Rossella Seno – Pura Come Una Bestemmia (Azzurra Music, 2020)

E’ in un certo senso singolare, forse persino sorprendente, che uno dei migliori album del 2020 nel campo della canzone d’autore italiana arrivi non da un cantautore bensì da un’interprete. In pratica al suo primo vero album personale, Rossella Seno ha però all’attivo, oltre a svariati impegni televisivi e teatrali, alcuni interessanti collaborazioni (con Mario Castelnuovo e Lino Rufo, fra gli altri) nonché un EP contenente canzoni di Piero Ciampi, una della quali inclusa anche in un pellicola dedicata al genio livornese che l’ha vista fra i protagonisti. L’artista veneziana ama infatti definirsi una canta-attrice e da tempo infatti agisce di preferenza nel teatro- canzone, senza dubbio il veicolo ideale per esprimere il suo talento ed il suo profondo e sincero impegno civile e sociale, in particolare modo nel cantare “gli ultimi”; e questa sorta di filo conduttore si riflette anche in quest’opera dal titolo e dalla copertina estremamente coraggiosi e, se vogliamo, provocatori e scandalosi, ma il cui significato è esplicato sin dalle prime battute e diventa sempre più chiaro man mano che ci si addentra nel contenuto. “Pura come una bestemmia” è un lavoro maturato attraverso una lunga gestazione ed è il frutto di una proficua collaborazione con Massimo Germini, esperto suonatore di strumenti a corda e da molti anni in al servizio di Roberto Vecchioni, e dell’operato di autori come Federico Sirianni, lo stesso Lino Rufo, Matteo Passante, Michele Caccamo e, dulcis in fundo, Pino Pavone (a proposito di Ciampi!). La cosa più rilevante di questo disco è che, pur provenendo da compositori esclusivamente di sesso maschile, di frequente le canzoni riescono ad esprimere una prospettiva che è più propriamente femminile e soprattutto risultano cucite a perfezione addosso alla cantante, al punto da sembrare quasi scritte su commissione, soprattutto in episodi come “ Principessa”, “La chiamavano strega” (in cui si narra della scienziata polacca Simona Kossack e della sua incredibile esperienza che la portò a vivere a lungo in una capanna nella foresta, accanto ai suoi animali e senza i benefici della civiltà) oppure la sublime “La ballata delle donne” (derivata da un testo di Sanguineti e con un’intensa comparsata vocale di Mauro Ermanno Giovanardi). Le tematiche toccano del resto argomenti particolarmente cari alla cantante e che da sempre permeano il suo operato dal vivo: dalla violenza e l’ingiustizia (“Gli occhi di Stefano”, dedicata a Stefano Cucchi), all’ambiente e la difesa degli animali (“La luna in me”, il brano più “vecchio” dell’album come genesi) per arrivare all’immigrazione a cui è rivolta, in maniera accorata, appassionata e totalmente priva di retorica, “Ascoltami o signore”. Questa magnifica canzone, che apre l’album e lascia intendere sin dal principio quelli che ne sono i suoi concetti basilari, è l’unica che non sia stata appositamente scritta per l’occasione poiché già era apparsa in un disco del succitato Federico Sirianni; alla penna del cantautore genovese è stata inoltre affidata la degna conclusione di questo CD, con il brano da cui quasi prende titolo (ovvero “Puri come una bestemmia”) che punta il dito contro l’ipocrisia dilagante che affligge la nostra società. Un plauso infine all’eccellente operato, in sede di produzione ed arrangiamenti, di Massimo Germini il quale ha accortamente rispettato gli intenti della cantante che in origine intendeva fare di “Pura come una bestemmia” un lavoro persino più disadorno, ovvero la sua voce calda, profonda e carica di emozioni, e una o al massimo due chitarre acustiche. Invece il risultato finale risulta lievemente più ricco, e comunque mai sovraccarico, e appare indubbiamente il tessuto migliore per sottolinearne sia il canto che le liriche; l’intelaiatura infatti è sempre rigorosamente acustica, direi persino di carattere folk se comparata a simili produzioni d’oltremanica o d’oltreoceano, con chitarre, mandolino, violino, percussioni (niente batteria: ordini della titolare!), le tastiere discrete ed essenziali di Lele Battista e in un brano, “Sei l’ultimo”, l’organetto diatonico del virtuoso Alessandro D’Alessandro. In una scena musicale come quella italiana così povera, con pochissime eccezioni, di interpreti di razza e in grado di potersi scegliere repertorio e costruzione della materia sonora, questo lavoro di Rossella Seno rappresenta un luminoso e caldo raggio di sole in una fredda e nebbiosa mattinata autunnale. Un disco che riscalderà ed aprirà le vostre menti ed i vostri cuori ed al quale, avendo sfiorato la perfezione, non sarà facile dare un seguito anche se, conoscendo le doti e la personalità della sua protagonista, non resta che attendere fiduciosi e, per il momento, godere fino in fondo di quest’opera davvero preziosa ed imperdibile. 


Massimo Ferro

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