Francesco Giunta – Troppu Very Well (Musica del Sud/Il cantautore necessario, 2019)

Cantautore ed agitatore culturale palermitano, da oltre un trentennio impegnato nel recupero del patrimonio linguistico e musicale siciliano, Francesco Giunta vanta un lungo ed articolato percorso artistico, intrapreso da giovanissimo con la scrittura di canzoni in italiano per approdare successivamente alla tradizione musicale isolana. Dopo aver debuttato nel 1991 con il disco “Li varchi a' mari” che vedeva sbocciare un nuovo approccio alla canzone in dialetto siciliano, ha messo in fila alcuni lavori interessanti come la suite “Per terre assi lontane” del 1992, la cantata corale “Porta Felice” nel 1993 e l’album “E semu ccà” del 1997, senza dimenticare la sua attività con l’etichetta Teatro Del Sole con la quale ha dato alle stampe oltre sessanta titoli tra le quali dieci pubblicazioni dedicate al repertorio e alla voce di Rosa Balistreri a cui ha dedicato anche un concerto omaggio con l’intervento di Lucilla Galeazzi, Fausta Vetere e Clara Murtas. Dalla collaborazione con Made in Sicily di Alfredo Lo Faroha preso vita il progetto Francesco Giunta & Orchestra con il quale, nel 2012, ha dato alle stampe “Era nicu però mi ricordu” a cui è seguito il recente album dal vivo “Troppu Very Well”, disco che segue gli apprezzati spettacoli “Calia & simenza” e “Ncantu e scantu (tanto è un gioco)”, entrambi scritti e portati in scena con Gianni Nanfa. Registrato nel corso di un concerto con il chitarrista Giuseppe Greco al Teatro Jolly di Palermo, il disco raccoglie venticinque brani di cui cinque interludi parlati che, nel loro insieme, compongono un viaggio all’interno dell’immaginario e nell’ispirazione di Francesco Giunta nella cui cifra stilistica si intrecciano i cunti dei cantastorie e un approccio moderno alla canzone, spaziando dalla poesia di Ignazio Buttitta alla passionalità delle interpretazioni Rosa Balistreri per giungere alla canzone satirica. Come scrive nelle note di copertina Edoardo De Angelis, produttore artistico dell’album: “Queste sedici canzoni non sono solo parole e musica, sono un segno. Un segno che rende sintesi a una varia quantità di buoni ingredienti, ricca come la più preziosa ricetta siciliana. Sono canzoni umoristiche (ma fino a un certo punto), che Francesco canta dopo cena ai suoi amici incantati. Ma qui si parla di cultura. Il colore e il suono della lingua, il calore e il conforto della tradizione, il coraggio e la libertà dell'arte, uniti e ben mescolati all'intelligenza, alla sensibilità, al carattere dell'autore e interprete”. Seguendo un ben preciso intreccio, scandito da tempistiche teatrali il disco è suddiviso idealmente in quattro parti con la prima dedicata al dialetto siciliano e alla città di Palermo e nel quale spiccano l’iniziale “Cappidduzzu”, “Bagni Italia” e “Vucciria”, ed a cui segue la carrellata di personaggi “strani” come “Tanuzzu omu di paci”, “Totò lu pumperi” e “Carmelina ca cari d’i tacchi”. La terza parte vede, invece, al centro della scena le situazioni paradossali con “A firmata i l'otobus”, per giungere alla quarta ed ultima con le canzoni ad effetto con la irresistibile title-track che, attraverso il divertente uso del Siculish (lingua ibridata usata dagli emigrati siciliani negli Stati Uniti tra Ottocento e Novecento), racconta la storia di un playboy. Insomma “Troppu Very Well” è un disco da non perdere per scoprire l’arte, la poesia e la visione di un cantastorie moderno. 


Salvatore Esposito

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