Tommaso Starace – The Power of Three (Music Center, 2020)

Nato a Milano, ma da lungo tempo di base in Inghilterra, Tommaso Starace è un sassofonista e compositore di grande talento con alle spalle un articolato percorso artistico, costellato da prestigiose collaborazioni accanto ad artisti internazionale, tra cui, Billy Cobham, Dave Liebman, Kenny Wheeler, Stan Sulzmann, Jim Mullen, Jonathan Gee e gli italiani Paolo Pellegatti e Gianni Giudici. Parallelamente molto intensa è stata anche la sua attività discografica con diversi album, pubblicati a cadenza regolare e tra i quali spiccano i più recenti “Italian Short Stories” del 2014, “From a Distant Past” del 2016 e il più recente “Narrow Escape” del 2019. A caratterizzate la cifra stilistica dell’artista italo-australiano è la costante tensione verso la ricerca che lo ha condotto a muoversi dai territori dell’hard-bop degli esordi, alla ricerca di un approccio timbrico sempre più personale, elemento questo che risalta quando lo ritroviamo alle prese con gli standard in cui risalta tutta la sua capacità di muoversi tra sperimentazione e linguaggi contemporanei. A dimostrazione di ciò, basta ascoltare il suo nuovo album “The Power of Three” in cui esplora la dimensione espressiva del trio con la complicità di due strumentisti di grande spessore: Jim Watson (piano), il cui stile espressivo spicca per capacità interpretativa e swing nell’approccio allo strumento, e Laurence Cottle (basso elettrico), impeccabile nel costruire le strutture ritmiche in cui si inseriscono il pianoforte e il sax. Registrato in presa diretta, sfruttando la particolare acustica della Chapel Arts Gallery di Cheltenham, il disco raccoglie dieci brani, di cui nove riletture e la composizione originale “Nina” firmata dallo stesso Starace. Destreggiandosi tra sax soprano e tenore, il sassofonista italo-australiano ci accompagna alla scoperta del suo immaginario musicale in cui si intersecano standard jazz e classici del pop internazionale componendo un mosaico dai colori caldi ed avvolgenti, proprio come il sound senza tempo che permea il disco e frutto di un attentissimo lavoro di ripresa sonora. Aperto dalla sinuosa melodia di “Lighting Up The Candles” di Stevie Wonder in cui il sax di Starace dialoga magistralmente con il pianoforte di Watson, il disco ci regala subito uno dei suoi momenti più entusiasmante con “Del Sasser” di Sam Jones con l’eloquio brillante della voce melodica sostenuto dalla perfetta tessitura ritmica in cui si inserisce il contrappunto del piano. Si prosegue con l’irresistibile funky di “This Here” di Bobby Timmons che fa da preludio alla superba versione di “Got a Match?” del mai troppo celebrato Chick Corea e che rappresenta il vertice di tutto l’album con il rovente interplay tra Starace e Watson con quest’ultimo che si lancia in una imperdibile improvvisazione in cui si inserisce il sax con tutto il suo magmatico carico espressivo. La dolcissima “Nina” firmata dallo stesso sassofonista italo-australiano ci schiude le porte alla bella sequenza con il tema di “Once Upon a Time in America” di Ennio Morricone, una gustosa “Brasilian Like” di Michel Petrucciani e la scintillante improvvisazione su “Segment” di Charlie Parker. Chiude il disco “Napule è” di Pino Daniele con Starace che giganteggia al soprano evocando la voce intensa del cantautore napoletano e producendosi in un solo cantabile ed avvolgente, a cui seguono gli spaccati improvvisativi di basso e pianoforte. Una conclusione perfetta per un disco pieno di grande musica. 


Salvatore Esposito

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