A partire dalla prematura scomparsa di Fabrizio De André, di anno in anno, sono aumentate in modo esponenziale le pubblicazioni monografiche che analizzano la sua vita, i suoi dischi e i suoi concerti, il tutto di pari passo con la serie di operazioni discografiche postume. Si è andata componendo, così, una bibliografia molto ampia e in aumento soprattutto in concomitanza con particolari ricorrenze o anniversari. Spesso e volentieri, però, si ci imbatte in operazioni editoriali che nulla aggiungono a quanto è stato già scritto, tuttavia non mancano volumi di grande pregio frutto di una cura attenta e meticolosa. In vista del ventennale dalla morte del cantautore genovese che ricorre quest’anno, alla fine dello scorso anno hanno visto la luce due libri, idealmente complementare tra loro, che, a buon diritto, possono essere considerate tra le opere più interessanti e rappresentative dedicate a Fabrizio De André. Si tratta di “Amico Faber. Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi” del giornalista Enzo Gentile, pubblicato dalla Hoepli per la collana “Storia della canzone italiana. I Protagonisti”, diretta da Ezio Guaitamacchi, e di quel gioiello che è “Fabrizio De André. Sguardi randagi” del fotografo Guido Harari, edito da Rizzoli con la prefazione di Cristiano De André e la postfazione di Dori Ghezzi. Il libro firmato da Enzo Gentile offre uno sguardo sulla vita del cantautore genovese dalla prospettiva di centotrenta, tra “amici e colleghi” tra coloro che lo hanno conosciuto, frequentato e condiviso con lui parte della loro vita. Nell’arco delle oltre duecentocinquanta pagine, aperte dalla prefazione di Wim Wenders e chiude da un contributo di Morgan, si susseguono ricordi, canzoni, canzoni, tour ed aneddoti di vita quotidiana con luci ed ombre, senza mai cadere nella celebrazione insulsa o edulcorata ma piuttosto facendo emergere l’uomo con i suoi difetti, i suoi pregi, le sue doti e il suo amore per la conoscenza. Non mancano le interviste con lo stesso Fabrizio De André, una firmata da Enzo Gentile e l’altra del 1967 a cura di Berto Giorgieri, gli interventi di Enrico De Angelis, Fernanda Pivano, Stefano Benni, Michele Sera e Nicola Piovani, ma soprattutto diversi box di approfondimento.
Nel suo insieme, il volume ci regala una biografia corale in cui si passa attraverso tutte le fasi della vita di Fabrizio De André fino a comporre un affresco straordinario nel quale trovano perfetta collocazione le immagini che arricchiscono ogni pagina. Le fotografie, come detto, sono protagoniste di “Sguardi Randagi” di Guido Harari il cui obiettivo ha catturato molto spesso Fabrizio De André, fino a diventare il suo fotografo preferito, pur non amando essere fotografato. Il volume raccoglie oltre trecento fotografie tra colore e bianco e nero, realizzate nell’arco di un ventennio e che ci svelano i tratti più intimi del cantautore genovese. Harari è riuscito, come pochi, a cogliere la profondità dello sguardo, l’ispirazione, la creatività ma soprattutto l’umanità di Fabrizio, assecondando con naturalezza il suo modo di essere. Quello che si può sfogliare è, così, un libro che esce dai normali sentieri della celebrazione per entrare nel privato dell’artista come nel caso della bella immagine di Dori Ghezzi mentre è intenta a tagliargli i capelli, o l’abbraccio con Nanda Pivano nei camerini del Teatro Smeraldo di Milano, o ancora immagini on i figli Cristiano e Luvi e scatti durante le prove, durante i momenti di lavoro e soprattutto il tour con la PFM. Ad accompagnare le foto di Harari sono ricordi, aneddoti e le parole dello stesso De André. Insomma, siamo di fronte a due libri da avere per il loro pregio intrinseco e per la loro unicità concettuale.
Salvatore Esposito
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