Brian Eno with Daniel Lanois and Roger Eno – Apollo: Atmospheres & Soundtracks Extended Edition (UMC, 2019)

Il 20 luglio del 1969 Neil Armstrong fu il primo uomo a camminare sulla luna. Quello stesso giorno di cinquant’anni fa, un giovane artista di belle speranze che si era da poco trasferito a Londra dopo gli studi, seguì l’evento in diretta mondiale dalla piccola tv in bianco e nero del suo professore e vicino di casa. L’idea che tutto ciò stesse accadendo davvero, esattamente nello stesso momento proprio lassù a ben 384.400 km di distanza, colpi profondamente il giovane Brian. Dopo quel primo e importante passo, la storia fece il suo corso e gli esperimenti artistici del ragazzo, lasciarono definitivamente spazio alla musica. Molti anni più tardi, dopo Roxy Music, Cluster, Bowie e Talking Heads, un regista di nome Al Reinert lo contattò proponendogli di comporre le musiche per la colonna sonora di un nuovo documentario basato sulle missioni lunari Apollo. Naturalmente, Eno, molto incuriosito accettò di buon grado. Nel corso degli anni precedenti, Reinert aveva iniziato a raccogliere moltissimi filmati originali della Nasa ed era ormai pronto per realizzare un progetto completato dal commento sonoro del compositore, ritenuto particolarmente adeguato alla natura “ultraterrena” delle immagini. In quel periodo, il Non musicista aveva da poco inaugurato una fruttuosa collaborazione con il produttore canadese Daniel Lanois, così decise di coinvolgerlo nuovamente nella lavorazione dell’imminente album. Oltre a Daniel, Brian invitò anche suo fratello minore Roger, che contribuì in modo significativo alla composizione dei brani. In fase di ideazione, i tre non ricevettero particolari suggerimenti dal regista, ma su una cosa Reinert fu chiaro, le musiche dovevano essere: “molto celestiali”, come ricordò in seguito Lanois. Durante le prime fasi della lavorazione Brian, Daniel e Roger scoprirono che molti astronauti dell’Apollo provenivano dal Texas e che durante le missioni ascoltavano spesso le cassette di musica Country And Western che si erano portati direttamente dalla lontana terra. Partendo da questa suggestiva notizia, decisero quindi di immaginare una versione il più possibile psichedelica e “lunare” del sound, caratterizzata dai frequenti passaggi della chitarra slide di Lanois, spesso immersi nei tipici soundscape di Eno (“Deep Blue Day”, “Always Returning” ). Molte idee dell’album nacquero a partire da spunti di Lanois o Roger Eno lavorati e rielaborati con particolare dedizione, oppure, suggerite dai caratteristici suoni della Yamaha Dx 7, una nuovissima e irrinunciabile tastiera da poco in dotazione presso i moderni Grant Avenue Studios. In occasione delle sessioni di “Apollo”, Brian si era portato direttamente da New York un piccolo e curioso strumento elettronico chiamato Suzuki Omnichord. Diversi spunti, poi manipolati, rallentati e riverberati sino a ottenere il risultato desiderato, nacquero proprio da qui. “Apollo: Atmospheres & Soundtracks” è insomma la dimostrazione di un lavoro “corale” perfettamente riuscito, ed è anche probabilmente uno dei progetti più rappresentativi (e fruibili) della lunga collaborazione tra Eno e Lanois, che continuerà anche in seguito (vedi Michael Brook o U2, solo per citarne alcuni). Qui, dopo anni di esperimenti, prove, intuizioni e perfezionamenti, l’idea di musica Ambient teorizzata qualche anno prima dal Non musicista di Woodbridge giunse a piena maturazione, anche grazie ai contributi assolutamente non secondari di Roger Eno e Lanois. A 36 anni dall’uscita dell’album, nel luglio del 1983 e in celebrazione del cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla luna, Brian ha deciso di ritornare su questo storico progetto pubblicando una nuova versione rimasterizzata del disco che aggiunge alla sequenza originale ben 11 nuove tracce strumentali. In questo caso, invece di recuperare demo e outtakes dalle sessioni di registrazione come spesso avviene, i musicisti hanno preferito elaborare i brani ex-novo partendo da spunti presenti nei rispettivi archivi personali, poi elaborati senza incontrarsi di persona in studio. I pezzi che compongono il secondo album (o vinile) denominato “For All Mankind”, proseguono nello spirito celestiale di “Apollo: Atmospheres & Soundtracks” completando/integrando in un certo senso il progetto originale. Ascoltando questo disco, a volte sembra quasi che alcuni dei temi (e suoni) ormai familiari ritornino (“Capsule”, “Last Step From The Surface”, “Like I Was a Spectator”) come a chiudere un cerchio ideale in un raffinato e piacevole gioco di rimandi. Oggi siamo nel 2019, sono passati parecchi anni dal 1983 e ancora di più da quel lontano 1969, ma ascoltare “For All Mankind”, magari guardando la luna bianca dalla finestra di notte, è un po' come ritornare con l’immaginazione ai Grant Avenue Studios, a quella passione, alla speranza e all’innocenza che hanno reso possibile un disco unico e importante come “Apollo: Atmospheres & Soundtracks”. Buon ascolto! 


Marco Calloni

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