Éilís Kennedy – So Ends this Day (Copperplate Consultants, 2020)

Sappiamo che le scritture personali (autobiografie, memorie, diari, epistolari) possono rivelare le complessità delle relazioni tra individui, comunità, territori, i nessi tra accadimenti personali e fatti storici. Pure, esse stesse possono diventare fonte di ispirazione letteraria e musicale come è nel caso della cantante e songwriter irlandese Éilís Kennedy, nata e cresciuta nella cittadina di Baile an Willan (Mhúraigh), contea di Kerry, i cui genitori le hanno trasmesso la passione per la poesia e le canzoni di quella regione protesa nell’Oceano Atlantico. Non è un caso che, in tempi di restrizioni del movimento, Kennedy abbia pubblicato “Gan Tionlacan / Unaccompanied”, un delizioso album in solo, composto da nove canzoni in irlandese (reso disponibile solo in digitale sulla piattaforma bandcamp), provenienti dal repertorio familiare. È un lavoro incentrato sulla bellezza della sua voce, che si esprime con dolcezza e malinconia ma anche forza e pathos. All’incirca nello stesso periodo Éilís ha inciso un nuovo capitolo discografico, disponibile in CD e in digitale, un meditato lavoro compositivo, frutto di ricerche innescate da precedenti soggiorni al Whaling Museum di New Bedford, Massachusetts, dove ha consultato, per l’appunto, lettere, libri e diari di bordo. Come in tutta la vita di mare, anche in quell’impresa segnata dal senso di precarietà, esisteva una nutrita messe di canzoni. Racconta Éilís: “Per decenni la gente ha cantato della caccia alle balene e della vita a bordo delle baleniere, quando nell’800 si dipendeva dall’olio di balena per la luce e per una grande varietà di altre ragioni”. Da qui è scaturita l’idea di scrivere nuove canzoni, ognuna delle quali parla di un aspetto diverso della vita della caccia alle balene. In più, Kennedy ha scelto canzoni tradizionali e ballate sulla vita di mare per costruire il programma di “So Ends This Day”, un toccante album di contemporary folk, impreziosito dall’immagine di copertina realizzata da Brenda Friel, prodotto dall’ottimo chitarrista Gerry O’Beirne (chitarre, ukulele, tiple), musicista di casa nelle session di Dingle (la cittadina finis terrae irlandese, dove Kennedy risiede), nel quale suonano Eamon Mc Elhom (piano e harmonium), Trevor Hutchinson (basso), Caroline Keane (concertina), Laura Kerr (violino), Shaun Davey (cori e organo) e Rita Connolly (cori): un cast non di poco conto, beninteso! Il canto limpido di Kennedy dà voce allo scoramento di mogli lasciate a terra in trepidante attesa o di consorti imbarcate; racconta di avventure di capitani coraggiosi, di viaggi sfortunati, di genti perse in mare e di salvataggi. I sentimenti di una moglie con il marito lontano sono al centro dell’iniziale, carezzevole “When I Sleep”, in cui la voce è contrappuntata dal piano e dalla 12 corde, cui si aggiungono i cori di Connolly e Davey. Il diario di una donna, Martha Smith Brewer Brown, a bordo della Lucy-Ann a metà Ottocento, è la base della notevole “Petticoat Whalers”, dove la cantante del Kerry trova sponda nel colore d’oltremare portato dal timbro dell’ukulele e nell’ausilio della chitarra Tricone a 4 corde e del basso di Hutchinson (nel cui studio di Dublino è stato registrato il disco con il missaggio di Brian Masterson, storica personalità del banco di regia fonica). Seconda gemma del disco è “Ciúmhas Carrig Aonair” (The Fastnet Rock), per voce e chitarre: una poesia scritta da Caoimhín Ó Cinnéide (Kevin Keendy), il padre di Éilís, e musicata da Shaun Davey (uno che di comporre musica che racconti di viaggi epici se ne intende!). Si tratta di un visionario scavo nella storia di Irlanda, suscitato dalla vista del solitario sperone roccioso oceanico situato nella parte più meridionale dell’isola che produce memorie di esiliati ed emigranti dall’isola, di eventi storici (Sarsfield, il sacco barbaresco di Baltimora, Wolfe Tones e i suoi uomini); nel finale, rivolgendosi alla rocca stessa, la voce narrante chiede di rivelare anche chi ha affondato il Lusitania. In “Love was True to Me” (musica di Kennedy, testo di John Boyle O’ Really) steel guitar, harmonium e violino sono l’anima strumentale del racconto di una fuga su una baleniera dalla colonia penale di Freemantle. Non è l’unica cronaca di evasioni rocambolesche, perché dopo quattro tracce c’è “The Catalpa Rescue, 1876”, dove si narra della baleniera Catalpa, vascello protagonista dell’eroica salvataggio di sei feniani irlandesi che stavano scontando una pena come prigionieri politici dell’Impero britannico a Fremantle, in Australia. La pianificazione e l’esecuzione di quell’ardita impresa è il soggetto della canzone che Kennedy ha composto su un’aria tradizionale, arrangiata per piano, violino e whistle. Proprio il capitano della nave, George Anthony, personaggio davvero memorabile, chiudeva spesso il suo quotidiano diario di bordo con “So Ends This Day”, frase che la songwriter ha elevato a titolo dell’album. Nella deliziosa “The Emily Anna (A Greenhand’s Tale)”, in cui entra la concertina (strumento elettivo di bordo per i lunghi viaggi per mare), si parla di un giovane ambizioso che intraprende un viaggio che si rivelerà più pericoloso che gratificante. “Franklin’s Crew” è una versione meno conosciuta della ballata “Lord Franklin”, racconto della tragica spedizione di Sir John Frankin alla ricerca del Passaggio Nordovest (1845). Il testo proviene dal volume di Joanna C. Colcord “Songs Of American Sailormen”, la melodia è la classica “Cailín Óg a Stór”. Nella traccia successiva, sulla melodia di “A Sailor’s Life”, registrata anche da Sandy Denny ed altri folksinger britannici, Éilín canta “A Sailor’s Trade”, sorta di lamento per quegli uomini che il mare si è portato via. Il testo rimaneggiato proviene dal songbook di Gale Huntingdon (“Songs The Whalermen Sang”), Kennedy ha supplito ai versi mancanti incastrando con efficacia parti di “A Sailor’s Life”. Dallo stessa raccolta di Huntingdon sono state selezionate le liriche di “Row On, Row On”, episodio ricco di pathos, contraddistinto da eccellenti armonizzazioni a cappella in trio (Éilís, Connolly e Davey), che conduce all’approdo uno squisito folk album in cui Kennedy rivela la sua ispirata anima di storyteller. https://eiliskennedymusic.com 


Ciro De Rosa

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