Bandé Gamboa – Horizonte. Revamping Rare Gems from Cabo Verde and Guiné-Bissau (Pura Vida Sounds, 2020)

In via Porro 4 a Pavia c’è la scuola primaria “Cabral”, in memoria di Amílcar Lopes da Costa Cabral, fondatore del Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC), che portò la Guinea-Bissau e le isole di Capo Verde all’indipendenza dal Portogallo attraverso una lotta ventennale in cui perse la vita. È un esempio quasi unico, in Italia e in Europa, di memoria di questo straordinario leader e politico guineense, nato a Bafatá quasi cent’anni fa. Benvenuto, quindi, il bellissimo album che Bandé-Gamboa gli ha appena dedicato con canzoni che ne ricordano le idee e l’azione. Raccogliendo lo stesso spirito che unì Guinea-Bissau e le isole di Capo Verde nella lotta per l’indipendenza, anche questo omaggio musicale ad Amílcar Cabral vede protagonisti musicisti di primo piano sia della Guinea-Bissau, sia di Capo Verde. L’idea è stata quella di dar vita ad un album che tornasse al repertorio che ha accompagnato l’indipendenza raggiunta fra 1973 e 1975 con due formazioni di musicisti già molto apprezzati, da generazioni diverse: il gruppo di Capo Verde si è concentrato sui ritmi “funaná”, mentre quelli della Guinea-Bissau si misurano con le tante declinazioni del genere “gumbé” (un ibrido sorto negli anni Cinquanta di tina, tinga, brocxa, kussundé, djambadon e kunderé), così come ben documentano le informazioni nel libretto del CD e il film sulla genesi dell’album. I protagonisti e direttori musicali sono due bassisti. I quattordici musicisti della Guinea-Bissau (nelle prime sei tracce) sono diretti da Juvenal Cabral, nato in Mozambico e in una famiglia impegnata nella lotta anticoloniale, poi cresciuto – dagli otto anni in Guinea proprio nel periodo in cui la musica diveniva veicolo di identità nazionale, in particolare con lo stile ed album come “Cambança” dei Super Mama Djombo e, quindi, lui stesso protagonista nel 1990 della registrazione del primo disco dei Tabanka Djaz: dopo altri quattro dischi, rimangono un punto di riferimento della musica lusofona. Per i dodici musicisti di Capo Verde, da Mindelo (isola di San Vicente) si è messo a disposizione Lúcio Vieira: nel 1984 è emigrato in Portogallo, dove ha lavorato per stelle come Paulino Vieira, Cesária Évora, Tito Paris e Bana. Gli anni Novanta del secolo scorso l’hanno visto protagonista di collaborazioni con Tino Trimó, Justino Delgado e Paulo Flores, e, a Lisbona, con General D, Melo, Sétima Legião Maimuna Jalles. E’ fra i protagonisti del gruppo “Ébano” che guarda anche all’ house, al jazz e all’improvvisazione. Come direttore musicale collabora regolarmente col produttore e dj Francisco “Fininho” Sousa che ha dato vita a questo progetto a partire da un’idea del dj francese Guts. Gli studi Camaleão e Djairsound sono stati utilizzati per le prove, prima di confluire nello studio Namouche (a Lisbona), fra le capaci mani e le attrezzature digitali di Eduardo Vinhas e Bernardo Centeno. E così “Horizonte” è proprio quel che promette il titolo: rispolvera, quasi fosse una compilation, le vecchie gemme e da vita a nuove registrazioni di gruppo che rivelano creatività e perizia strumentale. Per l’album sono stati selezionati dodici brani, trainati da “Dunia Bé Tené”, esplicito inno ad Amílcar Cabral, pubblicato già ad Aprile 2020, un paio di mesi in anticipo rispetto all’album, splendidamente assortito e in grado di generare una bella serie di remix: Detroit Swindle ha lavorato su “Pé di Bissilon”, “Nôs Tabanka”, invece, è stata re-incorniciata da Batida, mentre “Citi Ku Liti” ha visto all’opera Poirier.  


Alessio Surian

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