso Ashley MacIsaac sul palco del prestigioso festival Celtic Colours. I Mi’kmaq sono un popolo che parla la lingua algonchina Mi’kmaq e il cui territorio tradizionale comprende le Province Marittime, la penisola di Gaspe nel Québec , una porzione sud-occidentale di Newfoundland e, negli Stati Uniti, una parte del Maine settentrionale.
Toney, pertanto, appartiene alla Prima Nazione e pur se molto giovane ha già creato intorno a sé un seguito di tutto rispetto con il suo primo album, intitolato “First Flight” (www.morgantoneymusic.com), presentato live anche agli showcase dell’Off-WOMEX di Porto nell’ottobre 2021 (un assaggio del suo set è qui). Con il suo debutto discografico, Toney è entrato nel novero delle nomination per gli Award canadesi nella categoria “migliore artista nativo” .
Dal suo nome spirituale, Nutkwe’k Kitpu – che si traduce con “Giovane Aquila” –, Toney ha tratto ispirazione per il titolo del suo esordio, nel quale incontriamo brani tradizionali, sue composizioni, spesso cofirmate con il produttore Keith Mullins, e altri motivi d’autore. Il fatto sorprendente è che seppure nella sua famiglia i violinisti non sono mai mancati, Morgan, la cui precoce musicalità è stata chiara fin da ragazzino, non ha imbracciato l’archetto in tenera età, ma soltanto nel 2017 – quasi per caso, dicono le cronache – mentre studiava all’università. Eppure la sua padronanza dello stile regionale violinistico è notevole. Per di più, Toney canta e scrive canzoni che attingono ampiamente alle tradizioni delle comunità Mi’kmaq come “Kwana Li”, per voce e tamburo, che apre il disco. Così Morgan racconta in un’intervista alla CBC il suo approccio da cantante: “Non avrei mai pensato che avrei scritto canzoni con Keith Mullins, ma è successo. Quindi sono molto felice perché Keith mi ha spinto a continuare a cantare. Volevo che “First Flight” fosse solo un album di violino, non volevo cantarci sopra. Lui mi ha spinto, continuando a dire: ‘Scriviamo una canzone. Scriviamo una canzone’. Così ora sono a mio agio con la mia voce”.
Due violini (Toney e Bradley Murphy) e due chitarre (Mary Beth Carthy e Mullins) riempiono la title track, che inizia a tempo di marcia per mutare il profilo ritmico, tramutandosi in un sostenuto reel, procedura frequente nella prassi esecutiva del fiddling locale. Segue la potente “Ko’jua”, uno dei temi portanti del disco, una canzone a ballo tradizionale M’ikmaq riarrangiata per violino, chitarra, basso, banjo, percussioni e scacciapensieri. Richiama le cerimonie native di iniziazione anche “Mi’kmaq Honour Song”, altro episodio di punta della scaletta del disco. Morgan sottolinea il grande significato che ha per lui questo canto, poiché mentre lo eseguiva nel corso di una cerimonia, una giovane aquila iniziò a volteggiare al di sopra della sua testa, allontanandosi solo quando fu terminata l’esecuzione della canzone: questo il motivo per cui Toney ha acquisito il nome spirituale di “Giovane Aquila”. Di nuovo è tempo di reel con “Tribute to Mr. Bigs”, che dietro il titolo cela un trittico di tunes danzanti in cui Toney fa bello sfoggio della grande elasticità di colpo d’arco e delle ornamentazioni tipiche della tradizione locale. Il tema intende celebrare i violinisti locali, soprattutto Wilfred Prosper Jr. Nelle venature bluesy di “Msit No’kmaq”, ispirata alla preghiera per il Grande Spirito e scritta da Toney e Mullins, si infila anche il violino di Ashley MacIsaac. L’organico si allarga a banjo (Darren McMullen), secondo violino (Colin Grant) e fisarmonica (Marcel Aucoin) in “Alasutaqn”, bella combinazione di songwriting, spirito danzante e tradizione nativa. La successiva “The Color Red”, cofirmata con Mullins” (voce, basso, chitarra e batteria), apre la pagina tuttora tragica e insoluta delle cosiddette MMIW, le donne native sparite o uccise. Si tratta di un genocidio che ha suscitato grande indignazione ed è stato indagato da un’apposita Commissione Nazionale che ha rilevato come quegli atti di violenza e l’inazione da parte dello Stato canadese rispetto alle reiterate brutalità hanno avuto fondamento nell’ideologia colonialista e razzista. Nelle note, Toney spiega che canta questa canzone “con tristezza ma anche con la speranza che le donne scomparse possano ritornare a casa”. Mettendo ancora al centro la sua identità nativa, propone “For the Elders”, un valzer che porta nel titolo il rispetto per la sapienza degli anziani. Infine, c’è “Red River to Eskasoni”, un jig che sfocia in una melodia di Simon Cremo (1900-1964), locale violinista itinerante, nonché padre di Lee Cremo (1938-1999), anche lui violinista e compositore Mi’kmaq.
Morgan Toney è un nome di cui tenere conto e il suo “First Flight” è un ascolto da non mancare.
Ciro De Rosa
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