Non poteva che essere Mauro Balma, eminente etnomusicologo, ben noto ai lettori di questo magazine che ne è stato amico e collaboratore, seguendone gli insegnamenti, a delineare la figura dello studioso Edward David Richard Neill (1929-2001), nato a Firenze da padre irlandese e madre ligure ma cresciuto a Genova. Una fitta trama di interessi ha segnato la sua vita culturale di musicologo, da Bruckner a molti trascurati compositori britannici e scandinavi. Soprattutto, Neill è stato un’autorità degli studi su Niccolò Paganini (nei primi anni Settanta fu tra i fondatori dell’Istituto di Studi Paganiani). Con Carpitella e Leydi lanciò la Società Italiana di Etnomusicologia, fu fondatore dell’Istituto Demologico Ligure, che diresse, così come della rivista “Musicalia”. Molto attivo sul territorio, fu anche direttore artistico della casa discografica Dynamic e, a più ampio raggio, partecipe del dibattito nazionale ed internazionale sull’etnomusicologia. La figura di questo intellettuale, tanto rigoroso quanto lontano dall’Accademia, è associata fondamentalmente al lavoro di indagine, ma anche di guida severa verso lo stile dei gruppi di canterini, dell’ornato canto polifonico urbano genovese che si raccorda con le propaggini appenniniche (anzi, seguendo la prospettiva di Mauro Balma, si deve rovesciare il comune discorso collocando l’origine del trallalelo nel canto appenninico). Tra l’altro, lo stesso Neill, già negli anni Settanta, l manifestava i suoi dubbi sull'origine marinaresca del trallalero, ancora diffusa nella vulgata, mettendo l’accento sulle analogie con altri canti di impianto polivocale, dalla Toscana alla Sardegna. Cosa sarebbero state la pratica del trallelero e la proposta folk revivalista ligure senza Edward Neill? Di questa rilevante personalità di studioso dà conto Balma in questo lavoro monografico che ne passa in rassegna, anzitutto, il lavoro sul campo nella sua regione, tra canterini genovesi, campanari, cantori e cantatrici del ponente ligure (la copertina mostra Neill con il suo magnetofono intento a registrare Albina Zunino, a Sassello, nel savonese, nel 1973) e scavallando nell’Appennino genovese. Uscendo dalla Liguria, si accenna alle registrazioni nel piacentino (qui, ricordiamo la coppia piffero-fisarmonica composta da Bani e Tiliòn, al secolo Ettore Losini e Attilio Rocca: quest’ultimo se n’è andato da poco), in Lunigiana e Garfagnana e tra le comunità di lingua tabarkina di Calasetta e Carloforte. Ci sono, poi, le significative raccolte di canti gaelici nell’isola scozzese di Barra, nelle Ebridi Esterne, e riferimenti a campagne in area irlandese ed austriaca, alle ricerche sul canto degli uccelli e presunte registrazioni deandreane attribuite a Neill.
Il volume prosegue con la presentazione di ventotto tracce inedite, realizzate sul campo negli anni ‘70, provenienti dall’archivio conservato presso il Centro Dialetti e tradizioni Popolari della Regione Liguria. Con dovizia, Balma ne ha curato le note e la trascrizione sul pentagramma. Si ascoltano Vecchi Canterini di Sant’Olcese, Squadra di Canto Nuova Pontedecimo, Canterini della Val Bisagno, Squadra Sestri Folk, Campanari di Camogli e Genova, salmi dei vespri della domenica, canti e ballate dal ponente, in forma monodica e polivocale, una versione di “O Bacicìn” dei già citati Bani e Tiliòn, per proseguire con canti raccolti in Toscana, due chicche – una ninna nanna e un canto che celebra l’inizio del Carnevale delle comunità genovesi del Sulcis –, per finire con una versione molto particolare di “Donna Lomabarda”. Segue un capitolo contenente alcuni passaggi dello stesso Neill e un resoconto dei suoi principali scritti e pubblicazioni. In ultimo, sono raccolte una serie di “Ricordanze”, da parte di studiosi e musicisti, che non solo aiutano a tessere la vicenda affascinante di uno studioso dall’impegno interdisciplinare, ma contribuiscono a mettere a fuoco il profilo del dibattito culturale e scientifico di cui Edward Neill è stato uno dei protagonisti, da infaticabile ricercatore dei “suoni nell’ombra”.
Ciro De Rosa