Othman El Kheloufi – Zid Zid. When Light Takes You on Its Motorbike (Autoprodotto, 2019)

Poche cose mi entusiasmano più delle contaminazioni sonore tra il jazz e le musiche tradizionali di altri continenti, dove l’espressività melodico/armonica del genere americano si rimodella sulle strutture ritmiche locali. Di queste, le più apprezzate internazionalmente sono le sperimentazioni indiane, dove il konnakol sposa intricati intrecci fusion. Credo però che il più grande potenziale risieda nel Nord Africa e nel Medio Oriente, tra musicisti del luogo che sempre più spesso crescono attratti da una pluralità di stili che modellano il loro gusto compositivo. Othman El Kheloufi è uno di questi, e anche se arrivo tardi il suo disco “Zid Zid (When Light Takes You on Its Motorbike)” merita parole e ascolti. El Kheloufi è un compositore, sassofonista e cantante di origine marocchina che si avvicina allo strumento da autodidatta a 19 anni ma ottiene presto grandi risultati. Tra le sue collaborazioni spiccano i nomi di Ibrahim Maalouf, Arturo Sandoval e David Krakauer. Nella sua musica risuonano gli stilemi del châabi, un genere marocchino che raggruppa svariati stili popolari tipicamente proposti per strada, nei bazar o ai matrimoni. Questo spirito di strada, di festa e di condivisione pervade anche la musica di El Kheloufi, la cui natura upbeat anima buona parte degli arrangiamenti nel disco. Batteria, percussioni e basso elettrico sono perfettamente incastrati in intrecci ritmici inaspettati, dove brani binari o ternari vengono reinventati con suddivisioni particolari ma mai fastidiose. Il sound della chitarra e del piano, meno preponderanti nella forma generale della musica, supportano perfettamente questo intreccio arricchendolo di colore. Ma il protagonista rimane El Kheloufi con l’eloquenza del suo sax e l’espressività della voce, vissuta come canale comunicativo e recitativo nella creazione di un panorama acustico che vuole ricordare i contesti urbani e rurali del châabi. Queste caratteristiche spiccano in molti dei brani più effervescenti come “Annour”, “Kont”, “The Berber Rooster” o “Dog Market”, dove ritmiche sgargianti slanciano le sezioni melodiche e solistiche. In altri pezzi emerge una forte coscienza della musica globale, come in “You Got Uncovered” dove ritmiche e sonorità funk fanno l’occhiolino all’Afrobeat di Fela Kuti. Non mancano momenti più rilassati ed espressivi, ma che non riescono a rimanere monotematici. “The Road of El Jadida”, “A Chopped Kiss” e “Laqja for Elisabeth” dimostrano la grande capacità comunicativa del sassofonista, il quale gioca emotivamente con intensificazioni melodiche, dinamiche e ritmiche regalando dei grandi crescendo passionali. “Zid Zid (When Light Takes You on Its Motorbike)” è un disco irriverente, energetico e incredibilmente ben costruito sotto ogni versante. L’incalzante vitalità della sezione ritmica non può che trascinare ed incuriosire per la potenza e l’unicità dell’approccio ritmico. L’abilità di El Kheloufi come compositore e arrangiatore trasuda da ogni brano dell’album, dove riesce a bilanciare la libertà dell’approccio jazzistico e le strutture necessariamente presenti nella musica popolare. Così facendo ottiene un mix che sintetizza il meglio dei due mondi, ulteriormente innalzato dall’abilità dei musicisti come singoli e come complesso. El Kheloufi si dimostra un artista meritevole di lode ed attenzione, da tenere d’occhio per progetti futuri. 


Edoardo Marcarini

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