Jenny Sturgeon – The Living Mountain (Hudson Records, 2020)

Cime brulle e arrotondate, altopiani e profonde valli battute da venti impetuosi, fiumi e torrenti, boschi, distese di terra fertile e fauna varia ma anche villaggi, ricettività turistica e complessi sciistici: sono i paesaggi offerti dal Parco Nazionale dei Cairngorms, istituito nel 2003 nella Scozia nord-orientale, il cui nome deriva dalla omonima massiccia catena montuosa. “L’artico della Gran Bretagna”, come lo definisce lo scrittore Robert McFarlane. L’esperienza sublime di vivere questi luoghi è stata raccontata con mirabile profondità in “The Living Mountain” (“La montagna vivente”), da Nan Shepherd (1893-1981), scrittrice e poetessa, nata e vissuta nella regione dell’Aberdeenshire, insegnate di letteratura inglese al college. Scritto durante la Seconda guerra mondiale, “La montagna vivente” rimase in un cassetto fino alla sua pubblicazione nel 1977. Il lavoro svela l’essenza dei Cairngorms, il paesaggio e la sua formazione geologica, la flora e la fauna, le acque e le intemperie, ma soprattutto la gioia di vivere nella natura; è diventato uno dei testi più belli dello stare dentro la natura, una potente combinazione di riflessioni poetiche, filosofiche ed ambientaliste. Questo testo sacro dell’immergersi nella wilderness – “Shepherd ha conosciuto i Cairngorm ‘profondamente’ piuttosto che ‘ampiamente’”, scrive McFarlane nella prefazione – è la fonte di ispirazione di “The Living Mountain”, l’ultima incisione della cantautrice scozzese Jenny Sturgeon. Non nuova a trarre linfa creativa dai luoghi naturali, in passato Sturgeon ha pubblicato un EP , “The Wren and the Salt Air”, ispirato agli uccelli dell’arcipelago atlantico di St. Kilda la cantante, d’altra parte, ha un dottorato in Ecologia degli uccelli marini. Di tutto rispetto il suo debutto con un disco di lunga durata, “From The Skein” (Tamarach Records, 2016 ). Nel 2018 Sturgeon è entrata nel novero dei migliori compositori degli Scots Trad Music Awards; impegnata in diversi progetti musicali e audiovisuali nel 2020 ha ottenuto il maggiore riconoscimento nella categoria “Best Acoustic” degli Scottish Alternative Music Awards. 
Del libro di Shepherd, Sturgeon non ha solo apprezzato la qualità narrativa, il rapporto intenso con la natura circostante (scrive nelle note: “è un viaggio nella natura selvaggia, nelle connessioni e nell’essere”), ma anche le qualità di una donna consapevole in una società maschilista, animata da grande rispetto per i luoghi, che rigettava la nozione della montagna da conquistare. In tal senso lo considera un libro “politico” che parla all’oggi. “Imparare di più su Nan e approfondire la sua scrittura ha influenzato il mio legame e le mie esperienze con il mondo naturale e con queste montagne, che sono uno dei paesaggi duraturi della mia infanzia”, dice ancora l’artista. Sturgeon – che oggi vive a Levenwick nelle isole Shetland – è andata nei Cairngorms per familiarizzare con i luoghi: un approccio immersivo che l’ha condotta a sessioni di field recording della sfera sonora dell’area, in compagnia di Andy Bell (che ha prodotto il disco), che rappresentano l’anima dell’album, nato da circa tre anni di gestazione. “The Living Mountain” è un concept album che ricerca il genius loci dei Cairngorms: si compone di dodici canzoni i cui titoli seguono la scansione in capitoli del libro di Nan Shepherd e i cui testi sono stati composti in maggioranza dalla stessa Sturgeon , mentre solo due sono adattamenti di componimenti poetici della Shepherd. L’album è stato registrato al Clashnettie Arts Centre nel Parco Nazionale, in cui Jenny canta e suona chitarra, piano, harmonium, e dulcimer, accompagnata da Grant Anderson (basso e voce), Andy Bell (synth, percussioni e voce), Mairi Campbell (viola e voce) e Su-a Lee (violoncello) con ulteriori suoni ambientali di Jez Riley-French e Magnus Robb & Sound Approach. Il disco esce per la Hudson Records, etichetta per la quale incidono anche Sam Sweeney, Jon Boden e Karine Polwart, nomi di peso del nuovo folk del Regno Unito. Quelle della Sturgeon sono architetture folk irregolari e perfino post-folk (se folk è inteso come tipici modi folk revivalistici britannici), ad ogni modo pienamente contemporanee; 
la sobrietà è la cifra essenziale, con l’esaltazione della linea vocale e della parola cantata (testi minimali che descrivono i luoghi e le sensazioni e gli stati d’animo suscitati), si avvale di suoni ambientali dell’habitat e di droni che l’artista scozzese fa collimare magnificamente con i dosati timbri strumentali. Il canto degli uccelli e un bordone aprono “The Plateau”, entra la voce sulla nota fissa, poi le corde fanno da contorno alla limpidezza vocale della Sturgeon che canta la ricerca della libertà nel paesaggio selvaggio, i cui luoghi più reconditi sono celebrati in “The Recesses”. Splendida nella sua pienezza minimale “The Group”, dall’intreccio tra chitarra e archi. La successiva “Water”, ispirata alla poesia “Singing Burn”, vede il canto di Jenny ergersi su una nota di un brumoso bordone. Le tinte scure di “Frost and Snow” evocano i colori dell’inverno che pervadono l’altopiano. L’elogio della luce che filtra tra le nuvole nell’aria frizzante prende sostanza in “Air and Light”, un compendio di emozioni realizzato sulle corde di una chitarra realizzata dai liutai Rory Dowling e Zachie Morris (https://www.taranguitars.co.uk) con materiali di risulta locali (pino scozzese da una mensola di un pub, noce e quercia appartenute a un peschereccio, amaranto di vecchio pontile, licheni ed erica). Due canzoni celebrano la flora (“The Plants”) e la fauna (“Birds, Animals, Insects”), con il richiamo della pernice bianca e di altri abitatori di queste terre che si fondono con il canto di Jenny e il piano che montano la melodia. “Man” riprende un’altra poesia di Shepherd: si tratta di “Fires”. È un altro notevole motivo dell’album, una celebrazione della spiritualità del fuoco, già apparsa con titolo diverso in “Huam”, altro disco di impronta naturalistica dei Salt House, altra incarnazione musicale di Jenny. Se “Sleep”, complice la viola, richiama le suggestioni di una notte trascorsa nel pieno della natura, “The Senses”, scritta insieme alla madre Annie, riporta al centro il pianoforte e il violoncello per offrire tutte le sensazioni di un giorno d’estate. Infine, c’è la magnetica “Being” che racchiude il senso più filosofico e duraturo dell’opera di Shepherd, la quale scriveva: “La montagna si concede pienamente quando non ho una meta, quando non raggiungo nessuna parte in particolare, ma sono uscita solo per stare con la montagna come si visita un amico, senza alcuna intenzione se non quella di stare con lui”. A sua volta Sturgeon nelle note di presentazione: “Spero che questo disco catturi la qualità speciale dei Cairngorms e l’energia che definisce Nan”. Questo lavoro discografico, che si presenta in una bella confezione con un libretto contenente testi e fotografie, è un “labour of love”, un viaggio di scoperta e di conoscenza, un’illuminante compenetrazione tra musica, captazione e ascolto attivo e creativo della natura viva. www.jennysturgeonmusic.com




Ciro De Rosa

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