Quante volte avrete letto il termine “virtuoso”, attribuito impropriamente a un artista dalla stampa musicale a un artista? Però, di fronte al chitarrista italiano Antonio Forcione, al suonatore di kora e vocalist senegalese Seckou Keita e al percussionista brasiliano Adriano Adewale, complici in questa strabiliante collaborazione, non ci può essere espressione più appropriata per definire il trio di strumentisti riuniti in “Joy”: titolo secco e diretto, rivelatore della compartecipazione e dell’umanità che straripano dalle note delle dieci tracce presentate.
Antonio Forcione, italiano emigrato a Londra negli anni ’80, prima busker nelle strade britanniche con il chitarrista spagnolo Eduardo Niebla (qui, ricordiamo quella straordinaria cassetta che vendevano alle loro esibizioni), poi artefice di “Celebration”, disco pubblicato dalla Virgin. Da lì parte una carriera stratosferica sia da solista che piena di collaborazioni a tutto campo accanto a nomi di prestigio. Invece, è sul finire degli anni ’90 che il senegalese del Casamance Seckou Keita, appartenente a una schiatta di griot, approda nel Regno Unito. Il suo curriculum è altrettanto ricco di incontri e di condivisioni e culmina con i recenti acclamati album realizzati con Omar Sosa e con l’arpista gallese Catrin Finch. Quanto al percussionista paulista Adriano Adewale Itauna, pure lui è un professionista eclettico: arrivato a Londra nel 2000 dopo studi universitari di percussioni in Brasile, vive facendo il busker e il lavapiatti.
Vive un’esperienza di rinnovamento musicale e spirituale in Nigeria e Benin che lo porta a maturare come compositore e a rigettare Pinto, il suo cognome di origine coloniale di nascita, per assumere appellativi yoruba (Adewale) e tupi-guarani (Itauna). Anche per lui si apre una composita attività artistica, che passa da dischi in proprio a composizione di musiche per coreografie di danza e pièce teatrali.
I tre hanno suonato insieme per otto anni, seppure non continuativamente, prima di decidere di incidere “Joy”, ma già nel 2011 si erano imposti all’attenzione della critica con un’ esibizione al Festival di Edimburgo (una traccia del loro live nella città scozzese la trovate qui).
I quarantatré minuti di “Joy” iniziano con la title-track, che attacca con le terse note della kora, cui si aggiungono le sottigliezze chitarristiche e il morbido tocco percussivo: è un brano in tempo medio che ha preso forma nel corso di una jam session in studio e che mette in bell’evidenza il dialogo tra i tre. “Kanou” è una canzone d’amore scritta da Seckou, dove la chitarra armonizza il canto in lingua mandinka e le percussioni danno un sostegno misurato e controllato. Memorie cubane sprigionano da “Baracoa”, un tema scritto da Forcione, mentre l’elegante
“Midnight Blooming”, a firma di Adewale, nasce dalla fine di una relazione amorosa: non c’è tristezza ma consapevolezza di poter amare ancora, suscitata dal ricordo del profumo del fiore chiamato in Brasile “dama de noite”. Altre memorie, questa volta di una spiaggia sull’Adriatico, ne “Il bambino e l’aquilone”, composto da Forcione, in cui kora e chitarra si incontrano e si rispondono alla perfezione, assecondate dalle percussioni fino al notevole crescendo finale. Non occorrono spiegazioni né per “Saudade”, con la firma di Andrade, né per la meditativa “Empathy”, in cui le note gravi della chitarra intersecano il luminoso scintillio dell’arpa liuto e con il canto dolce di Keita. Segue “Uncle Solo”, tributo dello stesso Keita allo zio musicista Jali Solo Cissokho, È il racconto del giovane Seckou che segue ovunque lo zio, richiestissimo cantore di lodi, fino alla sensazione di orgoglio provata quando quest’ultimo per la prima volta gli chiede di suonare con lui. Di nuovo in Brasile per “The Beautiful Game”, una conversazione tra i tre strumentisti, i quali celebrano i tempi gloriosi del calcio degli anni ’60 e ’70 e di calciatori come Pelè e Garrincha, lontano dai tecnicismi e di oggi: una metafora della libertà espressiva e dallo spirito libero di tre artisti provenienti da tre diversi continenti ma ritrovatisi proprio nella terra che ha inventato il calcio. Il commiato dei tre arriva con “Choix De Joie”, ancora una fluida e naturale combinazione, generata a partire da una melodia molto lineare.
AKA Trio è genuina e sublime fusione di anime.
Ciro De Rosa
Tags:
Africa