Nicola Perfetti – New York Portrait (Setola di Maiale, 2019)

Considerato uno dei registi americani più sperimentali della sua generazione, Peter Hutton (Detroit, 1944 – 2016) è noto per il lirismo e la potenza evocativa dei suoi film-documentari muti in cui ritraeva con la sua inimitabile cifra stilistica città e paesaggi di tutto il mondo. Tra le sue opere principali va certamente annoverato “New York Portrait”, trilogia di tre documentari muti in bianco e nero e della durata di quindici minuti ciascuno, realizzati tra il 1979 e il 1986 e nei quali il regista americano ritrae la Grande Mela in tutto il suo fascino e le sue contraddizioni. Nelle tre pellicole le immagini si susseguono tra contrasti tra luci ed ombre, tra le geometrie urbane e il buio dell’inverno, ma anche tra la grandeur del modernismo e le difficoltà della gente comune ma anche di chi vive e dorme in strada e condivide la sua esistenza con i cani. Ad ampliare la potenza evocativa delle immagini delle tre pellicole è la sonorizzazione dal vivo firmata dal chitarrista Nicola Perfetti, già apprezzato in “North” degli oof3 e recentemente cristallizzata su disco con la produzione di Stefano Giust e pubblicata dall’etichetta Setola di Maiale. Il disco si muove tra sonorità che spaziano dal jazz alla ambient per toccare l’elettronica minimal rimandando a certi moduli compositivi di Bill Frisell, tuttavia ciò che colpisce sin dal primo ascolto è la capacità di Perfetti di riuscire ad evocare con la sua chitarra le immagini di Hutton senza ricercare ardite forme espressive, ma piuttosto giocando sui medesimi elementi poetici, ovvero i contrasti e le dissonanze, sfruttando con intelligenza la complicità dell’elettronica. La musica di Perfetti, in buona sostanza, non riempie i vuoti del muto ma estende la portata espressiva delle immagini, ne sottolinea le sensazioni e ne amplifica le suggestioni, superando anche quella che è la funzione di una semplice colonna sonora. A riguardo Perfetti, nel presentare il progetto, evidenzia: “L’idea che sta alla base di “New York Portrait” è quella di individuare i parametri costitutivi dell’opera del film-maker americano per appropriarsene e traslarli in musica, sovrapponendo i due livelli comunicativi, come un dialogo tra due individui nella stessa stanza e con lo stesso stato d’animo. Per farlo ho preso in considerazione i seguenti quattro parametri: Il tempo / Il movimento / Il colore / Le figure umane. Analizzando singolarmente questi elementi-chiave mi è sembrato che Hutton abbia lavorato per lo più sulle sottrazioni, concependo il suo film come una serie di liberazioni: nessuna storia, nessun attore, nessun colore … Ho deciso di far vivere la musica delle limitazioni imposte dalla pellicola”. Bisogna, dunque, lasciarsi guidare della sei corde di Perfetti nella scoperta di suggestivi landscape sonori in cui si spazia dalla dolcezza della melodia alle vertigini sonore elettriche, dalle increspature dell’elettronica al lirismo narrativo di alcuni passaggi. “New York Portrait” è, dunque, un disco che merita un ascolto attento, possibilmente in cuffia affinché emergano tutte le sue sfumature più nascoste. Quelle sfumature che hanno fatto di Hutton un artista inimitabile e che sono diventante la base di partenza per tre improvvisazioni sonore di assoluto fascino.


Salvatore Esposito

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