Tom Zé – Raridades (Warner, 2020)

Un anno, il 1968, e un disco, “Tropicália ou Panis et Circensis”, hanno contribuito a rendere riconoscibili Salvador e Bahia sulla mappa musicale mondiale. Con gli spettacoli “Nós, Por Exemplo nº 2” e “Arena Canta Bahia” si era innescato un vero e proprio movimento Tropicalista che seminava album altrettanto brillanti, tutti omonimi - “Gilberto Gil”, “Caetano Veloso”, “Gal Costa”, “Maria Bethânia” – eccetto per Tom Zé che quell’anno pubblica “Grande Liquidação”. Quel modo di giocare con la musica e le parole, laico e sincretico allo stesso tempo, si è dimostrato anche pratica salutare e longeva, con ognuno di questi artisti in piena e ininterrotta attività da quasi sessant’anni e un’inguaribile capacità di scrutare il futuro. Al tempo stesso, le loro composizioni di cinquant’anni fa rimangono di grande attualità e sono al centro di rivisitazioni creative, valga per tutte l’arrangiamento di Nayana Torres con i Subversos di “Menina Amanhã de Manhã” (https://www.youtube.com/watch?v=yI5ADt5xAfw&ab_channel=Subversos), splendido brano pubblicato da Tom Zé nel 1972. Proprio a quel periodo, e agli scrigni contenuti nei cataloghi Continental e RGE si è dedicato il giornalista Renato Vieira, andando a pescare queste magnifiche quattordici “Raridades”, tutte registrate da Tom Zé fra 1969 e 1976. All’epoca, Tom Zé aveva firmato un contratto con l’etichetta Artistas Unidos (AU). Fu il produttore João Araújo (Som Livre) a portarlo in sala di incisione con la RGE. Per quest’etichetta debuttò insieme all’arrangiatore Severino Filho con un 45 giri e “Você Gosta” come lato A, composta con Hermes Aquino. Proprio questo brano fu oggetto di divergenze con Gilberto Gil nel 1969. Il periodo era particolarmente teso, dominato dalla dittatura militare installatasi nel 1964, inasprito dall’arresto di Gil e Caetano Veloso a dicembre del 1968. Rilasciati a febbraio del 1969, era stato loro imposto l’obbligo di firma e di non allontanarsi dalla Bahia. Gil riuscì ugualmente a recarsi a São Paulo per ascoltare dal vivo Gal Costa e Tom Zé. È in quell’occasione che, a concerto terminato, Gil espresse a Tom Zé il suo sconcerto a proposito di “Você Gosta” e “Dói”: due brani che per Gil non mostravano alcuna relazione con il Brasile, sarebbero potuti venire da qualsiasi parte del mondo. Ma questa era proprio la cifra di Tom Zé, entrare e uscire dal Brasile a piacimento: anche questa raccolta è aperta proprio da “Você Gosta” e inserisce “Dói” in chiusura, seguendo l’ordine cronologico delle pubblicazioni discografiche. Non poteva quindi mancare “Feitiço”, lato B di “Você Gosta”, acrobatico intreccio di frasi brevi e rime sorprendenti (un lavoro poetico che oggi trova degni eredi in Arnaldo Antunes e Chico Cesar), con gli arrangiamenti precisi di Hector Lagna Fietta, presente anche nel "Silêncio de Nós Dois". Di segno opposto è l’incedere narrativo e festoso di “Jeitinho dela” che cerca esplicitamente le sonorità dello show che va per la maggiore, in compagnia degli amici Novos Baianos (dal vivo nel festival della Música Popular Brasileira del 1969), strizzando l’occhio alle telenovela che l’avrebbero poi cercato davvero, vedi “A dama de vermelho”, colonna sonora di “Xeque-Mate” nel 1976. Non poteva mancare il brano dedicato al calcio e ai suoi cambi di passo, “Bola pra frente”, sorta di ballabile telecronaca radiofonica sostenuta da percussioni e ottoni. L’unico brano non firmato da Zé è un classico di Caetano Veloso, “Irene”: permette di apprezzare a pieno la poetica di Zé, lontano dalle sonorità di Caetano, eppure fedele allo spirito della canzone, esplicitato in modo estroverso e nevrotico ricorrendo ad un abile intercalare di suoni percussivi ed elettrici. Ogni traccia è capace di comunicare una storia, una psicologia, dal “Senhor Cidadão” sempre arrabbiato col suo mondo, pronto a ferire o a essere ferito, a "Quem Não Pode se Tchaikovsky" che include in un unico abbraccio il nord-est brasiliano e l’anima russa del Concerto per violino e orchestra in re maggiore (op. 35). 


Alessio Surian

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