Sergio Secondiano Sacchi, Storie e amori d'anarchie. Gli avvenimenti e le canzoni che raccontano un'idea di libertà e di rivolta, SquiLibri 2021, pp. 280, Euro 25,00 Libro con cd

Architetto di professione, agitatore culturale per passione, nonché attuale direttore artistico del Club Tenco, Sergio Secondiano Sacchi è anche un eccezionale ideatore di progetti musicali, basti pensare ai pregevoli dischi collettivi “Il volo di Volodja” dedicato a Vladimir Vysotskij o a “Omaggio” con le canzoni di Pablo Milanés, o ancora ai tanti spettacoli portati in scena con Cose di Amilcare e i recenti volumi “Multifilter. Mito e memoria del padre nella canzone” del 2017 e “Vent'anni di Sessantotto. Gli avvenimenti e le canzoni che raccontano un'epoca” del 2018, entrambi editi da SquiLibri con quest’ultimo uscito per la collana “I Libri del Club Tenco”. Proprio questa collana si è arricchita di recente di un nuovo volume “Storie e amori d'anarchie. Gli avvenimenti e le canzoni che raccontano un'idea di libertà e di rivolta”, firmato da Sergio Secondiano Sacchi. Il volume nasce come estensione editoriale dello spettacolo “Cançons d’amor i d’anarquia” e presentato per la prima volta a Barcellona al Teatre Joventut e, poi, ripreso anche in Italia ed, in fine, diventato anche un film-documentario ad opera di Carlos Benpar. Come scrive l’autore nell’introduzione, il libro racconta “(…) a volte con dovizia di particolari, le vicende storiche e umane che stanno dietro le canzoni. E soprattutto gli amori per una causa che è al contempo fede assoluta: l’Anarchia. Se ingiustizie e volontà di riscatto spingono alla lotta e all’odio di classe, è solo l’amore per un ideale che permette a tante persone di metter in gioco la propria esistenza, a volte sacrificandola. Ma il modello di Anarchia idealizzato non è mai univoco e cambia a seconda delle diverse situazioni (…)”. Il volume offre, dunque, una ricostruzione dettagliata dei fatti storici legati alle canzoni, partendo dall’Ottocento con il fermento politico e culturale che animava la Comune di Parigi, alle ferite lasciate dalla Grande Guerra che portarono alla nascita in Europa dei regimi dittatoriali con particolare riferimento alle vicende della Guerra di Spagna che vide sconfitti combattenti provenienti da diverse nazioni, animati dal medesimo desiderio di libertà. Ci sono, poi, i ritratti di personaggi come Buenaventura Durruti e Joe Hill, ma anche Pietro Gori e i suoi compagni espulsi dalla Confederazione Svizzera, e quel Giuseppe Pinelli che una sera, mentre a Milano c’era caldo “ad un tratto cascò” da “un quarto piano in questura” durante un interrogatorio per le indagini sulla strage di Piazza Fontana. Figure che hanno segnato la storia del pensiero libertario e che non possono essere cancellate dalla memoria collettiva. Duecentosettanta pagine fitte di racconti, analisi e riflessioni in cui Sacchi con voce affabulativa ma anche sarcasmo e lucidità ci conduce per mano alla scoperta di come con le canzoni “si fan rivoluzioni”, il tutto intercalato dai disegni del grande Sergio Staino. In allegato al volume, non manca il disco con i ventuno brani tratti proprio dallo spettacolo da cui ha preso vita il progetto editoriale. L’ascolto è foriero di numerose belle sorprese a partire dall’iniziale “Inno della rivolta” proposto da Julyen Hamilton e Scraps Orchestra, per toccare le magistrali interpretazioni di Joan Isaac in “Settimana di Sangue”, “Sacco e Vanzetti” e la struggente “A Margalida” o quelle altrettanto toccanti di Peppe Voltarelli in “Né Dio, né padrone”, “Addio Lugano Bella” e “Gli anarchici”. Una menzione speciale va ad Olden per la toccante “O Gorizia” e a Juan Carlos “Flaco” Biondini che pennella con Vittorio De Scalzi “El Señor Buenaventura”. Le versioni corali di “A Las Barricadas” e “Here’s to you” dal repertorio di Joan Baez completano un disco pieno di storia e fascino da ascoltare fino in fondo. Insomma Sergio Secondiano Sacchi ci offre una ulteriore ed importante occasione per riflettere sulla storia del pensiero libertario e l’anarchia, in un momento storico in cui l’oscurantismo e le pulsioni dittatoriali sembrano ritornare sempre con maggior frequenza. 


Salvatore Esposito

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