L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini a Venezia ha rinnovato l’attenzione che ha sempre avuto per la musica del subcontinente indiano offrendo una rara opportunità per ascoltare esraj e tar shehnai, strumenti ad arco dell’India settentrionale.
Il 23 e 24 novembre 2021 ha ospitato Kirpal Singh Panesar che suona l‘esraj, variante recente del dilruba. Il progenitore di entrambi è il taus, o mayuri veena, riconoscibile dalla cassa di risonanza alla base dello strumento a forma di pavon (mayuri), fatto che trasforma tavola armonica e manico in una lunga “coda” di pavone su cui le corde vengono fatte suonare con un arco. È uno strumento fortemente legato ai sikh: la convinzione comune è che sia stato costruito nella prima metà del XVII secolo grazie Guru Hargobind, il sesto guru dei sikh, cercando di fondere i suoni delle corde metalliche che vibrano e del “canto” del pavone. Nella seconda metà del XVII secolo, Guru Gobind Singh, il decimo ed ultimo guru, fece in modo di introdurre una versione modificata del taus in modo da poter disporre di uno strumento più compatto e più agilmente trasportabile, con un manico che ospita venti tasti metallici.
Nacque così il dilruba che ha raggiunto una certa popolarità con i Beatles di "Within You Without You".
In seguito, l’esraj ha modificato ulteriormente la struttura del dilruba con cui condivide la relazione fra tre tipi di corde, quelle principali (quattro nell’esraj, sei nel dilruba), due-tre corde jawari (suonate “aperte”) e dodici-quindici corde sottostanti, taraf, che risuonano per “simpatia” quando quelle superiori vengono attivate dall’archetto. Si è diffuso nel Punjab e nel Bengala occidentale, all’interno della musica sikh e nell’interpretazione delle composizioni della musica classica indostana. Ha poi conosciuto un periodo di oblio ed è attualmente in uso soprattutto grazie a Rabindranath Tagore che lo rese obbligatorio per gli studenti del Sangit Bhavana, l’Istituto per lo studio della danza, del teatro e della musica fondato a Santiniketan nel 2019 dal premio Nobel.
Residente in Inghilterra, Kirpal Singh Panesar è oggi uno dei musicisti che continuano a sviluppare questa tradizione musicale ed affianca alla pratica del dilruba e dell’esraj quella del tar-shehnai. Quest’ultimo strumento è una variante dell’esraj: al cordofono originale viene aggiunto un risonatore di metallo a campana che
produce un timbro sonoro simile ad uno strumento a fiato, soprattutto all’oboe, da cui deriva anche il suo nome, letteralmente “oboe a corda”. Dal 1994, Kirpal Singh Panesar si è specializzato in tar shehnai e dilruba con i maestri Ustad Surjeet Singh (a sua volta allievo di Pandit Ram Narayan) e Ustad Gurdev Singh, studiando anche la doppia ancia shehnai con Ustad Bismillah Khan. A Venezia ha suonato insieme al fratello, il tablista Gurdit Singh Panesar.
La loro visita è stata organizzata in collaborazione con l’Università di Durham e, in particolare, con la professoressa Laura Leante che il 23 novembre ha realizzato alla Fondazione Giorgio Cini un’intervista di tre quarti d’ora con Kirpal Singh Panesar, ottima introduzione alla sua formazione musicale a cavallo fra Inghilterra e India e a come si suona il tar shehnai (per esempio ai minuti 11:15 o 21:15). Il concerto, il pomeriggio del 24 novembre, ha colpito subito gli ascoltatori per la straordinaria intesa fra i due musicisti che sul palco rivelano la loro fratellanza, a tratti vicina alla telepatia, al servizio di una perizia musicale che permette di veicolare un ventaglio infinito di emozioni cogliendone le più sottili sfumature.
Kirpal Singh Panesar ha scelto di cominciare suonando l’esraj e dedicandosi a un raga, il “Kirwani”, spesso associato alla terza parte del giorno e ad un andamento gioioso che percorre una scala equivalente a quella minore armonica della musica occidentale. Il ritmo proposto da Gurdit Singh Panesar è stato un 16/8, con ampio margine per innestare chiamate e risposte fra i due strumenti e cambi di tempo che hanno fatto assaporare la grande versatilità di entrambi i musicisti e la loro sensibilità. Il primo brano è stato percorso per circa quaranta minuti e così è stato anche per il secondo e conclusivo brano, questa volta un raga “Tilang”, di origine Carnatica, in cui prevale la modalità pentatonica. Questa volta Kirpal Singh Panesar ha arricchito la trama sonora con la sua propria voce, montando sull’esraj il risonatore di metallo a campana e trasformando quindi lo strumento in tar shehnai. Con l’aumentato volume e l’espressività dello strumento ha coinvolto il pubblico in un viaggio che ha alternato momenti di dolore e di felicità senza soluzione di continuità, portando le corde ad esprimere anche sonorità vicine alla vocalità umana e a suoni animali. Un viaggio spirituale offerto con intensità e toccante sensibilità.
Alessio Surian
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