Andrea Capezzuoli – Intrecci/Andrea Capezzuoli e Compagnia – Balquébec (Rox Records, 2019)

Organettista tra i più apprezzati della scena balfolk italiana, Andrea Capezzuoli vanta un percorso artistico articolato, speso in gruppi come Terantiqua, La Magiostra, Musicanta, Din delòn, Picotage, ‘O Calascione, La chambre du Roy René e, non da ultimo, BandaBrisca, dischi solisti e la fortunata esperienza di Andrea Capezzuoli e Compagnia che ha fruttato dischi pregevoli come “Leandra” e il più recente “10”. A distanza di cinque anni da "Au château d'hirondelle” che lo vedeva protagonista in solitario con il suo organetto, il musicista milanese torna con “Intrecci” nuovo album, finanziato da una campagna di crowdfunding e nel quale ha raccolto quindici brani, incisi con musicisti italiani e francesi, incontrati tra tour e concerti nel corso degli anni. Composto da quattordici brani di cui nove autografi, il disco è una sorta di diario di bordo, il racconto di un viaggio fatto di incontri e dialoghi musicali le cui radici affondano nella musica da ballo del nord Italia e si estendono verso quella d’Oltralpe. L’ascolto è come immergersi in una festa a ballo tra scottish, valzer, alessandrine, polche, mazurke e bourrée con l’organetto di Capezzuoli che scandisce i tempi e guida le danze. Si parte con la ballata “Il Moro Saraceno” dalla raccolta di Costantino Nigra, già incisa con La Magiostra e qui riletta con le voci di Bernardo Beisso e Davide “Korta” Bergna, per toccare il brano tradizionale pavese “La bella sul mar” riscritta a tempo di scottish ed cantata da Gianmichele Lai. Se “La Maria va al bal” con la voce di Maddalena Soler si scioglie nella splendida resa di “Monferrina d’j Armugnach” di Maurizio Martinotti con la complicità di Gabriele Gunella alla ghironda e Rémy Boniface al violino, la successiva “La Segonzatoise” è una gustosa bourrè proposta in medley con la moitié "Sabotée d'Aubrac" nella quale spicca la partecipazione di Michel Esbelin alla cabrette. La rilettura di “Gavotte de l'Alzen” di Rolland Martinez con Luca Rampinini al sax soprano ci introduce alla bella sequenza in cui incontriamo la toccante “Guerra infame” che incontra il valzer “Giovani fiori”, il rondeau tradizionale “A l'entorn de ma meison” con la voce di Daniel Detammaecker, e le due polche “Albero fiorito” e “Polca per Gianni”, dedicate ad una trattoria milanese ormai chiusa, ed impreziosite dalla chitarra di Fabio Calzia e dal violino di Milo Molteni. La mazurka “Il ponte della vita” fa da preludio prima al circolo circassiano “Manca un uomo!” in cui fanno capolino il tamburo a cornice di Simona Ferrigno, la chitarra di Ciccio Piras e il tin while di Jacopo Soler e, poi, alla imperdibile “Suite Bourrées” che mescola quattro bourrées provenienti da due dischi de La Chavannée e in cui brilla la ghironda di Gabriele Gunella. Lo scottish “Di fronte all'oceano” ci accompagna alla conclusione con la riscrittura del canto piacentino “Conosco una ragazza” e il valzer “Correvo più delle mie gambe” in cui l’organetto di Capezzuoli dialoga con il piffero di Fabio Paveto e due “Alessandrine” delle Quattro Province ed eseguite alla musa, cornamusa ad un bordone. “Intrecci” è, insomma, il disco di un artista maturo tanto sotto il profilo compositivo quando nella capacità di intessere dialoghi con altri strumentisti, mettendo in connessione tradizioni musicali differenti. 
Quasi in parallelo a quest’ultimo è arrivato anche “Balquébec”, doppio album monografico in cui Andrea Capezzuoli e Compagnia prendono in esame la tradizione musicale e coreutica del Québec nella quale sono confluiti elementi della cultura francofona ed anglosassone che si riflettono sostanzialmente in due grandi categorie: le danze in sets di derivazione scoto-irlandese e le controdanze (dall’inglese country dance) di provenienza inglese e francese. Particolarità delle danze québécoises è la presenza, durante alcuni balli, di un caller, il maestro di cerimonie che indica con una sorta di scioglilingua le figurazioni da compiere, così come il reel, il ritmo più diffuso, si presenza più lenta rispetto a ciò che accade nella tradizione scoto-irlandese. Composto da diciassette brani, suddivisi in due dischi, l’album vede Andrea Capezzuoli (melodèons, piedi, voce), accompagnato da Milo Molteni (violino), Paolo Censi (piano) e Nicola Brighenti (gigue, step dance) a cui, per l’occasione, si sono aggiunti gli ospiti Alain Chatry (armoniche a bocca), Manu Savinelli (ex Me Souliers sont Rouge) (violino), Corantin Boizot-Blaise (violino) e Michela Brambilla (contrabbasso). Il disco si svela in tutto il suo fascino proponendo quattro sets in due versioni con e senza caller ed in diversi momenti vede il reel al centro della pista da ballo, tuttavia non mancano anche valzer, jigs e marches, alcuni di questi provenienti dal repertorio di Philippe Bruneau, organettista québécoise, scomparso da qualche anno e autore di centinaia di melodie, tra cui alcuni consegnati alla storia come veri capolavori del genere. A spiccare sono, dunque, le due versioni de “La femme au Tour de l'homme” (“Set Lajoye”) in cui brillano i violini della Savinelli e di Boizot-Blaise, "Les Paniers” (“Set du Tricentanaire”) con l’armonica a bocca di Alain Chatry e il gustoso “Set Catherine”, il vertice del disco va ricercato, però, in "Omaggio a Sabin e Rachel” e “Marche du Plombier – Giga dei Quattro Gatti” che racchiudono tutta la passione con la quale è stato realizzato questo doppio album. A compendiare i due dischi è il corposo booklet che offre all’ascoltatore un puntuale manuale pratico per approcciare le coreografie delle singole danze. “Balquébec” è, dunque, un lavoro prezioso sia dal punto di vista musicale sia da quello divulgativo offrendo agli ascoltatori ed agli appassionati una piccola ma esaustiva guida alle danze québécoise. 


Salvatore Esposito 

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