Christine Salem – Mersi (Blue Fanal, 2021)

“Mersi” è un album insieme poetico e dai messaggi forti e diretti. Ascoltare la nuda voce di Christine Salem nel brano che chiude l’album e che dà il titolo al disco trasmette la consistenza e la ricchezza timbrica del canto, la nettezza con cui ogni parola viene offerta e la capacità di modulare ciascuna secondo una precisa emozione che trova il suo posto in una geometria bilanciata e dinamica al tempo stesso; sincronizza sulla pulsazione di un’isola bagnata dall’Oceano Indiano, La Réunion, al ritmo di una preghiera maloya, canto e danza nati nelle piantagioni di canna da zucchero, dialogo fra percussioni, voce solista e coro. La stessa nitida e calda voce a cappella apre l’album con “Anou”, ode agli antenati, a chi attraversa le nostre vite e le nostre parole da un’altra dimensione. Sorpresa: qui il coro, la risposta, energizzante, alla voce arriva in primo luogo dalla chitarra elettrica, prima in chiave ritmica, poi dando ali alla linea melodica, un innesto inusuale per i gruppi maloya, tradizionalmente acustici e costruiti sull’asse voce-percussioni. E l’innovazione non si ferma qui, perché i vari brani è determinante anche il contributo di Frédèric Norel al violino e violino elettrico a cinque corde. Chitarrista e violinista hanno contribuito ad arrangiare dodici (dei tredici) brani dell’album insieme alla quinta musicista del quintetto, la percussionista Anne-Laure Bourget: «Christine ci lascia una libertà completa, ci fa sentire molta fiducia.» racconta «Poi, però, sul palco, ci sorprende sempre, non si sa mai quel che può succedere». Da questo atteggiamento aperto nascono brani come “Laye Layé” che vedono a braccetto ritmi maloya e sega. L’innesto degli strumenti a corda non va mai a discapito della dimensione corale della musica e l’idea di un canto che riflette un sentire comune è ben veicolata dal video che presenta “Tyinbo”: ad incorniciare e dare corpo alle strofe cantate sono decine di volti donne che marciano insieme. Il ritornello si rivolge a tutte le donne ripetendo “Tyinbo, tyinbo ali for”(sii forte, resisti) ed interseca la voce di Christine Salem con quella del percussionista Jacki Malbrouk, stigmatizzando la cultura che genera violenza domestica ed offrendo sostegno di chi la subisce. Christine Salem viene dal quartire Camélias, a Saint Denis dove continua a partecipare alle cerimonie tradizionali (“Mangavo”, guidata dal violino rimanda a quelle Kabaré) e agli incontri di maloya che sono sia forme di narrazione dell’attualità e di denuncia sociale, sia momenti di spiritualità condivisa. Racconta così il suo approccio al creare canzoni: «Ho sempre composto in modo molto istintivo. Sono sempre in ascolto di tutti i suoni! A volte, quando arriva l’ispirazione, sono costretta a fermarmi per strada o in cucina per registrare. Non avendo studiato musica, mi mancava la fiducia in me stessa quando mi trovavo a suonare con altri musicisti. Ho imparato molto dagli altri. L’incontro con il chitarrista Sébastien Martel è stato molto importante. Nonostante abbia studiato, non è un musicista convenzionale ed ha saputo incoraggiarmi e, a suo modo, rassicurarmi. Io vengo dalla maloya che ho imparato per strada dagli otto anni. È qualcosa che gli altri musicisti ti trasmettono, ma è anche innata, e in noi. Ti abita o non ti abita. E’ una trance che non si può spiegare davvero. Ho sempre composto canzoni suonandole sulla chitarra o sul piano ed ora ho sentito il desiderio di spingere più in là il rapporto con la chitarra, di mescolarla alla maloya e alle altre musiche che amo, insieme al violino». Da Femi Kuti a Salif Keïta a Camille, Sébastien Martel mostra in ogni collaborazione musicale una capacità di ascolto e proposta che si rinnova di volta in volta. Così è stato anche con il gruppo Moriarty in cui è avvenuto l’incontro con Christine Salem che poi aveva avuto modo di coinvolge il chitarrista nel suo primo album “Larg Pa Lo Kor”, nel 2015. Se la maggior parte dei brani sono cantati nella lingua creola de La Réunion, “Why War” presenta un testo in inglese che è un appello alla pace, composto la sera degli attentati a Parigi il 13 novembre 2015. 


Alessio Surian

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