Toni Bruna – Fogo Nero (Autoprodotto, 2021)

Cantautore tra i più singolari della sua generazione, Toni Bruna è in grado come pochi di saper raccontare la propria terra: il Friuli Venezia Giulia e, a distanza di otto anni dall’esordio “Formigole” lo ritroviamo con “Fogo Nero”, album dal titolo decisamente significativo già nell’accoppiamento semantico degli elementi. Durante l’ascolto, a colpire è il carico di eleganza musicale che arriva da ognuno dei quattordici brani (di cui tre strumentali) che, nel loro insieme, compongono un panorama atmosferico a tratti decadente, con dentro molta nebbia, qualche goccia di pioggia e squarci lancinanti di sole. I già citati brani strumentali sono posizionati in apertura (“Verzi o sera”, scandita da un tetro organetto, poggiato sull’abbaiare dei cani e sui rumori della natura), a metà (“Tema dei posti svodi”, densissima e malinconica trama tessuta da una chitarra elettrica e da una chitarra acustica), ed alla fine del disco (“Sera o verzi”, anch’essa sostenuta da un organetto, chiamato a dipingere note sulla tela della natura). In mezzo, a scortarci in questo percorso di trekking fra i boschi friulani, troviamo in gran parte momenti segnati dalla chitarra acustica (da “Ombre cinesi”, col suo strumming nervosamente incessante, passando per il raffinato arpeggio di “Un posto”, le atmosfere rarefatte di “Iazo” e “Elvino” e le pennate secche di “Libera tutti”). Non mancano, però, passaggi più corposi, dalla delicata coda strumentale della title- track a “Eta”, che annega in una laguna di sintetizzatori e di riverberati arpeggi di chitarra elettrica, passando per “Via dei giardini”, brano squarciato da una ventosa armonica. Notevoli anche i momenti regalatici da “Xe giorni”, che si snoda interamente lungo i ricami di un terroso organetto, da “Coi corvi”, in cui le dissonanze di un timido pianoforte, affondate fra le onde dell’elettronica, colorano gli arpeggi tessuti dalla chitarra acustica, e da “Pele e ossi”, forse il pezzo più bello dell’intero album, poggiato su un delicato arpeggio di chitarra acustica e colorato dai fraseggi di una commovente chitarra elettrica. In chiusura, Toni Bruna ci regala un album dal lirismo enorme, una prova superba di paesologia musicale, raccontata con grazia ed eleganza. 


Giuseppe Provenzano

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