La frequentazione artistica tra i Renanera e Vittorio De Scalzi, storico membro fondatore dei New Trolls, risale a qualche anno fa e, spesso, è accaduto che i rispettivi percorsi si intersecassero sia sul palco che su disco come nel caso di “’O Rangio” del 2017, dove spiccava il duetto in “Je sto buono”. L’approdo ad un album che li vedesse fianco a fianco è stato un passaggio naturale e, così, a corollario di una articolata fase realizzativa ha preso vita “Vento di terra, vento di mare” nel quale la formazione lucana e il cantautore ligure hanno raccolto dieci brani tra inediti, riletture e nuove versioni di alcuni classici del repertorio dei New Trolls. Si tratta di un lavoro che esplora le intersezioni possibili tra i suoni del Mediterraneo e la canzone d’autore, partendo dal dialogo tra la tradizione lucana e quella ligure, il tutto innestato sulle architetture sonore costruite da Antonio Deodati (tastiere, vocoder, drum programming, synth bass, cori). L’ascolto svela, infatti, un coté sonoro evocativo e ricco di sfumature nel quale gli strumenti acustici e quelli della tradizione incontrano l’elettronica, ad incorniciare le voci di Unaderosa (voce solista, cori, tammorre, darbouka) e Vittorio De Scalzi (voce solista, cori, chitarra classica, flauto traverso, basso e tastiere).
Fondamentale in questo senso è stato il contributo dei vari musicisti coinvolti nelle registrazioni:
Massimo Catalano (ukulele, saz baglama, mandolino, chitarra battente, chitarra e lira calabrese), Alberto Oriolo (violino) e Pierpaolo Grezzi (udu drum, dabouka, spagnolo, tamburi melodici, tammorrre e bohdran irlandese), ai quali si sono aggiunti i featuring di Edmondo Romano (chalumeau, low whistle e cornamusa scozzese), Antonino Barresi (ciaramella lucana), Pino Salamone (zampogna lucana), Luigi Bloise (fisarmonica), Cristian Paduano (mandolino veneziano), Nicola Calvano (darbouka), la voce di Lino Vairetti degli Osanna e i cori di Karola De Rosa e Nicolò Deodati. Rispetto ai lavori precedenti quello che si coglie, sin dalle prime note, è come i Renanera abbiano allargato ancor di più il raggio delle loro esplorazioni sonore nell’incontro con Vittorio De Scalzi che, senza dubbio, rappresenta il valore aggiunto di questo disco. Aperto dalla poesia malinconica che pervade la title-track, il disco entra nel vivo con la trascinante “Stagiuin” il cui ritmo sostenuto e quasi ipnotico ci introduce alla rilettura di “Creûza de mä/Na strada miezzo o mare” di Fabrizio De André e che incrocia il genovese dell’originale con il napoletano della nota traduzione di Teresa De Sio. Se la drammatica “Nu suonno ‘e cartone” racconta il dramma dei migranti che perdono la vita su imbarcazioni di fortuna alla ricerca di un futuro migliore, “Una Miniera” arriva dritta dal songbook dei New Trolls e vede la partecipazione della voce narrante di Lino Vairetti. Non manca uno sguardo verso il passato con le invasioni dei Saraceni che accomunano Liguria e Lucania con le imprese dell’ammiraglio Andrea Doria narrate in “Salvace sta terra” e quelle del pirata Dragut evocata nella conclusiva “Quante Botte”. Nel mezzo arrivano ancora due estratti dal repertorio dei New Trolls “Faccia di Cane” e “Quella carezza della sera” ma soprattutto “Hatta mammona” concepita in genovese da De Scalzi e qui riletta in lucano con la complicità dei Renanera. Insomma, “Vento di terra, vento di mare” è un disco riuscito che rappresenta certamente un punto di arrivo e ripartenza nel percorso artistico della formazione lucana. Non ci resta ora che attendere la prossima pubblicazione di “Rhythmology”, progetto nato dalla collaborazione tra i Renanera e il percussionista cosentino Leon Pantarei.
Salvatore Esposito