Enzo Favata – The Crossing (Niafunken, 2021)

Fiatista e compositore sardo con alle spalle un trentennale percorso artistico, Enzo Favata vanta un trentennale percorso artistico, costellato dalla pubblicazione di diciassette album a suo nome, collaborazioni di prestigio, l’attività di compositore per colonne sonore e quella di direttore artistiche dello storico Festival Musica Sulle Bocche. La sua natura di musicista in continuo movimento e la tensione costante nell’esplorare le connessioni tra jazz e musica tradizionale, lo ha condotto non solo ad esplorare nuovi territori sonori nell’intreccio con la musica contemporanea e il prog, ma anche a muoversi tra i suoi strumenti di elezione ovvero sax soprano e sopranino, e strumenti della tradizione con particolare riferimento alla Sardegna. Un intrigante istantanea del suo immaginario musicale e della sua capacità di sperimentare a tutto campo è certamente rintracciabile nel suo ultimo album “The Crossing”, il cui titolo programmatico evoca quegli attraversamenti sonori, quei passaggi spazio-tempo che caratterizzano il suo approccio alla ricerca musicale che dalle radici sarde tocca il jazz e il prog-rock degli anni Settanta per approdare all’elettronica e alla world music. Pubblicato a margine di due anni intensi di concerti tra Italia, Regno Unito, Asia e Sudamerica, il disco raccoglie sei brani, in larga parte, registrati dal vivo durante il tour del 2020 e vede Enzo Favata (sax soprano, theremin, tastiere e semples) affiancato da Pasquale Mirra (vibrafono, marimba midi e Fender Rhodes) Rosa Brunello (Fender bass) e Marco Frattini (batteria e percussioni) a cui si aggiungono gli ospiti: Salvatore Maiore, Marcello Peghin, Maria Vicentini, Ilaria Pilar Patassini e Zhan Qian, virtuosa dello guzheng, la cinese. L’album cattura in modo fedele l’atmosfera dei concerti e ci consente di scoprire il perfetto equilibrio e l’eccellente interplay tra i quattro strumentisti che compongono un quartetto atipico, ma in grado di muoversi abilmente attraverso universi musicali differenti. Ad aprire il disco è l’originale arrangiamento di “Roots” dei Nucleus di Ian Carr, seminale band inglese jazz-rock, e che Favata impreziosisce con gli archi e l’uso dei synth, nelle cui tessiture si inserisce il theremin. Dal repertorio del fiatista sardo arriva “Turn” nella quale l’elettronica compone una cornice all’interno della quale dialogano tastiere, organi e synth. Uno dei vertici del disco arriva con “Salt Way”, composizione dalle aperture world che evoca gli scambi commerciali e gli incontri sulla via del sale e ci conduce nel Corno d’Africa. Dalle sessions in studio arrivano l’intesa “For Turiya” dal repertorio di Charlie Haden e “Black Lives Matter” con il sax di Favata che giganteggia e incontra l’afrobeat di Fela Kuti, riportandoci alla memoria le lotte per i diritti civili di Steve Biko, Malcom X e quelle portate avanti dal movimento Black Lives Matter negli ultimi anni. L’ipnotica suite “Oasis” ci regala un viaggio sonoro di ben dodici brani e suggella un disco pieno di fascino e denso di brillanti intuizioni. 


Salvatore Esposito

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