Céu – Um gosto de sol (Warner, 2021)

“Um gosto de sol” è una canzone di Milton Nascimento e Ronaldo Bastos. Quando fu pubblicata nel 1972 la metafora del “sole”, dopo otto anni di dittatura militare, intendeva infondere ai brasiliani la speranza in un futuro migliore, lontano dalle ombre della violenza di stato. Ora che questa violenza è tornata ad affliggere il Brasile, nella scaletta del nuovo album, Céu l’ha collocata proprio al centro delle quattordici tracce incise nei mesi scorsi. È un brano introspettivo, qui reso essenziale (evitando le tastiere della versione originale), nel dialogo fra voce e chitarra e poi, nella parte finale, fra chitarra e suoni percussivi e ambientali che ben testimoniano l’intento del disco: offrire una selezione delle canzoni, dei timbri e dei versi (in portoghese e in inglese) che hanno maggiormente influenzato la formazione musicale e narrativa di Céu, sette dischi al suo attivo nell’arco di quindici anni sempre accompagnati da ampio sostegno da parte di critica e pubblico. La stessa Céu, nel presentare “Um gosto de sol”, ha parlato della necessità di condividere i propri “riferimenti artistici, rafforzare legami, veicolare amore. Diventare l’artista che sono diventata ha richiesto sommare tutti questi riferimenti accumulati nel corso della mia vita, ancora più presenti per me nei giorni della quarantena, divenuti respiro, fiamma accesa per evitare di perdermi”. Ne è venuto fuori un disco molto accessibile, allo stesso tempo uno spazio intimo e un esercizio di memoria collettiva, condiviso con compagni di viaggio decisamente in forma, a cominciare da Emicida con cui rivisita un classico del 2001 del Grupo Revelação con Xande de Pilares. Si tratta di “Deixa acontecer” (composta da Alex Freitas e Carlos Caetano) che nell’album “Nosso Samba Virou Religião” cantava spiritualità e corporeità del samba come “religione” e oggi continua ad offrire sentiero ideale per alternare un ritornello molto orecchiabile con strofe introspettive e dense di emozioni. L’altra collaborazione vocale perfettamente riuscita è quella con Russo Passapusso (BaianaSystem), qui in veste anche di arrangiatore, strappato per una volta ai suoi ritmi samba, hip-hop, reggae, a favore di una piacevole ed estiva riproposizione di “Teimosa” che ci riporta agli anni Settanta e alle composizioni di Antonio Carlos e Jocafi. Allo stesso tempo, il nuovo disco non manca di infondere nuova linfa in brani su cui si è accumulata un po’ polvere, anche del repertorio anglofono, basti ascoltare “I don’t know” dei Beastie Boys di “Hello Nastie” (1998), “Criminal” di Fiona Apple o “Paradise”, portata al successo nel 1988 da Sade, quando Céu aveva otto anni. Contribuiscono a reinventare ogni canzone quattro strumentisti d’eccezione, Lucas Martins e Andreas Kisser alle chitarre, Hervé Salters alle tastiere e Pupillo, che oltre a suonare percussioni e tastiere ha prodotto l’album. Per fare da apripista all’album Céu ha scelto il singolo “Chega Mais”, successo del 1979 cantato e scritto Rita Lee (a quattro mani con Roberto de Carvalho). Racconta Céu: “Rita Lee è fra le nostre grandi femministe, la donna della musica brasiliana che ha sempre tenuto testa ai ragazzi. Lei ha in mano tutto, la San Paolo che ha funzionato, quella in cui musica rock e brasiliana si fondono in una completa e perfetta antropofagia”. Le tracce legate al samba ne colgono almeno cinque distinti periodi, cominciando con compositori storici come Ismael Silva, Lamartine Babo e Francisco Alves, autori di “Ao Romper da Aurora”, registrato da Ismael nel 1957; prosegue con il João Gilberto di “Bim Bom”, il famoso lato B del singolo che nel 1958 lanciò con “Chega de Saudade” la Bossa Nova; arriva a due perle degli anni Settanta: al 1973 di “Teimosa”, e ad Alcione nel 1979 con “Pode Esperar”, composta da Roberto Corrêa e Sylvio Son, seguendo le impronte femministe nella narrazione della cantante maranhense. Ed approda al pagode del 2000 di “Deixa Acontecer”, innesco di una magnifica memoria a ritroso. 

 
Alessio Surian

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