Alvise Nodale – Zornant (Records DK, 2021)

Ascoltare “Zornant”, nuovo lavoro in studio di Alvise Nodale, cantautore friulano giunto ormai alla quarta prova discografica, è fare una vera e propria escursione fra i boschi della Carnia, sentirne gli odori, gli umori ed i paesaggi. Il musicista classe 1995 carteggia un raffinato affresco delle tradizioni musicali carniche, in quello che è un vero e proprio itinerario alla ricerca – e, ancora meglio, alla riscoperta – delle proprie radici. L’album è aperto da “Fasin un cjant”, già incisa, fra gli altri, da Lino Straulino e Rebi Rivale: il toccante inizio a cappella ci introduce ad un delicato strumming di bouzouki, ricamato dai fraseggi di una chitarra acustica. La dimensione acustica sarà un vero e proprio mantra di tutto il disco, come si capisce anche da “Aghe aghe benedete” e dai suoi intrecci arpeggiati di chitarra e bouzouki. A sostenere “Chê da murae” c’è un delicato arpeggio di chitarra, che poggia su uno strumming appena accennato. “Al vaive encje il Soreli” è uno degli episodi più interessanti dell’intero lavoro, ed è sostenuta da uno splendido intreccio fra gli arpeggi della chitarra e gli eleganti volteggi di bouzouki e mandolino. “La biele stele” è uno degli esperimenti meglio riusciti: un canto che nasce corale, qui scarnificato vocalmente, ma riempito dai raffinati arpeggi di una chitarra acustica. Anche “Dait un pic”, brano già inciso dai Furclap in “Strepits”, subisce una interessante rivisitazione, con lo strumming della chitarra ed i fraseggi del bouzouki a riempire la dinamica, regalando al pezzo un gran senso di coralità, nonostante i pochi elementi in gioco. “Done Mari”, vero e proprio pezzo di storia della musica popolare friulana, inciso anche, tra gli altri, da Luigi Maieron e Loris Vescovo, è accompagnata da un arpeggio di chitarra dal sapore antico, colorato ritmicamente da un profondo pattern di bodhrán e dinamicamente dagli splendidi fraseggi del bouzouki. Penultima traccia è “Nous us din la buinesere”: anche in questo caso, a scandire ritmicamente il brano ci pensa una chitarra acustica, colorata dagli argentini contrappunti solisti di un mandolino. A chiudere il disco ci pensa la toccante “Nine nane” che, come a inseguire una perfetta ciclicità stilistica, si apre con un delicato arpeggio di chitarra, per concludersi con un intenso cantato a cappella. In conclusione, “Zornant” si presenta come un album-guida per chi volesse addentrarsi fra le foreste musicali friulane. Oltretutto, sono da sottolineare le notevoli capacità espressive del cantato di Alvise Nodale, che ci regala un ritratto puro e cristallino della sua terra: anche questa è resistenza artistica.  


Giuseppe Provenzano

Posta un commento

Nuova Vecchia