Gaiteiros de Lisboa – Bestiário (Uguru, 2019)

I Gaiteiros festeggiano da par loro ventotto anni di musica: il nuovo album (il terzo per la Uguru) è il loro sesto disco con composizioni originali, a sette anni da “Avis Rara” e due anni dopo la raccolta “A História”. Dei Gaiteiros, che per la prima volta entrarono in studio nel 1995 (“Invasões Bárbaras”), Carlos Guerreiro e Paulo Tato Marinho continuano a condurre le danze nella nuova formazione, comprendete Paulo Charneca (già in precedenza nel gruppo), Miguel Veríssimo, Miguel Quitério, e Sebastião Antunes (dei Quadrilha). Qualche anno fa, a proposito della sua partecipazione al film di José (Zeca) Medeiros "O Livreiro de Santiago", Carlos Guerreiro commentava il vecchio adagio secondo cui va fatta una distinzione fra lavoro e vita privata e soprattutto fra lavoro e piacere. In portoghese la frase suona “Trabalho é trabalho, cognac é cognac”. Al contrario, dice Guerreiro, «non posso concepire il lavoro come sacrificio, il lavoro non deve essere una pena». “Bestiário” trasuda questa energia vitale e ribelle, comunicata in primo luogo dalle gaitas, le ance (qui soprattutto zampogne e ciaramelle portoghesi), e dalle polifonie vocali. Il ponte con le registrazioni precedenti lo stabiliscono due brani: “Comprei uma Capa Chilrada” era stato registrato una prima volta nell’album “Sátiro” (2006) e qui ha una veste tutta nuova; “Roncos do Diabo”, già incluso nell’antologia “A História”, è ben rappresentativo dei Gaiteiros. Si tratta di testo e musica scritti da Guerreiro che arrivano alle nostre orecchie come fossero un classico, sviluppando un intrigante conflitto fra Sant’Antonio, all’occorrenza suonatore di “armonio” e il diavolo, il “gaiteiro”, il musicista che suona lo strumento “non omologato”: fra i due litiganti spunta anche San Giovanni ai tamburi per una inevitabile festa. Per lanciare l’album il gruppo ha scelto come singolo “Brites de Almeida”, un altro brano che sembra appartenere da secoli al repertorio tradizionale ed è impreziosito da un intelligente video realizzato da Miguel Veríssimo con la collaborazione del Teatro A Comuna e la partecipazione di Carla Vasconcelos, girato con un unico piano sequenza. Sono molti gli ospiti del “Bestiário”. Il coro femminile Segue-me à Capela è protagonista di “Flecha”, uno dei brani più articolati e più riusciti, composto da Guerreiro per lo spettacolo che ha celebrato il centenario del primo viaggio ferroviario di Flecha, il treno che collegava Valença do Minho a Monção. Molto azzeccate anche la voce del rocker Rui Veloso, e la sua chitarra elettrica, in “Comprei uma Capa Chilrada” e la voce di Pedro Oliveira, dei Sétima Legião, in “Besta Quadrada”, energetico brano di Paulo Marinho che appare paradigmatico dei cambi di passo di cui sono capace i Gaiteiros, con le gaite ad offrire cornice e pulsione armonica e i bombos (tamburi) a sostenere, spesso da soli, le parti vocali. I toni si addolciscono quando si tratta di rileggere brani popolari, come “Chamateia”, classico delle Azzorre del compositore Luís Bettencourt su testo di António Melo e Sousa. Qui la differenza la fa l’ampio spettro vocale offerto da Filipa Pais João Afonso Lima. C’è spazio anche per un’incursione nella musica della Galizia con “Para Santalices”: l’arrangiamento vuole essere un omaggio a Faustino Santalices (1877-1960), musicista e musicologo precursore del movimento di rinascita della musica popolare galiziana. 


Alessio Surian

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