Dreamers’ Circus – Blue White Gold (Vertical Records, 2020)

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Messa da parte l’oziosa complicazione di incasellare la musica del trio scandinavo, ci si dispone all’ascolto del loro quarto album senza remore sulla scia del flusso musicale e dei tanti rivoli sonori che si manifestano scorrendo le dodici tracce del lavoro pubblicato dalla Vertical Records. Volendo, nondimeno, fornire le coordinate della band, occorre dire che Dreamers’ Circus è composto da musicisti dalle solide credenziali: i danesi Rune Tonsgaard Sørensen (violino) e Nikolaj Busk (pianoforte e fisarmonica) e lo svedese Ale Carr (cittern), che il loro sound fa confluire con eleganza e sostanza folk di matrice scandinava, jazz, improvvisazione e musica classica. Tonsgaard Sørensen è cresciuto in una famiglia in cui danza e musica tradizionali erano centrali ma è anche un raffinato membro del Danish String Quartet; il rodato Busk possiede un background jazz con studi all’Accademia Ritmica di Copenaghen ed è stato membro del gruppo neo folk “Trio Mio”, compone musica per orchestra ed ensemble classici. Infine Carr, che a trentuno anni vanta già una corposa discografia, proviene da una nota famiglia di musicisti tradizionali, è membro dei Basco e fa coppia con Esko Järvelä. Il debutto della band risale al 2013 con “A Little Symphony”, cui hanno fatto seguire due anni dopo “Second Movement” e “Rooftop Sessions” nel 2018. Il trio vanta cinque Award Folk danesi ed è in corsa in diverse categorie per i Premi 2020. Alla strumentazione base, i Dreamers’ Circus aggiungono di tanto in tanto kannel, träskofiol, Moog, harmonium, contrabbasso e percussioni. 
Così si raccontano: «Spesso ci viene chiesto che tipo di musica suoniamo. Anche se è musica che non si presta facilmente a una classificazione istantanea, cerchiamo di incoraggiare le persone a vederla come qualcosa che può trascendere i generi. Forse non è male sfidare ogni tanto la classificazione. Quindi, mentre condividiamo l’amore per la musica folk e tradizionale, e ne suoniamo ancora un bel po’, ci sono tensioni e influenze da tante altre forme musicali in quello che facciamo. […] Nel nostro modo di suonare cerchiamo di sbloccare l’immaginazione e permettere alla mente di vagare in un luogo in cui le storie si svolgono. Pensate ai colori vividi che associamo dai ricordi d’infanzia del circo, ricordate la magia di entrare nella tenda da bambino, il modo in cui i nostri sensi erano coinvolti. Il nome della band non è casuale. La musica dei Dreamers’ Circus cerca di invocare un luogo di libertà, un luogo in cui la nostra immaginazione può suonare e uno spazio per sognare». Se l’umore melanconico pervade l’iniziale “North of Trondheim”, riscalda tanto l’ottimistica spensieratezza pop (giocata su loop e programmazione ritmica) di “The World Was Waiting”, mentre la chiaroscurale “When All This is Over” marca, in un certo senso, le pieghe del tempo sospeso che stiamo vivendo. La qualificata interazione degli strumentisti si manifesta appieno con “Bubbles in Central Park” e “Bridge of Tears”, entrambi numeri firmati dallo svedese Carr. 
Invece, “Bridal Tunes for Rune and Marta” è stata scritta da Nikolaj come melodia nuziale per il violinista del gruppo, ispirandosi al repertorio tradizionale per sponsali dell’isola danese di Fanø. Alla breve improvvisazione realizzata incrociando elettronica e cetra kannel, il cui titolo riprende una kenning norrena per descrivere l’oceano artico (“The Whale Road”), segue uno dei picchi dell’album, “Brestiskvaedi”, rivisitazione di una canzone a ballo tradizionale faroese. Si cambia registro, d’improvviso, quando i tre si producono in un valzer dedicato al regista d’animazione giapponese Hayao Miyazaki. Oltre, evoca un’ambientazione teatrale “Pentamime”, altro eccellente partitura firmata da Busk, costruita su un’ossatura pentatonica e dalla forte impronta cameristica. Dopo la minimale “No News”, i tre piazzano in chiusura la title track, dove si avvicendano compositi bagliori sonori e suggestioni cinematiche (ne è autore Rune) e nella quale i colori del titolo rinviano al mare (azzurro), all’aria (bianco) e alla luce di una sera d’estate (oro). I Dreamers’ Circus offrono una poetica che coniuga spirito di ricerca e necessità di emozioni. 


Ciro De Rosa

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