Terre del Sud – Streghe, pandafeche, mazzemarelle e altre storie (Autoprodotto, 2020)

L’ensemble Terre del Sud nasce nel 2003 dall’incontro tra un gruppo di amici accomunati dal desiderio di rileggere e valorizzare la tradizione musicale dell’Italia Meridionale ed in particolare dell’Abruzzo. Dopo aver debuttato nel 2008 con il disco omonimo, il gruppo ha compiuto un interessante percorso di ricerca che li ha condotti progressivamente ad approdare a composizioni originali nelle quali ritmi e melodie di matrice tradizionale si sposano a testi che mescolano leggerezza, impegno politico e sociale. In questo senso determinati nella crescita della formazione abruzzese sono stati certamente i vari avvicendamenti nella line-up, guidata da Mimmo Spadano (voce, chitarra acustica, chitarra battente) e attualmente composta da Martina Spadano (voce, castagnette), Peppe Tetiviola (flauto traverso, fiati etnici, cori), Stefano Andretta (mandolino, basso acustico, chitarra, cori), Tino Santoro (voce, tamburi a cornice, percussioni) e Vincenzo De Ritis (fisarmonica, cori). A distanza di tre anni dalla pubblicazione de “Dalla Majella ai Trabocchi”, il gruppo torna con "Streghe, pandafeche, mazzemarelle e altre storie”, quinto album del loro percorso artistico, nel quale hanno raccolto dodici composizioni originali a cui si aggiungono la filastrocca introduttiva e la rilettura di un brano tradizionale. Si tratta di un lavoro che ruota intorno a quell’insieme di credenze, miti e riti che caratterizzava il mondo contadino legato al ciclo delle stagioni, animato da un forte senso della religiosità come dalla superstizione e segnato dal lavoro nei campi e dalla povertà. Dal punto di vista prettamente musicale, il disco si caratterizza per arrangiamenti acustici costruiti essenzialmente sull’utilizzo di strumenti della tradizione con fiati, corde e mantici che dialogano sostenuti dal ritmo scandito dai tamburi a cornice, il tutto impreziosito dagli interventi di Fabrizio Fabiano al violoncello. Aperto dalla filastrocca dedicata a lu mazzemarelle, spiritello dispettoso frutto della fantasia popolare che ritroviamo protagonista della trascinante “Tarantella de lu mazzemarelle”, il disco entra nel vivo con il crescendo di “Malocchio” nel quale la formula magica per combattere gli effetti negativi dell’invidia. Se “Briganti o migranti” indugia nello stereotipo del brigante in debito con l’immaginario di Eugenio Bennato, la successiva “Gilda e Antonietta” apre uno spaccato sulle lotte dei partigiani della Maiella durante la Seconda Guerra Mondiale con la storia di due donne, addette alle cucine, che si prodigarono nel fornire munizioni ai combattenti. Si ritorna alle credenze popolari con “La pandafeche”, in cui al centro del brano vi è il racconto di uno spettro notturno, una sorta di manifestazione onirica della tradizione popolare abruzzese, e la storia oscura de “La 'zengara nere” che “mischia le carte e spariglia le sorti” e si aggira a Lanciano alla disperata ricerca del figlio ucciso dai militari tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. La bella rilettura di “Tarantella napoletana” ci introduce a “Brucia Strega”, nella quale è racchiusa la vicenda seicentesca di Ernestina di Giulianova, accusata di essere una strega e bruciata al rogo, e “Tarallucci e vine” in cui si canta dell’ospitalità tipica dell’Abruzzo. Le ballate narrative “La leggenda della Ritorna” e la storia del brigante “Domenico Cannone” ci accompagnano verso il finale con la simpatica “Il gatto di Clò” e la dolce ninna nanna “Ninnelia” che chiude il disco. Insomma, “Streghe, pandafeche, mazzemarelle e altre storie” è un disco ben strutturato che rappresenta certamente un punto di arrivo e ripartenza per l’ensemble Terre del Sud. 


Salvatore Esposito

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