Dead Can Dance: Il morto può danzare e risorgere

Spleen: il disagio esistenziale, l'ossessione della solitudine e della miseria umana e Ideal: il richiamo alla purezza divina. L’angoscia, la depressione, il mal di vivere e l’utopia sono tutti ben presenti nelle composizioni e nel suono dei Dead Can Dance. Come lo furono nelle 85 poesie che componevano la parte iniziale de “I Fiori del Male” del grande poeta del Simbolismo e del Decadentismo, pubblicate nel 1857. “Naviga verso le stelle con i tuoi splendenti desideri….lì nei tuoi occhi stellati giacciono speranze che sono state tradite, la causa del tuo desiderio può anche portarti alla morte...il premio che rivendichi non sarà mai tuo, come castelli in Spagna (1) la speranza è tutto ciò che rimarrà...” (“The Cardinal Sin”). Le parole disilluse e i suoni cupi ed ossessivi che quasi sempre accompagnano il canto, hanno fatto dei primi dischi dei Dead Can Dance un abisso che nessuna parola meglio di quelle di Baudelaire avrebbe potuto descrivere: “….tutto è abisso, azione, desiderio, sogno, parola...in alto, in basso, ovunque, la profondità, il greto, il silenzio, lo spazio orrendo e affascinante….tutto pieno di vago orrore che porta chissà dove, non vedo che infinito da ogni finestra….ah, non uscissimo mai dai Numeri e dagli Esseri” (“Le Gouffre”) e l’ipnotico mantra che si leva dalle percussioni forse può produrre per davvero in chi ascolta un effetto “mesmerico” come evocato in un’altra canzone (2). E ascoltando invece le canzoni interpretate dalla voce maschile dei Dead Can Dance, la pronuncia in inglese così ben scandita e il tono baritonale di Brendan sembrano far arrivare le parole direttamente da uno stato ipnagogico: 
“Separazione, gli uccelli migratori ci stanno chiamando e noi restiamo qui con la paura di volare. I venti del cambiamento consumano la terra mentre restiamo nell’ombra delle estati oramai andate. Quando tutte le foglie saranno cadute e diventeranno polvere, resteremo ancora trincerati nel nostro modo di essere? Indifferenza è la piaga che si diffonde attraverso questa terra. La profezia si rivela nelle forme delle cose che verranno.” (“Severance”). Come non andare con il pensiero al grande poeta visionario William Blake, eretico e precursore dei tempi, colui che definiva Gesù un “creativo” e non un “messia”. Molti dei testi di Brendan Perry rimandano alle sue visioni. Già nel demo del gruppo che li porterà a realizzare il loro primo disco è presente una versione musicata di “A Poison Tree” (“Ero arrabbiato con il mio amico, lo  dissi e la mia ira terminò, ero arrabbiato con il mio nemico, non ne parlai e la mia ira aumentò. L’ho bagnata di paura la notte e al mattino con le lacrime e l’ho illuminata di sorrisi e dolci astuzie. E’ cresciuta giorno e notte finchè ha generato una mela meravigliosa, il mio nemico la vide risplendere e sapeva che era mia, entrò, quando la notte velava il cielo, nel mio giardino e al mattino, felice, vidi il mio nemico steso morto sotto l’albero.”). L’opera di Blake è ancora avanguardistica più di duecento anni dopo la morte, al punto che il mondo musicale contemporaneo, anche rock, si è rivolto ripetutamente ad essa (3). Ma innumerevoli sono gli omaggi disseminati nell’opera dei Dead Can Dance, tra cui: 
a Bertolt Brecht e alla sua Madre Coraggio (“How Fortunate the Man with None”), a Robert Dwyer Joyce e alle ballate tradizionali irlandesi (“The Wind That Shakes the Barley”, “I am Stretched on your Grave”), a François Vincent Raspail, scienziato, ideologo francese, inventore del microscopio (la copertina di “Within the Realm of a Dying Sun”), a Francis Xavier, padre missionario gesuita spagnolo (“Xavier”), a Persèfone, mitica figlia di Zeus e Demetra (“Persephone”), a Serafino, spirito ardente del cristianesimo medievale (“The Host of Seraphim”), a Lord Alfred Tennyson, poeta vittoriano inglese, discendente di re Edoardo III (“Ullyses”), a Hieronymus Bosch, pittore olandese (la copertina di “Aion”), a Luis de Góngora y Argote, religioso culterano spagnolo (“Fortune presents gifts not according to  the book”), a Mnemosine, personificazione mitologica della memoria, amata da Zeus (“Amnesia”), a Ian Curtis e ai suoi Joy Division (“The Carnival is over” e “Tell me about the Forest”), a Tim Buckley (4) (“Song to the Syren”)….e delle Sibille e delle loro oscure e ambivalenti profezie racconta “The Song of the Sibyl”. Il cantico della Sibilla è un canto liturgico gregoriano che annuncia l'Apocalisse e viene celebrato durante la notte di Natale in alcune chiese spagnole di Maiorca, nelle Isole Baleari, nel Paese Valenzano e anche ad Alghero in Sardegna. Nel 2010 è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell'umanità. Così recita il suo testo in catalano:
“Al jorn del judici parrà qui avrà fet servici.
Jesucrist, Rei universal, home I ver Déyou eternal,
del cel vindrà per a jutjar I a cada you lo just darà.
Al jorn del judici parrà qui avrà fet servici.
Vosaltres tots qui escoltau, devotament a Déyou
pregau de cor ab gran devocio, que us porte a salvacio.
Al jorn del judici parrà qui avrà fet servici.”
 
(“Il giorno del giudizio parlerà chi ha servito.
Gesù Cristo, Re universale, uomo che vedo Dio eterno,
dal cielo verrà per giudicare e a ciascuno darà il giusto.
Il giorno del giudizio parlerà chi ha servito.
Voi tutti che ascoltate, pregate Dio
con grande devozione e avrete la salvezza.
Il giorno del giudizio parlerà chi ha servito.”)
Il suono dei Dead Can Dance mescola storie ed esperienze umane dal Medioevo al canto gregoriano, dal Rinascimento alle avanguardie, in un labirinto interiore che precede, in ordine di tempo, perfino la musica stessa. L’assoluta unicità e originalità non li può far appartenere ad nessun genere musicale definito, nè si può pensare sia possibile che abbiano un seguito. Solo mi sento di consigliare agli amanti del gruppo di ascoltare l’unico cd dei veneziani “estAsia” dal titolo “Stasi” (Polydor 1997) e in particolare la sua cantante Romina Salvadori, che dimostra di aver molto amato Lisa Gerrard.


Flavio Poltronieri
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(1)  Modo di dire che potremmo aggiornare con “castelli di sabbia”, ovvero progetti ambiziosi ma senza fondamenta. L’espressione “castelli in Spagna” deriva dal “Romanzo della Rosa”, l’opera allegorica francese iniziata da Guillame de Lorris nel 1237 e completata da Jean de Meuns nel 1280, e precisamente nel passo dove si narra della sorpresa dei Mori che nell’atto di conquistare la Spagna, non vi trovarono traccia di castelli, la cui costruzione sarebbe senza dubbio stata opera costosa e faticosa, proprio come una illusione o una falsa speranza.

(2) “Mesmerism” (quinta traccia di “Spleen and ideal”) trae la sua origine da Franz Anton Mesmer, nato in un paese tedesco sul lago di Costanza, inventore, a cavallo tra il ‘700 e l’800, della teoria medica del “magnetismo animale”. Anche se non riuscì mai a dimostrarla su basi scientifche, fu comunque precursore dell’ipnosi, della psicoterapia moderna e della psicologia del profondo. Sosteneva che l’applicazione di calamite alle parti malate del corpo avrebbe prodotto effetti terapeutici sul suo stato di salute essendo esso dipendente dalla circolazione di una energia. Quindi le malattie altro non sarebbero state che sintomi dell’alterazione della circolazione del fluido magnetico nel corpo e le calamite aumendone la carica magnetica avrebbero contribuito a sboccarle.

(3)  Mi limito in questa sede a ricordare che:
- I Doors assunsero quel loro nome mutuandolo dal libro “Le Porte della Percezione” testo del 1954 del pensatore profetico Aldous Huxley che a sua volta l’aveva tratto da un verso de “Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno” di William Blake.
- Intorno al 1964, nel periodo immediatamente successivo a quello in cui aveva scoperto il simbolismo di Arthur Rimbaud, i testi di Bob Dylan cominciano ad assumere connotati di immaginazione e trascendenza, influenzati dalla concezione mistica e visionaria di William Blake. Questa era fondata sulla sfiducia assoluta nella ragione concepita come organizzazione delle percezioni dei sensi e la canzone di Dylan “Gates of Eden” ne fu l’esempio più illumunante. Il testo  restituisce tutta la paura umana del cielo e dell’inferno attraverso un Eden che altro non appare se non una menzogna, una promessa falsa, venga essa fatta da profeti come da ruffiani qualsiasi. Molti altri sono gli esempi, fino al 2012, quando il primo verso dell'ultima strofa di “Roll on John” è addirittura "Tyger, tyger burning bright", direttamente presa dalla poesia “The Tyger” del 1794. Una curiosità: immaginereste mai Lisa Gerrard interpretare un testo di Dylan? Ebbene, nel suo “Black Opal” del 2009  è presente “All along the watchtower”!

(4)  Anche lontano dai Dead Can Dance, Brendan Perry ha spesso interpretato e anche inciso canzoni dell’amatissimo grande cantautore americano Tim Buckley: oltre al capolavoro assoluto “Song of the Syren”, ricordiamo quindi “Happy time”, “Dream letter”, “I must have been blind”.

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