The Culture of Sound towards a new humanism

Suoni cosmici e suono universale 
Il suono è insito nel nostro “Dna”. È seme polimorfico della vita, capace di evolversi e rinnovarsi secondo infinita creatività. È cosmico, atavico. Non conosce distinzione rispetto al rumore. È suono interiore, spirituale, sacrale ed emotivo, capace di connetterci con le più alte sfere della speculazione teorica, filosofica, religiosa e matematica. È simbolo usato per spiegare e mitizzare. Per avvicinarsi al suono servono umiltà e disposizione all’accettazione disinteressata della bellezza naturale. Bisogna saper rispolverare capacità pre-logiche, accogliere e comprendere le sfumature infinite che caratterizzano le scenografie del sonorama, non la loro teorica concettualizzazione o categorizzazione. L’ascolto passa attraverso il “silenzio interiore”, che è già suono, musica, predisposizione alla conoscenza. Un ascolto che non conosce limiti, capace di cogliere il “rythmos” degli ambienti. Nei percorsi di “poesia” sonora, la mente deve essere pronta a viaggiare, sentirsi liberamente nomade, smarrendosi e ritrovandosi, sognando, lasciandosi trasportare verso mete inaspettate. L’alchimia del suono non conosce barriere, è abissale come la profondità dei mari, è siderale come la vastità dell’universo. Da diversi decenni, la radio-astronomia ci ha consentito di conoscere i suoni emessi dagli astri, ognuno diverso dall’altro, tutti facenti parte di un sistema interconnesso. Ascoltandolo con rigore e sapienza, alcuni scienziati hanno potuto approssimativamente ipotizzare la data del “Big bang”, “principium soni”, avvenuto circa quindici miliardi di anni fa. Sono numeri stratosferici per la mente umana (non per le macchine computazionali), che ci rimandano ai primordi della vita, ricordandoci il potere vibrazionale di “bios” e materia. Vi è chi ha imparato a sintetizzare spiritualmente tale complessità nei suoni dell’ “AUM”, onnicomprensivo delle dualità dicotomiche vitali. “A” rappresenta la massima apertura vocale, “U” la chiusura, “M” la finale riverberazione cerebrale e corporale. Sono suoni che comprendono simbolicamente l’ “alfa” e l’ “omega” della vita.  

Il linguaggio dei numeri 
Le conquiste conoscitive hanno contribuito a far vacillare costrutti teorici che pensavamo solidi e consolidati. Le nozioni di spazio e tempo sono categorie che reggono ormai solo in determinati contesti. Tuttavia, da alcuni millenni il numero continua a essere il mezzo privilegiato per interpretare in modo rassicurante la complessità di quanto ci circonda. Pensiamo al corpo umano composto da miliardi di cellule, il cui potenziale (ancora inespresso) comporta dei limiti nell’area uditiva, orientativamente compresa tra i 16-16/20.000 Hertz. Attraverso alcuni artifizi, l’orecchio può essere “ingannato” e percepire oltre queste soglie come, ad esempio, con le frequenze “binaurali”. I numeri delle vibrazioni possono essere usati riguardo agli stati d’animo e agli stati di coscienza. Da diverso tempo, si studia intorno alle frequenze denominate “Delta, Alpha, Theta, Beta, Gamma”. Rappresentano il “range” entro cui possiamo sperimentare la “petite mort” (ristoratore sonno profondo) o i più elevati stati di ansia e di stress. Il linguaggio matematico è stato utilizzato per comprendere la vastità del suono e delle sue armoniche, sia in Occidente sia in Oriente. Diversi i percorsi seguiti. Con i numeri e le riflessioni teoriche si sono costruiti gradualmente i sistemi musicali. Le intuizioni logiche di alcuni sono divenute norma e hanno condizionato lo sviluppo del suono nelle società stanziali. In nome del “λόγος (lògos)”, abbiamo così gradualmente dimenticato la dimensione pre-logica che ci appartiene, che affonda nelle parti più recondite del nostro essere, in aree che siamo soliti chiamare filosoficamente anima, cuore, spirito, inconscio, dove i segni sonori mnestici sono impressi da generazioni e, ogni tanto, riusciamo a farli riaffiorare. Il suono è parte di noi, è innato e ha condizionato (in vario modo) tutte le culture del mondo.

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