Consegnato alla memoria collettiva come l’anno della contestazione studentesca, della Primavera di Praga e delle barricate di Parigi, il 1968 ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella storia contemporanea, non solo perché il fermento che attraversò in tutto il mondo quei dodici mesi affondava le sue radici nelle istanze del Movimento per i Diritti Civili di qualche anno prima, ma anche per la sua portata che si estese negli anni successivi. A distanza di cinquant’anni si conta, ormai, una sterminata bibliografia su questo periodo storico, tuttavia ben pochi sono i libri che sono riusciti a coglierne nel profondo la sua articolata complessità, evitando di cadere nel taglio nostalgico ed accettando la sfida di tentare il racconto alle generazioni successive. Ci era certamente riuscito, pagando il pegno del taglio autobiografico, uno dei protagonisti, Mario Capanna con “Formidabili quegli anni” prima e con “Lettera a mio figlio sul Sessantotto”, dieci anni dopo. Ancor di più coglie nel segno il libro con due cd “Vent’anni di Sessantotto. Gli avvenimenti e le canzoni che raccontano un’epoca”, curato da Sergio Secondiano Sacchi, Sergio Staino e Steven Forti ed edito da SquiLibri per la nuova collana “I Libri del Club Tenco” (della quale abbiamo già trattato con dovizia di particolari il prezioso volume di Luciano Ceri dedicato a Giorgio Gaber). Nell’arco di quattrocentocinquanta pagine e due dischi con ben quarantacinque brani, questo volume ha il pregio di restituire integra l’essenza e lo spirito che animava quei giorni, quei mesi e gli anni a venire. Un racconto corale e multilivello nel quale si intrecciano ricostruzione storica, arte figurativa, cultura e musica, mescolando avvenimenti, cronaca, ricordi, parole, disegni, fumetti e canzoni. Accolti dalle presentazioni di Sacchi e Staino, il testo entra subito nel vivo con la corposa sezione “Avvenimenti” in cui, senza la pretesa dell’enciclopedismo didascalico, vengono ripercorsi in modo diacronico gli eventi principali del Sessantotto, quelli che lo anticiparono (la contestazione degli studenti del Free Speech Movement di Berkeley del 1964) e soprattutto le sue estensioni, a partire dal 1969 con l’”Autunno Caldo”. Laddove emerge il ritratto di un Italia sospesa tra le contraddizioni, i lasciti del Dopoguerra e il crescente fermento politico, in parallelo lo sguardo si allarga a tutto il mondo dalla Primavera di Praga al Maggio Francese, dall’Albania con il regime comunista di Enver Hoxha al Portogallo, dal Nicaragua al Giappone, con le strisce, i disegni e i fumetti di Staino ad intercalare il tutto. Protagonisti sono i giovani nelle cui vite irrompe il desiderio di mettere in discussione tutto: dalla politica all’economia, fino a toccare la società che li circonda. Chiedono un mondo migliore, si mobilitano per dire no alla guerra in Vietnam, ma soprattutto vivono nel profondo il senso della collettività. A completare il volume sono il ricco approfondimento sulle canzoni firmato da Sacchi e l’interessantissima analisi storica di Steven Forti. Nonostante la presenza di qualche refuso, quello che importa è l’efficacia di questo libro nell’offrire al lettore un racconto appassionante nel quale la musica non è la colonna sonora ma assume un ruolo centrale. In quegli anni, infatti, a fare da contraltare alla scena mainstream si ebbe la riscoperta della musica tradizionale, lo sbocciare della canzone di protesta e delle sperimentazioni. Tutto questo e molto di più è presente nei due dischi allegati nei quali trovano posto brani del passato e nuove riletture, offrendoci il racconto in musica di quegli anni. Da segnalare ci sono certamente la bella resa de “La Storia” di Francesco De Gregori, “Valle Giulia” di Paolo Pietrangeli proposta da Alessio Lega, l’intensa “They Killed Him” di Kris Kristofferson interpretata da Cece Giannotti e Wayne Scott che ci regala “Chicago” di Graham Nash. Non è tutto. Non mancano, infatti, grandi sorprese come l’emblematica versione strumentale che Alessandro D’Alessandro fa di “Azzurro” di Paolo Conte, le esplorazioni sonore della Scraps Orchestra in “Rosso d’uovo” e l’oscura “Combat” di Tito Schipa Jr. reinterpretata per l’occasione da Peppe Voltarelli. In un momento in cui sovranismo, intolleranza ed estremismi di destra stanno tornando sulla scena politica e sociale, questo libro si pone come un opera necessaria nell’illustrare l’importanza, l’attualità e la necessità della lezione civile del Sessantotto. Ora più di allora, è necessario riscoprire il desiderio di cambiare il mondo e smuovere la coscienza collettiva in nome di una battaglia necessaria per libertà e l’eguaglianza.
Salvatore Esposito
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