Ensemble Bezmârâ – Saray ve Musiki, Istanbul (Turuncu, 2021)

Quel Topkapı Saray che il turista visita oggi a Istanbul era un tempo la corte ottomana, detta semplicemente Saray (“Palazzo”) oppure anche Bâb-i Hümâyun (“Sublime Porta”). Oltre ad essere la residenza dei sultani, il Saray era il centro della vita artistica, culturale e musicale del vastissimo impero, da qui il titolo che può essere tradotto con “Il palazzo e la musica”. A differenza di altre musiche d’arte (maqâm) del mondo mediorientale e centroasiatico, la musica d’arte del mondo ottomano ci è arrivata sia per trasmissione orale sia attraverso manoscritti che usano varie forme di scrittura musicale: in questo CD si ascoltano brani transnotati in notazione occidentale dal sistema alfanumerico inventato dal principe moldavo Demetrius Cantemir (1673-1723), detto alla turca Kantemir o Kantemiroğlu, ed esposto nel suo trattato intitolato Kitâbu ‘Ilmi’l-Mûsiki ‘ala Vech’ al-Hurufât (“Libro sulla scienza della musica secondo la notazione alfabetica”), composto mentre viveva a Costantinopoli tra il 1700 e il 1703. Il lettore non si spaventi: il suo sistema di scrittura è detto alfanumerico semplicemente perché unisce i nomi delle note, espressi nelle loro lettere iniziali (ad esempio r per rast, oppure b per buselîk) alla loro durata espressa in numeri. L’Ensemble Bezmârâ, diretto da Fikret Karakaya, si è dedicato sin dalla seconda metà del 1990 alla ricostruzione di strumenti musicali caduti in disuso, grazie alle testimonianze iconografiche, e all’esecuzione di musica antica che in questo caso proviene dalla raccolta di brani del principe Cantemir e da un brano trascritto dal giovane Wojciech Bobowski (1610?-1675) alias ‘Ali Ufukî Bey. Dati i tempi che corrono, è bello notare come l’Ensemble Bezmârâ, giunto qui alla sua nona pubblicazione, sia rimasto quasi identico sin dalla sua formazione iniziale con Fikret Karakaya, arpa çeng e direzione; Ahmet Altınkaynak, flauto ney; Kemal Caba viella
kemânçe; Bekir Baloğlu, liuto a manico corto ‘ûd; Akgün Çöl liuto a manico corto şehrud; Furkan Resuloğlu, liuto a manico lungo kopuz; İhsan Özer cetra percossa santûr; Serap Çağlayan cetra pizzicata kanûn; Kâmil Bilgin timpani nakkare. I pregi di questo disco, realizzato con la Maltepe Üniversitesi, consistono innanzitutto nel poter ascoltare il suono raro di strumenti antichi desueti, come l’arpa aperta çeng, il particolare kemânçe (che non è il kemence-i rumî che si ascolta di solito) e i liuti şehrud e kopuz. Il disco propone un’antologia fior da fiore di brani tratti dalla raccolta di Cantemir, quasi sempre articolati nella struttura: prima stanza (hâne), ritornello (mülazime, teslîm), seconda stanza, ritornello, terza stanza, ritornello e quarta stanza (con possibile cambio di ciclo ritmico) conclusa dal ritornello. Come in una suite di corte le composizioni sono intervallate da improvvisazioni (taksim) dei singoli solisti. Si inizia con il delicato e incantevole “Sipihr Peşrev”, composto dallo stesso Cantemir, per proseguire poi con il Buselik Peşrev “Feth-i Bağdad”, di Anonimo, concluso da una improvvisazione (taksim) sul kopuz. Si prosegue poi con il “Buselik-aşiranı Peşrev” composto da Çengî Mustafa, al quale segue una improvvisazione (taksim) sul santûr. Le composizioni ricominciano con il “Pençgâh Peşrev “Gülistan”, di Anonimo seguito da un’improvvisazione sull’arpa çeng. 
Da qui si passa al “Rast Peşrev “Rast-ı Murassa” di Anonimo, seguito dal “Segâh Peşrev”, composto da Şerif Çelebi, concluso da una nuova improvvisazione, stavolta sul flauto ney, eseguita da Ahmed Şahin, ex componente dell’Ensemble intervenuto per l’occasione. Le composizioni riprendono con il “Bayatî Peşrev” di Anonimo e con il “Hüseynî Peşrev”, composto da Şehzâde Korkut (1467-1513), agli albori della musica ottomana. Si ha poi un’improvvisazione sul liuto a manico lungo tanbûr fatta in omaggio al compositore del brano successivo l’”Acem-aşiran Peşrev” di Angeli tanburî (m. 1690?) che, come dice il nome, fu un suonatore di tanbûr. Si passa quindi a un taksîm al şehrud, dal registro davvero grave. Concludono il disco tre composizioni: il “Şehnaz Peşrev” attribuito a degli “hintliler”, un “Uzzal Peşrev” di Anonimo e il danzante “Uzzal Sâzende-semâîsi” di Anonimo, che proviene dalla raccolta londinese (mecmûa) di Bobowski. Grazie a questo prezioso disco l’ascoltatore ha l’occasione di compiere un affascinante viaggio nel tempo filologicamente corretto e dall’esecuzione accurata. Purtroppo si porrebbe la questione della prassi esecutiva, tipica di ogni musica antica, che potrebbe essere più libera, sciolta e ricca di ornamentazioni, ma la questione sparisce di fronte alla bellezza del tutto. Info alla pagina facebook dell’ensemble e a karayafikret@yahoo.it


Giovanni De Zorzi

Posta un commento

Nuova Vecchia