Angélique Kidjo – Mother Nature (Decca Records, 2021)

Quattro Grammy, l’ultimo per il disco “Celia” (2019) con cui ha omaggiato un’altra straordinaria cantante, Celia Cruz, mostrando, una volta di più, la sua versatilità nel far interagire le musiche del Benin e dell’Africa occidentale con una varietà di generi. Due anni fa si trattava delle musiche afrolatine, ora riprende il dialogo con afrobeat, afro-pop, dancehall, hip-hop, alt-r&b, occasione per un ampio ventaglio di collaborazioni: dalle chitarre di Lionel Louéké, Joshua Moszi, Djessou Mory Kante, Joao Mota, Dominic James, Amnen Viana, alle voci di Burna Boy, Zeynab, Sampa Tembo, Ghetto Boy, Olu Fann, -M-. Il nuovo lavoro è accompagnato da un messaggio che Kidjo riassume così: “Per molti anni ho voluto creare musica che mi rendesse felice e che rispecchiasse quel che sono; ma nel corso del tempo ho cominciato a capire l’impatto che le mie canzoni hanno sulle giovani generazioni. Questo album nasce dal tentativo di sviluppare questo lato della musica cercando di capire come trasformare insieme le cose”: un anelito che prende in considerazione, in primo luogo, le crisi ecologiche e le discriminazioni sociali. Si comincia con la nuda voce che apre “Choose Love” e con il dialogo e le belle armonizzazioni vocali in inglese con la cantante zimbabweana-statunitense Shungudzo, che quest’anno ha pubblicato il suo primo album "I’m not a mother, but I have children", protagonista con Kidjo anche nella sesta e danzante traccia “Meant for Me”. “Shun ed io abbiamo cominciato a collaborare parlando di valori.” racconta Kidjo “Aveva trascorso del tempo in Africa con sua nonna, e abbiamo parlato di come lì i contadini condividano sempre quel che raccolgono con tutti gli abitanti del villaggio. Quando non sono i soldi e l’ambizione a guidarti, quel che conta è l’umanità”. “Dignity” vede entrare in azione la star nigeriana Yemi Alade, anche lei impegnata sul fronte sociale, fra i protagonisti musicali il 27 giugno 2020 di Global Goal: Unite for Our future. Con Kidjo dà voce al movimento giovanile che ha avuto il coraggio di denunciare la (corrotta) Special Anti-Robbery Squad (SARS) della polizia nigeriana. “In molti pensano che la violenza della polizia avvenga solo in America, ma è dappertutto. Questa canzone si oppone a queste brutalità, ma è anche un invito a trattarci reciprocamente con dignità, a trattare la natura con dignità, a trattare noi stessi con dignità”. Il brano che dà il titolo all’album (di cui esiste anche versione con Sting) è un chiaro invito a prestare attenzione alle crisi ecologiche e una chiamata all’azione: “Mother Nature has a way of warning us/A time bomb set on a lost countdown/Do you hear it, will you stop it, won’t you listen?”. E’ già una delle sue canzoni preferite anche dal vivo, l’esemplificazione di una musica che vuole restare accessibile e ballabile, ma senza rinunciare a veicolare messaggi di trasformazione sociale. L’ha scritta in collaborazione con suo marito Jean Hébrail e con la compositrice Jennifer Decilveo: “Voglio ispirare le persone a riflettere sulle loro connessioni con Madre Natura e quanto sia generosa la Terra nei nostri confronti. Senza la natura non esistiamo - ci nutre, ci fa crescere, e lo fa senza giudicarci. Anche quando l’offendiamo con le nostre industrie, continua ad essere sempre molto generosa con noi”. Il pezzo forte è “Africa, One Of A Kind,” condivisa con il trentenne cantante e compositore nigeriano, di stanza a Kumasi, in Ghana, Mr Eazi, maestro della Banku music, che fonde l’highlife ghanese con le armonie della musica nigeriana. “Mr Eazi ha messo all’inizio della canzone un sample preso dal brano di Salif Keita ‘Africa’ (che a sua volta prende a prestito una composizione di Joseph Kabasele, ndr). Avrei dovuto cantare quella canzone nel marzo scorso alla Carnegie Hall con Manu Dibango (purtroppo morto il 24 marzo 2020, ndr), ma il concerto è stato cancellato a causa del Covid. Avrebbe dovuto celebrare il Sessantesimo anniversario dell’indipendenza del mio Paese e di altri sedici Paesi della Francia, proprio due settimane dopo la mia nascita. La canzone pone una domanda ‘Are we really independent?’” 


Alessio Surian

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