Flo – 31Salvitutti (Arealive, 2020)

Flo torna con un nuovo album e non delude. Anzi, prende sempre più forma e sostanza: di canzone in canzone, di palco in palco, di esperienza in esperienza, di viaggio artistico in viaggio artistico, di incontro in incontro. La sua vicenda musicale e cantautorale si definisce ogni volta di più: diventa più nitida come in una polaroid vecchia maniera. La foto che ne viene fuori è perfettamente a fuoco, risplende senza bisogno di abbagliare. Insomma, senza ricorrere necessariamente a chissà quale paragone, qua siamo di fronte ad un album intenso, profondo senza essere mai neanche per un attimo pesante; ricco senza lusso volgare; elegante e maturo, pieno di passione senza perdere mai l’equilibrio, straboccante di suoni ma con un sound e un andamento riconoscibili e vivi. La bellezza delle soluzioni musicali – e qui va gridato davvero “bravo!” (con l’accento sulla o) al produttore artistico francese Sebastian Martel che ha composto i brani insieme con Floriana – è incontrovertibile; sono soluzioni autorevoli potremmo dire. E contemporanee. Infatti, tutte le volte che sembra proporre vie più tradizionali (dal blues alle tammurriate, dagli andamenti latini ai colori metropolitani, ecc.), il disco sorprende per invenzioni sonore e ritmo essenziale. I dischi di Flo in realtà – anche quelli precedenti – spingono proprio a partecipare, a parteggiare per i protagonisti delle storie narrate. Qua siamo di fronte a canzoni d’autore al più alto grado; potremmo dire d’autrice ed è questo un termine che ci piace. Ma non vorremmo così ghettizzare un’artista che nella musica d’arte italiana è ai livelli dei più grandi, maschi o femmine che siano. Ad aiutarci ad apprezzare le sue canzoni interviene soprattutto la voce, fatta di istinto ma anche di grande studio. Flo non solo canta divinamente e senza inutili ghirigori (ma perché fate i ghirigori quando cantate, amiche cantautrici? Sì lo so: non tutte, anzi per fortuna sempre di meno; ma per chi insiste vi prego: fateci sentire la vostra bella voce senza birignao, grazie! Ne guadagneremmo tutti), ma lo fa con stile, con sapienza, “interpretando”; la sua esperienza d’attrice si sente eccome. Flo canta e fa onore al bel canto italiano; dà vita alle sue storie “recitando” in musica, senza però bisogno di scomodare ogni volta Brecht, come in qualche caso ci capita di ascoltare. E infine – e soprattutto – scrive bene. Scrive canzoni importanti, intelligenti, impegnate, dirette. La sua narrazione affascina e arriva senza inutili mediazioni. Brani come il singolo "L’uomo normale" sono sintesi perfette della realtà. Erano anni che non veniva descritto perfettamente non solo un piccolo borghese – un italiano medio si dice adesso – ma anche il danno che può fare: a se stesso e a chi lo circonda; anzi, alla società tutta. E che modo delicato e straziante è stato trovato per raccontare il dramma delle spose bambine in "Per guardarti meglio", con le drammatiche citazioni di "Cappuccetto Rosso". E un attenzione particolare viene data a Napoli, in "Miracolosa anarchica" e "Radio Volkan"; sono canzoni che in fondo parlano d’amore ma anche della corsa che libera tutti: quel 31salvitutti che invoca e promette un cambiamento, un mutamento, una salvezza che riguarda tutti ma che può passare solo attraverso l’esplorazione, l’incontro con realtà nuove: sono mille le gabbie che ci costruiamo e che ci rassicurano. Le più pericolose sono quelle piene di tepore e bellezza. E invece no: quel famoso tunnel non va mai arredato. Quello lo fa “l’uomo normale”. Per salvarsi bisogna andare avanti, bisogna sperimentare il nuovo, andare incontro anche al dolore e alla consapevolezza del mondo intorno a noi. Flo lo fa benissimo, con determinazione. Dovremmo essere felici che esista tanta eccellenza artistica e artigianale nel mondo della canzone italiana, come è il caso di Flo. E dovremmo tutti operare affinché tutto questo lavoro di artisti come lei non venga sentito solo nella Radio di un vulcano. Anche se, per fortuna, è davvero una radio libera. 


Elisabetta Malantrucco

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