Ad un secolo dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale, l’Italia conserva indelebile il suo ricordo nella memoria collettiva, non solo per il grande prezzo che pagò in termini di vite umane con oltre settecentomila morti, ma anche per l’importante valore storico che ebbe questo conflitto. La Grande Guerra rappresentò uno snodo importante per le vicende nazionali, facendo da preludio all’avvento della dittatura fascista ma nel contempo segnò il passo nella trasformazione culturale del tessuto sociale. Sei milioni di uomini provenienti da tutte le regioni italiane risposero alla chiamata alle armi e si ritrovarono a combattere fianco a fianco nelle trincee, condividendo vita e morte, coraggio e paura, assalti e ritirate. Quell’esperienza contribuì ad azzerare le distanze tra nord e sud, si mescolarono dialetti, dialogarono culture e tradizioni popolari diverse, contribuendo a realizzare quella unità nazionale conquistata sessant’anni prima. Un elemento che contribuì a questo fenomeno di interscambio fu certamente il canto che, nelle trincee, alleviava le sofferenze dei soldati. Accanto, infatti, alla retorica degli inni patriottici, incoraggiati anche da Padre Agostino Gemelli in un saggio del 1917 sulla psicologia del soldato, presero vita centinaia di canti impastati nel piombo di pallottole e schegge, intrisi di nostalgia e speranza, di dolore e sofferenza, nei quali ancora oggi si percepisce il tuonare dei cannoni. Nel dopoguerra, la propaganda fascista fece leva proprio sul repertorio ufficiale per imporre una lettura di esaltazione nazionalistica al conflitto e, anche, dopo la sua caduta il corpus di canti nati nelle trincee rischiò di cadere nell'oblio. Solo negli anni Sessanta, l'opera di documentazione di Emilio Jona, fondatore del gruppo Cantacronache, aprì la strada alle successive ricerche di Franco Castelli e Alberto Lovatto disvelando quell'immenso repertorio di canti nati tra le fila dei soldati. Quello straordinario ed intensissimo lavoro è proseguito nel corso degli anni ed è ora cristallizzato nel pregevole volume "Al Rombo del Cannon. Grande Guerra e Canto popolare", edito da Neri Pozza Editore e che segue le precedenti pubblicazioni “Senti le rane che cantano, canzoni e vissuti popolari della risaia" e "Le ciminiere non fanno più fumo, canti e memorie degli operai torinesi". Si tratta di un'opera che colma un grande vuoto nella vasta e pur articolata bibliografia sulla Prima Guerra Mondiale, fornendo una ricostruzione sistematica dell'intero corpus di canti, attraverso una indagine a tutto campo che si dipana dalla storia all'antropologia per toccare la musica. In questo senso la consultazione di diversi archivi, il confronto comparatistico dei materiali, lo studio sulle fonti di tradizione orale e il contatto diretto con i reduci, ha consentito una analisi meticolosa dei canti in tutta la loro complessità e da punti di indagine differenti con il lavoro di Jona volto ad indagare i canti della Grande Guerra apparsi su pubblicazioni dell'epoca, diari e memorie, quello di Lovatto che si è soffermato sulle trasformazioni del canto narrativo durante il conflitto, mentre Castelli si è occupato dei moduli e delle strutture dei canti, del repertorio patriottico popolare e di quello dei canti contro la guerra. Composto da sette macrocapitoli per oltre ottocento pagine, il volume si apre con una introduzione dedicata al metodo di lavoro per, poi, condurci alla scoperta delle diverse forme di canto popolare durante la Grande Guerra. E' qui che risiede il cuore del libro con l'antologia dei testi corredati dalle trascrizioni musicali e dalle annotazioni di carattere storico. Si prosegue con i capitoli in cui vengono presi in esame il canto degli intellettuali, il rapporto con la propaganda nel quale trovano posto diversi saggi dell'epoca firmati, tra gli altri, da Stuparich, Mussolini, Lussu, Calamandrei e Gemelli. Completano il libro, il corposo apparato iconografico con cinquantaquattro immagini in bianco e nero, l'approfondimento su sette canti emblematici e nove canti di protesta, la guida all'ascolto e un'ampia bibliografia. A corredo dell'opera, vi sono due cd audio, contenenti centosessantuno brani frutto di una selezione tra le registrazioni sul campo compiute dagli autori con la collaborazione di Flavio Giacchero e che, nel loro insieme, consentono all'ascoltatore di scoprire dalla viva voce degli informatori canti come la Ninna Nanna della GUerra di Trilussa, le strofette di protesta contro Cadorna o ancora le diverse versioni di "Gorizia", ma non è tutto perché vengono disvelati anche gli appropriamenti dell'epoca fascista come nel caso dell'inno littorio "Giovinezza". Insomma, "Al Rombo del Cannon. Grande Guerra e Canto popolare” rappresenta un riferimento imprescindibile per lo studio dei canti del primo Conflitto Mondiale tanto sotto il profilo etnomusicologico, quanto da quello storico e sociologico.
Salvatore Esposito
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