Kristine Heebøll feat. Timo Alakotila – Pernambuk (Go' Danish Folk, 2020)

Come di consueto le uscite dell’etichetta danese Go’ Danish Folk alternano artisti più squisitamente coinvolti nel folk revival scandinavo a progetti di più ampio respiro e creatività. A quest’ultimo filone va accreditato il nuovo album, testimonianza della proficua collaborazione tra la compositrice e violinista Kristine Heebøll (nata nel 1975) e il pianista finlandese Timo Alakotila (classe 1959). La danese è sulla scena musicale da circa due decenni, già nota come leader del Trio Mio e membro dei Phønix; in Patria ha vinto numerosi folk Award ed è stata eletta Compositrice dell’anno nel 2019. Alakotila è uno dei compositori e strumentisti finnici di più ampie vedute, i cui riferimenti vanno dalla musica classica al jazz, fino agli stili folklorici della sua terra passando per il tango. Ha scritto pagine con la BBC Concert, Orchestra, lo si ricorda anche come membro dei JPP, in cui suonava l’harmonium, o in duo con Karen Tweed, Maria Kalaniemi o Johanna Juhola. Quello tra la violinista e il pianista è stato un’attrazione fatale che si è manifestata nel corso di una jam session, di quelle che avvengono a tarda notte dopo una giornata di impegni concertistici o di seminari di studio. In tal senso, Heebøll ha trovato nel tocco pianistico sensibile, delicato ed agile di Timo e nelle sue idee musicali le procedure idonee a vestire le proprie composizioni. Per titolo Kristine ha scelto “Pernambuk”, con riferimento al “pau brasilia” o pernambuco, un legno che si dimostrò particolarmente resistente ad essere lavorato quando fu scoperto dai portoghesi conquistatori nell’omonima regione brasiliana, ma che, in seguito, divenne uno dei materiali preferiti per fabbricare archetti di violino. Cosicché “Pernambuk” vuole essere una sorta di evocazione propiziatoria per un lungo tragitto emozionale (il disco porta come sottotitolo “viaggio di scoperta in undici capitoli”) del quale Heebøll firma tutte le tracce, ad eccezione delle conclusive “Marce nuziali di Himmerland”. Fin dall’iniziale “Drivhuset”, apertura di peso, la coppia si muove in forte sintonia e con una naturalezza di condivisione che ben traspare pure nel lirismo danzante della successiva “Molmarcipanvals”. Più incisivo l’andamento nel set “Sørøver-Keld/Sorte Nanna”, mentre corre forte l’immaginazione del duo tanto in “Det hvide træ” quanto in “Pernambukpolska”, motivi davvero ben congegnati per interplay e coesione di vedute che svettano nel ricco programma proposto. In altre due composizioni (“Bryllupsmarch till Mille og Anders” e “Nu”, dove si aggiunge il cantato-recitato di una poesia di Rune T. Kidde che racconta la storia di un vecchissimo violinista) entra in gioco anche il versatile trio d’archi Vesselil (violino, viola, violoncello) a donare ulteriore consistenza. Seguono la fluidità del valzer “Marcipanvals”, la levità di “Åleskipperen” e “Alvins ottemandsdans/ Skibskatten”, una gustosa quadriglia, omaggio al revival del bal-folk danese. Già detto della lunga composizione poetica “Nu”, il duo porta a conclusione questo delizioso ed elegante album, che si muove con sostanza tra territori di folk cameristico contemporaneo e improvvisazione, con due marce nuziali tradizionali danesi, definite da Kristine «Un saluto dal passato. Un saluto al futuro»


Ciro De Rosa

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