Gran Bal Dub - Berardo + Madaski – Benvenguts a bòrd (Gran Bal Dub/Self, 2019)

La collaborazione artistica tra Sergio Berardo (frontman dei Lou Dalfin) e Madaski (producer e co-fondatore degli Africa Unite) affonda le sue radici lontano nel tempo e nasce dalla medesima visione della sperimentazione musicale come base di partenza per esplorare nuovi sentieri sonori e prima ancora da una solida amicizia. Negli anni il producer torinese ha incrociato spesso il proprio cammino con la formazione occitana ed in particolare ha prodotto “Gibous, Bagase e Bandì” nel 1995 e il più recente “Musica Endemica” nel 2016. Proprio durante la lavorazione di quest’ultimo, è nata il progetto Gran Bal Dub con l’obiettivo di coniugare la musica da ballo delle Valli Occitane con i suoni della dancehall. Il risultato è stato l’Ep omonimo del 2017, distribuito in download gratuito, il cui successo è stato decretato da un lungo tour in tutta Italia. A due anni di distanza, ritroviamo Berardo e Madaski alle prese con “Benvenguts a bòrd”, album nel quale hanno raccolto dodici brani che, nel loro insieme, compongono le tappe ideali di un travolgente viaggio sonoro in cui immergersi per volteggiare tra i beat dell’elettronica e le danze tradizionali occitane. Abbiamo intervistato Madaski per approfondire con lui questa fortunata avventura che supera gli steccati del balfolk per guardare dritto al futuro.

Il progetto Gran Bal Dub nasce a margine di "Musica Endemica" dei Lou Dalfin. Dopo quel disco avete cominciato a sperimentare. Com'è nata l'idea di incrociare la tradizione occitana, l'elettronica e il dub?
Gran Bal Dub nasce proprio durante la lavorazione di "Musica Endemica", ma vent’anni fa avevamo già sperimentato questo incontro in “Gibous, Bagase Bandì”. Ho iniziato ad inserire elementi elettronici nel tessuto musicale della produzione dei dischi di Lou Dalfin. A Sergio Berardo è piaciuto e così siamo partiti…

Il territorio comune in cui vi siete confrontati è certamente la dimensione coreutica. Quanto è importante esplorare nuove connessioni ed addentellati sonori nel ballo tradizionale?
Il ballo è la dimensione fondamentale dei nostri concerti. Tutti i brani che suoniamo sono, sostanzialmente, forme di danza. Io ho inserito trame ritmiche che provemgono da un altro background musicale ma che si sposano bene con il movimento e ne forniscono ulteriore supporto. In questo modo i nostri brani si possono ballare in forma tradizionale occitana o più liberamente, seguendo ciò che la ritmica elettronica propone.

Quali sono state le difficoltà che avete incontrato nel far dialogare la musica occitana e il dub?  
Praticamente nessuna. Il dub è un modo di mixare le cose, è una tecnica. La si può applicare a qualsiasi forma musicale, non ci sono limitazioni o formule. Chi lo pensa, evidentemente non ha capito che il dub non fa null’altro che privilegiare ed eleggere a strumento il mixer, solitamente usato in modo esclusivamente tecnico nella costruzione del suono. In questo caso, invece, gli si concede dignità di strumento, che modifica strutture e sonorità, in tempo reale, durante lo svolgimento del concerto.

Quanto vi ha arricchito dal punto di vista artistico questa collaborazione?
Tantissimo e non solo da questo punto di vista. Condivido con Sergio Berardo molte passioni e punti di vista, ci troviamo bene insieme, siamo due personaggi piuttosto estremi ma conviviamo senza difficoltà, anzi con immenso piacere.

Come si è evoluta la ricerca sonora e musicale dal primo Ep del 2017 all'album "Benvenguts A Bòrd”?
Il primo ep era sostanzialmente una raccolta di remix dei Lou Dalfin, questo è un album inedito che è cresciuto poco per volta e sul quale ci siamo confrontati molto. Ha avuto diverse fasi e un grosso apporto anche di Roby Avena, nostro giovane e interessantissimo fisarmonicista.

Dal punto di vista degli arrangiamenti come si è indirizzato il vostro lavoro in questo nuovo disco?
Abbiamo cercato di fondere meglio l’elettronica e il suono acustico proveniente dalle decine di strumenti particolari che Sergio è in grado di suonare.  Abbiamo registrato molto e poi è stato compito mio inserire e manipolare elettronicamente molti di questi suoni. La composizione dei brani e dei testi è tutta di Sergio, mentre l’elettronica è stata prodotta da me. Mi piace moltissimo un brano che è l’unico non inedito, ma fa parte del repertorio di Sergio con i Lou Dalfin. Si chiama “Es pa tard” e ne ho fatto una versione per due pianoforti, secondo me molto onirica ed affascinante.

Il disco si apre con la voce di Rossella Pellerino che in lingua occitana accoglie i visitatori/passeggeri a bordo del volo "Oc Air". Ci potete raccontare il viaggio racchiuso nei dodici brani del disco?
Il viaggio è un viaggio che auguriamo a tutti di fare. Un viaggio che parte da molto lontano, dalla tradizione delle nostre valli occitane per arrivare a questo presente molto sclerotizzato da realtà non reali e amicizie virtuali. Noi cogliamo nella tradizione legami che ci possono salvare da un’eccessiva standardizzazione della nostra esistenza, insomma invitiamo tutti a mangiare, ballare e bere con noi riportando l’asse delle nostre vite su valori accettabili di umanità di convivenza e di sano divertimento.

Quanto è stato importante l'attività live per lo sviluppo musicale del progetto?
Moltissimo.  Gran Bal Dub è nato in pratica così e sul palco è il momento in cui ci esprimiamo al massimo. Noi siamo suonatori ed amiamo suonare, sempre. Questo ci contraddistingue in maniera netta dai molti che dicono di essere musicisti, salgono sul palco con tutte le reti di salvataggio del mondo e poi non sanno nemmeno come sia fatto uno strumento. Amiamo suonare sul palco, sotto il palco, al bar, prima e dopo il concerto, e anche per la strada. La musica è un piacere e ne godiamo tantissimo.

Quali sono le prossime e nuove rotte che esplorerà Gran Bal Dub?
Questo non lo so. Sicuramente suoneremo un bel po’ portando il più possibile in giro questo lavoro, durante l’estate e anche in autunno inverno e poi vedremo. La nostra attività concertistica è piuttosto continua, non soggetta a logiche di tour o di disco in uscita. Il repertorio di Sergio Berardo è davvero importante e l’approccio è quello di chi suona e, nel suonare, porta avanti la sua apparteneza e la sua idea di vita. Non saprei, quindi, con quale coniugazione o formazione musicale andremo in giro ma sono sicuro che il futuro sarà pieno di occasioni per potersi incontrare, ascoltare e ballare la nostra musica.



Gran Bal Dub - Berardo + Madaski – Benvenguts a bòrd (Gran Bal Dub/Self, 2019)
L’aereo della “Oc Air” con le insegne piratesche, ritratto in copertina, è quello su cui Sergio Berardo e Madaski ci invitano a salire. Ad accoglierci è il “benvenuti a bordo” in occitano officiato dalla voce di Rosella Pellerino, nei panni della hostess, che non manca di informarci su temperatura e viaggio. Subito dopo arriva il ruggito del motore, spinto dal producer piemontese e dal frontman dei Lou Dalfin ruggisce, mentre le vecchie lamiere del velivolo nascondono una stiva ben fornita e un equipaggio di filibustieri pronti a dare battaglia, forti delle tante scorribande messe a segno sul palco, concerto dopo concerto. Il tutto si muove nel segno di una visione in movimento della tradizione con Sergio Berardo a destreggiarsi tra voce e una infinità di strumenti (ghironde, fifre, clarin, bodega, arebeba, saz, dulcimer, archi a bocca, corni naturali, flauto armonico, banjo, ukulele, percussioni) e Madaski (programmazioni, pianoforte e voce) a rimescolare le carte da abile alchimista del suono. Ad accompagnarli troviamo, poi, il talentuoso Robi Avena (fisarmonica cromatica a bottoni) e Chiara Cesano (violino), oltre ad alcuni ospiti come Carlo Revello (basso), Dario Avena (clarinetto) e Matteo Mammoliti (batteria) che fanno capolino in alcuni brani. L’ascolto è, dunque, un’esperienza foriera di grandi ed inaspettate sorprese che costellano i dodici brani, in larga parte firmati da Sergio Berardo e nei quali le melodie di balli come curente, balet, ghighe, farandole, scottish e rigodon vengono rielaborate e dilatate in chiave dub dalle mani di Madaski. Le forme coreutiche della tradizione si rinnovano nell’incontro con i beat dell’elettronica il tutto conservando intatta la matrice popolare. Aperto dalla travolgente “A Belcaire”, l’album ci regala subito due tra gli episodi migliori con la superba “Al Festin”, singolo che ha anticipato l’uscita del disco e nella quale la ritmica dub esalta l’impatto melodico, e la gustosa “Nòstra Mar”. Il suggestivo strumentale “Lo vespre del la nòça” ci introduce, prima, a “Bachasset” nella quale la ghironda si intreccia alle ritmiche dub e, poi, a “Es pas tard” poetica ballata per voce e pianoforte. Se “La Sanha/La Sanha RXM” riporta il ritmo al centro della scena con il suo crescendo irresistibile, la successiva “Jordi Do Bandolim”, un valzer elegante in cui giganteggia la fisarmonica di Avena. Il dialogo tra violino, ghironda, arebeba e beat elettronici de “L’argiàs” ci accompagna verso il finale con l’imperdibile “Correnta” con protagonista il clarinetto di Dario Avena e il dub di “The Job” che chiude il disco. Insomma “Benvenguts a Bòrd” conferma tutta la bontà del progetto Gran Bal Dub e siamo certi che nel prossimo futuro ci saranno altre sorprese. Il disco è disponibile nei negozi di dischi e nei digital store, ma anche scaricabile gratuitamente dal sito www.granbaldub.com



Salvatore Esposito

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