
Cominciamo dalle differenze tra vinile e cd, che ha quattro extra. Uno è la versione di “Bomba intelligente”, fatta da Elio con al piano Rocco Tanica.
Paolo Sentinelli - Sono stati davvero molto carini, con tutti gli impegni che hanno!
Antonella Caspoli - Sì, concordo, l’incontro con loro, favorito da Duccio Pasqua, è stato da subito felice. Ci hanno fatto ancora una volta un bel regalo!

Antonella Caspoli - Il quarto extra è “Alì”. È stato scritto all’inizio della Seconda Guerra del Golfo. Subito dopo è nata “Bomba intelligente”.
Paolo Sentinelli - Ho preso la voce di Francesco che parla di questo bambino, Alì, e con Adriano Viterbini, a casa mia - con degli strumenti giocattolo - abbiamo messo su questa cosa che ora si sente nel cd.
E veniamo al disco tutto intero. Il vinile è andato a ruba e c’è stata subito una ristampa; in generale l’album sta andando molto bene. Ve lo aspettavate?
Antonella Caspoli - Posso dirlo? Non me lo aspettavo, no. Non avevamo idea del successo che avrebbe potuto avere questo vinile; è stato veramente un salto nel vuoto. Prima di arrivare alla decisione di uscire con la rivista Prog, avevamo avuto incontri con delle major, ma nessuna ci aveva garantito di poter uscire con seimila vinili. Al massimo parlavano di mille. Noi però puntavamo proprio sul vinile e per fortuna il direttore di Prog, Guido Bellachioma, c’è venuto incontro e ha detto: “bene, io rischio” e ha rischiato quanto noi. Abbiamo messo tre rischi insieme.
E a che tiratura siete arrivati alla fine?
Antonella Caspoli - Novemila.
In realtà è una idea molto intelligente, perché si lega all’uscita in edicola di una rivista che ha un suo pubblico scelto, coerente, competente e consapevole. E che non può non amare Francesco Di Giacomo. Non potevano che comprarlo il disco. E poi, visto che ancora non tutti hanno di nuovo il piatto, diventa anche un oggetto da collezione.
Antonella Caspoli - Sì, assolutamente!
Paolo Sentinelli - Per quello abbiamo lottato: uno dei problemi avuti con una major è stato proprio questo. Noi volevamo vederla la copertina, capire, scegliere. Levami i punti di percentuale della royalty, ma voglio vedere come fai il lavoro, ci deve essere il cuore. Posso dirti tranquillamente che fino ad ora la produttrice, Antonella, ci ha messo tanti soldi e invece se avessimo voluto e fossimo stati furbi, tanti soldi li avremmo guadagnati.
Antonella Caspoli - Adesso è uscito fuori il commercialista che è in lui. (Ridono insieme)
E quindi, come produttrice, posso chiederti: secondo te vale ancora la pena fare dischi?
Antonella Caspoli - Se sono fatti in un certo modo, sì, assolutamente.
Anche da un punto di vista prettamente economico?
Antonella Caspoli - Questo sinceramente non lo so; però posso dirti che io sono una che compra libri belli in quanto tali, come oggetti; compro libri d’arte. Mi piace averli e toccarli, guardarli. Quindi ho pensato che l’album di Francesco dovesse essere concepito allo stesso modo, come disco d’arte. Secondo me questo album doveva essere bello tutto, nella sua interezza. Quindi anche nella cover. Perché secondo me ci sono dieci pezzi tutti quanti belli, tutti ad alto livello. Non c’è una traccia che valga meno, come invece può accadere in un disco. Quindi anche il packaging doveva essere così: una cosa bella da vedere e da toccare.
Entriamo nel merito. Francesco se ne è andato da un po’ di tempo e quindi vi chiedo perché il disco sia uscito solo ora. Da quello che so anche la gestazione è stata molto lunga per lui, all’epoca.
Paolo Sentinelli - Avoija, per scelta! (ride)
Appunto. E ho visto anche che intorno a quelli che comunque sono nati come provini, fatti nella bellissima cucina di casa di Francesco, a Zagarolo, tu, Paolo, hai fatto un grande lavoro nel sound. Ho detto intorno, ma sottolineo in entrata, in coda e dentro. È per questo che ci avete messo tanto a pubblicarlo?

(ridono entrambi per il lapsus)
Paolo Sentinelli - … volevo dire in bella copia… ci abbiamo messo tanto perché dopo la morte di Francesco non eravamo proprio in grado di fare nulla. Io ero disperato e Antonella ovviamente più di me. Qualcosa è cambiato nel mio equilibrio, figurati in quello di sua moglie. Io ho perso la persona con cui scrivevo, ho perso un amico con cui ogni settimana mi vedevo e condividevo la mia intimità. Le mie emozioni. Punto. Succede una cosa così e non ci ho pensato per niente a mettere le mani su quel materiale. Non avevo proprio la visione professionale per fare il disco. Avevo solo una visione di dolore e sconvolgimento. Come facevo a star lì a pensare: “Ora su questa voce ci metto questo riverbero, qui il pianoforte lo risuono in questo modo”? figurati: impensabile! Ecco, forse potevamo farlo uscire un poco prima, al quarto anno magari. Invece siamo arrivati fino ad oggi. Di certo nei primi tre anni c’è stato il silenzio assoluto. Altrimenti, credimi, eravamo in condizioni di uscire tre mesi dopo.
Maurizio Masi ha avuto un ruolo importante nella realizzazione, vero?
Paolo Sentinelli - Maurizio ha dettato il tempo, perché è molto più pragmatico di me e ha saputo proprio prendermi per mano da musicista; parliamo la stessa lingua, perché suoniamo insieme da una vita e ci conosciamo da trent’anni: è un amico pure lui. Abbiamo registrato nello studio di questa persona che trovo bravissima; si chiama Alex di Nunzio: ha capito quali fossero le mie esigenze artistiche, come volevo il suono, la mia sensibilità. Non sempre accade. Invece che bello quando va così! Sono felicissimo di come suona il disco.
Paolo Sentinelli - Assolutamente no. Abbiamo scritto tutto in cucina.
Antonella Caspoli - Erano le chiacchierate che si facevano tra loro: molte erano frasi che a Francesco venivano in mente così e Paolo è stato bravo a coglierle nel momento in cui le diceva e a scriverle su un foglietto, che poteva essere pure una bolletta da pagare. Usava qualsiasi cosa che gli capitasse sotto mano e prendeva appunti. In un secondo incontro le ripresentava a Francesco, che a quel punto ci lavorava sopra e le sviluppava. Si mettevano a tavolino e usciva la canzone.
Il bello di questi testi, a leggerli, ma soprattutto a sentirli suonati, è nel modo in cui lui gioca con le parole, con le frasi fatte, trasformandole, invertendole, creando assonanze, al cui senso si arriva intuitivamente, un po’ come con i rumori nei fumetti.
Antonella Caspoli - Verissimo: questo è il dono della lirica, della poesia di Francesco, che con una parola simbolo riusciva a far capire tutto.
Paolo Sentinelli - I testi sono tutti suoi. Io non ho messo mano in nessun modo. Quello che portavo casomai era questa inquietudine, questa malinconia che mi cammina a fianco da quando sono nato. Che mi dà fastidio. Avrei voluto fare il commesso, andarmene al centro commerciale, andare al mare, vedere la partita, invece ho questa “amica” che mi sta sempre vicina e con Francesco queste cose uscivano fuori. C’era uno scambio tra noi.
Antonella Caspoli - Io infatti lo dico sempre, che a Paolo gli è morto l’analista… (ridono)
Nella title-track Francesco spiega quale sia la parte mancante. Ma questa parte mancante era anche altro, non è vero?
Antonella Caspoli - Certo. La parte che mancava era anche il pezzo di percorso artistico, che è poi sfociato in questo disco.
Aveva pudore a tirarla fuori questa parte?
Antonella Caspoli - Ma no, per niente. Peraltro molte cose erano già state ascoltate e sentite. Per esempio “Emullà” fu scritta per i Têtes de Bois e Andrea Satta, quando fu fatto il loro concerto per la ferrovia dell’allume. Infatti “Emullà” è “Allume” scritto al contrario.
Paolo Sentinelli - E quando ho letto questo testo ho pensato che fosse una vera figata e gli ho chiesto di recitarmela. Naturalmente sempre in cucina. E poi a casa ci ho messo sotto quello che si sente.
Antonella Caspoli - Nel libretto del vinile è possibile leggere “A certe altezze”, che ha scritto per il Festival di Stradarolo, sempre su invito di Andrea Satta dei Têtes. L’idea era che Francesco salisse in mongolfiera e da là sopra descrivesse cosa vedeva.

Paolo Sentinelli - Tutto quello che scriveva era senza pudore e senza censura e col desiderio proprio di essere senza filtri. Francesco voleva essere libero. Libero di esprimersi e di farlo come e quando voleva. Forse l’unica volta in cui io ho lanciato un’idea è per “Lo stato delle cose”.
Antonella Caspoli - Lì lo hai sfidato!
Paolo Sentinelli - Sì. L’idea è nata partendo da un testo di Pasquale Panella per Battisti. Allora ho detto a Francesco: “Ce la fai a farmi un testo con solo verbi e avverbi?” Lui all’inizio ha protestato, ma ormai lo avevo sfidato e quindi lo ha fatto.
Antonella Caspoli - Si tratta di una canzone indirizzata a una classe politica, a una sorta di stanza del potere.
Paolo Sentinelli - Andava così: io mettevo melodie a queste parole e poi lui le metteva a posto quando gliele facevo sentire. La materia prima però erano queste frasi che gli uscivano quando parlava, una dietro l’altra. Tutto nasceva durante questi dialoghi intimi e poetici, in cui io prendevo appunti.
Antonella Caspoli - Per esempio “Insolito” è nata da una storia vera di una donna che si stava separando. Ma poi è diventata una storia universale, al punto che io non sono riuscita ad ascoltarla per tanto tempo.
Questo modo di scrivere era “congeniale” a Francesco, per usare la parola chiave della title-track. A voi cosa è congeniale?
Antonella Caspoli - Andare al mare mi è congeniale, andare a una mostra mi è congeniale, sentire una bella canzone mi è congeniale, ascoltare la musica che mi appartiene mi è congeniale, andare a teatro con le amiche mi è congeniale, viaggiare mi è congeniale.

Paolo Sentinelli - A me è congeniale il mare, ma da solo non basta: mi è congeniale quando sono in linea con il respiro e con la mente e con le persone che mi stanno intorno… perché se vai al mare con una persona che non è in linea non va bene. Mi è congeniale quando ho quella linea mentale di piacere con le persone che mi stanno intorno: ecco, quello mi è congeniale! E ovviamente non mi è congeniale tutto il resto: vivo di più nella non congenialità che nella congenialità.
Dall’elenco di Francesco nella canzone qualcosa magari manca. A lui cosa era congeniale e cosa no?
Antonella Caspoli - A sentirlo parlare sembrava non essergli congeniale il mondo per come è andato e andava, così lontano dalle sue aspettative di uomo libero, con dei sogni che dopo sembravano essere diventati utopia, pure se invece potevano essere a portata di mano.
Paolo Sentinelli -La canzone parte proprio da qui. Dalla mancanza di congenialità con quella zona calma…
Antonella Caspoli - Sì, con questo mondo di ignavi.
Paolo Sentinelli - “La parte mancante” è nata così: eravamo sulla porta di casa e lo stavo salutando. E mi dice: “Voijo scrive ‘na cosa sulla solitudine, però non nel senso che me manchi, ma una cosa tipo: scusa ero distratto guardavo il mare”. E poi ha cominciato a ripetere la frase più e più volte dandomi l’input per la linea melodica.
Antonella Caspoli - Quando ha scritto “La parte mancante” li ho lasciati alle tre di pomeriggio. Erano lì con questo “Scusa, ero distratto”; quando sono tornata, erano tutti contenti e mi hanno detto:

Questa immediatezza, questo uso intuitivo delle parole, questi giochi, secondo te hanno a che fare con la sua romanità, con la sua “inflessione” non solo linguistica?
Antonella Caspoli - Se ce la senti, allora sì. Lui era un intellettuale e sapeva esprimersi perfettamente, ma era anche un romano che parlava un dialetto antico, non volgare, diverso dallo slang contemporaneo. Nobile.
Paolo Sentinelli - Immediatezza che dipende secondo me anche da altro, da una cosa che mi ha insegnato e che mi ritrovo nello stile di vita. Lui diceva sempre di considerarsi un precario. Io anche ho imparato ad avere un approccio alla vita precario: questo messaggio che mi ha ripetuto per anni l’ho fatto mio.
Cosa succede ora? Quali sono le sensazioni dopo l’uscita?
Paolo Sentinelli - Quando è uscito il disco io ho sentito un grande affetto nei confronti di Francesco, da parte di tutti. In quindici giorni è sparito e non sai quante persone ci hanno scritto in privato per capire dove trovarlo. È stato emozionante. Mi sono reso conto di quanto fosse amato. Molti pensavano fosse la classica operazione da cassetto aperto per tirare fuori gli scarti e invece tutti sono rimasti entusiasti. Qui ci sono gli ultimi dieci anni della storia artistica di Francesco e le persone lo hanno capito.
Antonella Caspoli - Fino a che tutto questo è rimasto chiuso e non condiviso non era possibile andare oltre. Adesso che quelle parole non sono più solo mie e nostre, ma sono di tutti e per tutti, allora è possibile lasciare andare…
Francesco Di Giacomo – La parte mancante (Sprea/Aereostella, 2019)
